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LE VIE DEI FESTIVAL 2012 XIX edizione
10 novembre h 21

11 novembre h 19

Monstera

ELETTRA
biografia di una persona comune

drammaturgia Nicola Russo, Sara Borsarelli
regia Nicola Russo
con Laura Mazzi, Nicola Russo
e con la partecipazione straordinaria di Elettra Romani
video, scene e costumi Giovanni De Francesco
luci Cristian Zucaro

ELETTRA


“Voi mi avete fatto liberare, perché è uscito tutto. I fantasmi che stanno negli armadi, che vengono fuori quando dormo, quando non dormo. Almeno l’ho detto, a qualcuno che forse ci ha creduto… e tanti possono di’: ma tu sei un’attrice e quindi stai a recita’!”

Oggi Elettra Romani,  ex ballerina, soubrette e attrice di avanspettacolo, ha 85 anni. Intervistata da Nicola Russo, racconta per la prima volta a qualcuno la sua storia: la solitudine e i soprusi subiti nell’infanzia, il sogno potente del teatro nato dal caso, la vicenda mai risolta con la figlia che per legge dovette abbandonare, le difficoltà materiali affrontate, i momenti di smarrimento e la depressione che l’ha tanto spesso accompagnata. Nonostante tutte le ombre e i fantasmi di un’esistenza segnata sin dall’origine da un costante contatto con la morte - la madre muore nel darla alla luce - nonostante le delusioni e gli errori, il racconto sincero di Elettra, quasi una confessione, è il riscatto della vita di una persona speciale e comune al tempo stesso.

Così Nicola Russo, racconta la genesi dello spettacolo: “Conosco Elettra Romani, da molti anni. Forse una delle prime “esperienze” teatrali della mia vita è stato spiare lei e suo marito Alfonso Tomas truccarsi e provare delle scene dal loro repertorio. Ad incantarmi era il rituale e la serietà con la quale Elettra e Alfonso si preparavano per fare il proprio mestiere. Provavano in una stanza sotto la casa e io li spiavo rannicchiato sull’ultimo gradino di una scala a chiocciola, cercando di non farmi vedere. Credo che questa immagine racconti meglio di tante parole lo spirito con cui, dopo tanti anni, mi sono avvicinato alla vita di Elettra Romani. Elettra ha attraversato gran parte del secolo scorso facendo, con forme diverse, il nostro stesso mestiere, ottenendo alcuni momenti di popolarità, ma senza avere quel successo che avrebbe meritato. Mi sono accorto che occuparmi della sua storia era un modo per occuparmi della nostra, che raccontare la sua biografia era un modo per dire qualcosa di noi, e che su quel ponte che avevo creato tra il nostro presente di teatro “serio” e il suo passato di teatro “leggero” potevamo permetterci di fare nostra la sua storia al punto da raccontarla in prima persona”.

 

Elettra Romani nasce a Paliano, provincia di Frosinone, nel 1927. Rimane orfana di madre a soli quattro giorni. Mal tollerata dalla seconda moglie del padre, viene mandata a Roma, presso una zia che non esita a utilizzarla, ancora bambina, come donna di servizio. Tornata a casa del padre, deciderà a soli 17 anni  e con appena mille lire in tasca, di andarsene per sempre. E’ il 1942. Elettra abita in una pensione al centro di Roma e si guadagna da vivere come può con mille lavoretti. E’ molto bella e viene notata da un maestro di pianoforte, che la invita a partecipare ai provini per diventare ballerina di avanspettacolo. Nel 1947, a Napoli, Elettra partorisce una bambina, nata dalla relazione con il primo ballerino già sposato. La mancanza dei propri documenti di nascita le impedisce, in base alle leggi dell’epoca, di riconoscere la figlia, che sarà poi costretta ad abbandonare. Ne perderà ogni traccia per molti anni. Tornata sulle scene Elettra si afferma come subrettina prima e come attrice poi. Sono gli anni 50 ed Elettra lavora in importanti compagnie di avanspettacolo che girano tutta l’Italia. Vince per due volte la medaglia della rivista Mascotte come migliore attrice di avanspettacolo, ma il suo sogno è diventare un giorno un’attrice “vera”, per il teatro di prosa. Nel ‘58 conosce Alfonso Tomas, straordinario caratterista e poi capo comico di molte compagnie di giro, col quale condividerà per 46 anni lavoro e vita. Riuscirà a rintracciare la figlia, ma non a sanare la ferita dell’abbandono, vivendo quindi con  lei un rapporto sempre contrastato, segnato dai sensi di colpa e dalle incomprensioni. La sua carriera declina, seguendo la curva dell’avanspettacolo, genere destinato a scomparire. Negli anni ‘70, insieme al marito, si reinventano nel duo Tomas, un duo comico che si esibisce nelle prime discoteche, nei night e nelle feste di piazza. Elettra riprende a girare tutta l’Italia, affrontando le difficoltà con l’amore e l’orgoglio del proprio lavoro, con la dignità di una lavoratrice dello spettacolo e con il sogno mai sopito del teatro. Elettra non raggiungerà mai il vero successo, nonostante il suo talento di attrice drammatica, e continuerà a recitare come spalla comica del marito, sacrificando per amore la sua vera vocazione.

 

Ufficio stampa Simona Carlucci
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Associazione Cadmo
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