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sabato 2 novembre ore 21.00
LE VIE DEI FESTIVAL 2013
in collaborazione con il Teatro Vascello
presenta
Compagnia Lombardi Tiezzi
Tre Lai
Cleopatràs, Erodiàs, Mater Strangosciàs
di Giovanni Testori
un recital di Sandro Lombardi
Dopo aver presentato al pubblico i Tre Lai attraverso due spettacoli memorabili (Cleopatràs nel 1996 e Erodiàs - Mater strangosciàs nel 1998, ripresi il primo al Teatro Valle per Le Vie dei Festival e il secondo, sempre per la stessa manifestazione, al Teatro Quirino), Sandro Lombardi torna a interpretare, nella nudità della scena, questi lamenti di solitudine, estremo capolavoro dello scrittore di Novate che, sulla soglia della morte, aveva mascherato dietro le sagome di tre eroine dell'antichità il suo canto alla vita. Un canto talmente autobiografico da giustificare la scelta di farlo interpretare a un uomo; un canto d'amore verso la vita cui Lombardi ha risposto con totale adesione d'attore, offrendo una delle sue prove più alte. Niente travestimenti, dunque, e niente orpelli : solo un corpo, una voce, e la verità dei sentimenti.
Al centro di questa "strampalata opera" non è la morte a porsi come tema principale, bensì l'amore. I Tre lai sono anche tre canti d'amore: struggenti, appassionati e disperati. Raccontano tre diversi aspetti dell'amore: quello ricambiato, goduto e assaporato in tutte le sue delizie, in Cleopatràs; quello del desiderio insoddisfatto, inappagato e dolorosamente frustrato, in Erodiàs; e quello infine che si consuma nel dono di sé, nell'incondizionato darsi senza niente chiedere in cambio, in Mater strangosciàs.
Fortissimo è l'elemento autobiografico per cui il nucleo centrale del monologo diventa un percorso nel tempo e nello spazio, dove attraverso una serie di tappe nei luoghi dell'infanzia lungo "la slargata a due corsie mo' 'desso provenzale, quella che va de Com a Lec e vicinversa" (Erba, Proserpio, il lago del Segrino, Asso, Canzo, Lasnigo, Conca di Crezzo, il Ghisallo...), si compie un viaggio nella memoria alla ricerca di un tempo perduto. Ecco allora rievocate le feste di Natale, col panettone e i torroni sull'albero; ecco i bagni al lago, dove la regina guarda ammirata Antonio fare il surf; ecco la filanda dei genitori; ecco il ricordo dell'odore di sperma ("quel misto de latte, ciaro d'ovi, quel misto de bumbùn e de bambù"); ecco le bestie, i fiori e i frutti della terra; ecco le canzoni, le arie d'opera, i monti, i tramonti e i cirri celestrini...
Dopo Cleopatra è la volta di Erodiade: l'antica concubina d'Erode inizia il suo lamento rimproverando al Battista la sua bellezza, e rievocando di lui ogni attrattiva, muscoli e randello compresi. Maria di Nazareth, invece, si presenta infine su una sedia da cucina, dichiarando la sua umiltà, pregando il figlio Gesù di rivolgere uno sguardo di pietà verso le due dame che l'hanno preceduta sulla scena e scusandosi d'essere "del recitar poco praticata".
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