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SX




sabato 9 novembre ore 18,30
INGRESSO LIBERO

LE VIE DEI FESTIVAL 2013
in collaborazione con il Teatro Vascello
presenta

Teatro Vascello - Sala Studio

9 novembre 1993
ricordo di Antonio Neiwiller a vent'anni dalla morte

proiezione de
L'altro sguardo regia Rossella Ragazzi
e scene da
Morte di un matematico napoletano regia Mario Martone
Caro diario regia Nanni Moretti

Antonio Neiwiller moriva a Roma il 9 novembre 1993, a soli quarantacinque anni. Autore, artista visivo, attore e regista, napoletano di nascita e di formazione culturale cosmopolita, nel solco delle avanguardie storiche e delle esperienze teatrali dell'Est europeo. Del suo magistero creativo, sempre più scoperto e apprezzato durante gli ultimi venti anni, restano i preziosi scritti, la memoria viva di quanti lo conobbero e lavorarono con lui e tre soli esempi, di cui due postumi, del suo peculiare lavoro di attore al cinema. Il sacerdote assistente di Renato Caccioppoli in Morte di un matematico napoletano di Mario Martone, premiato a Venezia nel 1992, il visionario sindaco di Stromboli in Caro Diario di Nanni Moretti premiato a Cannes nel 1994 e soprattutto Il monologo de L'altro sguardo, mediometraggio di Rossella Ragazzi, presentato a Venezia nel 1996, testimonianza filmata dell'ultimo spettacolo di Neiwiller e suo autentico testamento poetico. 

Per un teatro clandestino
dedicato a Tadeusz Kantor

E' tempo di mettersi in ascolto.
E' tempo di fare silenzio dentro di sé
E' tempo di essere mobili e leggeri,
di alleggerirsi per mettersi in cammino.
E' tempo di convivere con le macerie e
l'orrore, per trovare un senso.
Tra non molto, anche i mediocri lo diranno.
Ma io parlo di strade più impervie,
di impegni più rischiosi,
di atti meditati in solitudine.
L'unica morale possibile
è quella che puoi trovare, giorno per giorno,
nel tuo luogo aperto-appartato.
Che senso ha se tu solo ti salvi.
Bisogna poter contemplare,
ma essere anche in viaggio.
Bisogna essere attenti,
mobili,
spregiudicati e ispirati.
Un nomadismo,
una condizione,
un'avventura,
un processo di liberazione,
una fatica,
un dolore,
per comunicare tra le macerie.
Bisogna usare tutti i mezzi disponibili,
per trovare la morale profonda
della propria arte.
   
Luoghi visibili
e luoghi invisibili,
luoghi reali
e luoghi immaginari
popoleranno il nostro cammino.
Ma la merce è merce,
e la sua legge sarà
sempre pronta a cancellare
il lavoro di
chi ha trovato radici e
guarda lontano.
Il passato e il futuro
non esistono nell'eterno presente
del consumo.
Questo è uno degli orrori,
con il quale da tempo conviviamo
e al quale non abbiamo ancora
dato una risposta adeguata.
Bisogna liberarsi dall'oppressione
e riconciliarsi con il mistero.
Due sono le strade da percorrere,
due sono le forze da far coesistere.
La politica da sola è cieca.
Il mistero, che è muto,
da solo diventa sordo.
Un'arte clandestina
per mantenersi aperti,
essere in viaggio ma
lasciare tracce,
edificare luoghi,
unirsi a viaggiatori inquieti.
E se a qualcuno verrà in mente,
un giorno, di fare la mappa
di questo itinerario,
di ripercorrere i luoghi,
di esaminare le tracce,
mi auguro che sarà solo
per trovare un nuovo inizio.
E' tempo che esca dal tempo astratto
del mercato, per ricostruire il tempo umano dell'espressione necessaria.
Bisogna inventare.
Una stalla può diventare
un tempio e
restare magnificamente una stalla.
Ne' un Dio
ne' un'idea,
potranno salvarci
ma solo una relazione vitale.
Ci vuole
un altro sguardo
per dare senso a ciò
che barbaramente muore ogni giorno
omologandosi.
E' come dice un maestro:
"tutto ricordare e tutto dimenticare".

Antonio Neiwiller
(maggio 1993)