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venerdì 1 novembre ore 21.00
LE VIE DEI FESTIVAL 2013
in collaborazione con il Teatro Vascello
presenta
Marina Commedia Società Teatrale
MALACRESCITA
tratto dalla tragedia La Madre: 'i figlie so' piezze 'i sfaccimma
testi e regia Mimmo Borrelli
con Mimmo Borrelli e Antonio Della Ragione
musiche Antonio della Ragione
oggetti di scena elementi e spazio scenico Luigi Ferrigno
disegno luci Gennaro Di Colandrea
La storia è quella di tale Maria Sibilla Ascione: ignara e innocente bambina, nel nome già destinata ad una condizione di metà Vergine innocente, metà Maga, strega furente. La bambina viene segnata dalle barbarie maschili fin dall'età di sette anni, quando il padre stesso per ignoranza e vuoi anche ingenuità, nella corsa frenetica all'arricchimento col raccolto, inizia a "pompare" i propri pomodori con degli estrogeni formidabili che ne accelerano la crescita in pochi giorni. Costui però, ignaro degli effetti collaterali che questi possono avere su di una creatura di pochi anni e nel pieno dello sviluppo, ne fa mangiare tanti alla piccola Maria Sibilla, in miriadi di salse. In tal modo la poverina ne acquisisce rapidamente le stesse sintomatiche accelerazioni della crescita, che le determinano un afflusso di mestruo precoce. Innocenza segnata nella vendetta. Vendetta segnata dal sangue, tra pareti esterne delle cave oscure dell'utero femminile, fin dall'infanzia.
La nostra bambina cresce diventando una bellissima, intelligente, arguta adolescente, affascinata dal luccichio impolverato della curiosità libresca. Ma è a questo punto che arriva l'Anticristo, il Giasone risorto dai libri di scuola, tale Francesco Schiavone detto Santokanne: intraprendente bulletto di periferia determinato e disposto a tutto, per favorire la sua ascesa al potere, tra le fila delle cosche camorristiche. Di costui Maria s'innamora perdutamente e per lui compie ogni misfatto, distruggendo la sua famiglia e facendo dei suoi figli - due gemelli avuti da lui - due dementi condannati alla solitudine.
Nello spettacolo si immagina che tutti i protagonisti della vicenda siano ormai defunti e che gli unici sopravvissuti agonisti giullari, diseredati, miserabili, siano proprio i due figli, i due dementi. Essi rivivono i fatti tra versi, rantolii, filastrocche, ricordi, rievocando le pulsioni, gli umori, i suoni, le urla, i mormorii della loro aguzzina. Cani abbandonati alla catena dei ricordi, rinchiusi tra le pareti di un utero irrorato di solitudine, dove l'unico gioco rimane quello dei rimandi tra gli spasmi della loro degenerata fantasia, tra le folli trame insanguinate di questa tragedia, sul precipizio di un improvvisato altare tombale di bottiglie di pomodori e vino eretto in nome della loro mamma: " 'u cunto" stesso, la placenta, l'origine della loro "malacrescita".
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