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TEATRO VCASCELLO
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SX




15 febbraio ore 20,00

Teatri Uniti, Teatro Festival Italia, O.T.C. SempreApertoTeatro Garibaldi, Dogma Televisivo
in collaborazione con Institut Ramon Llull, Obrador/sala Beckett, Nessuno Tv e DAMSUniversità della Calabria/ArtiMeridianeLab

CHIÒVE
di Pau Mirò

traduzione e regia Enrico Ianniello
spazio e regia Francesco Saponaro
con Chiara Baffi, Enrico Ianniello, Giovanni Ludeno
scene Roberto Crea
costumi Roberta Nicodemo
luci Lucio Sabatino
suono Daghi Rondanini
foto di scena Fabio Esposito
Premio "spettacolo rivelazione 2008" dell'Associazione Nazionale Critici teatrali
Premio Olimpico 2009 – miglior spettacolo di innovazione
Premio UBU a Chiara Baffi - miglior attrice under 30 - 2009
Premio "Eleonora Duse" a Chiara Baffi - miglior attrice rivelazione - 2009


Piove a Barcellona, scritto dal giovane autore-rivelazione catalano Pau Mirò, racconta - nella cornice squallida e angusta di un condominio del Raval, a un passo dalle Ramblas piene di turisti– un triangolo amoroso tra una giovane prostituta, il suo fidanzato-pappone e un cliente molto speciale di professione libraio. La traduzione in napoletano di Enrico Ianniello sposta l'intreccio di passioni dei tre protagonisti in un interno iperrealista: un piccolo appartamento situato all'ultimo
piano di uno stabile fatiscente dei Quartieri Spagnoli, tra libri, cocaina e Baci Perugina.
Piove a Barcellona diventa Chiòve; adotta il napoletano come lingua di vita, con il suo bagaglio gergale istintivo e verace, per esaltare i caratteri di questi personaggi e le loro intime relazioni. La vita di Lali e di Carlo è solo sfiorata dalla civilizzazione di cui raccolgono le scorie, i modelli esterni e deteriori: dal cibo spazzatura dei fast-foods, alla droga, alla musica da bancarella. Le brame d'amore, i sogni di rivalsa sociale di Lali (Chiara Baffi) e la sua massima ambizione – sembrare normale – consumati dalla logorante convivenza con Carlo (Giovanni Ludeno), si ravvivano durante gli incontri mercenari con Davide (Enrico Ianniello). Ma la cultura e i libri, i versi dei poeti, gli aforismi dei filosofi, i quadri dei grandi musei, restano solo un tranello se tutto si risolve nella lettura di un involucro di cioccolatino, nella poesia morta ed epigrafica dei Baci Perugina. Al di là del successo internazionale e dei numerosi riconoscimenti che lo spettacolo ha avuto, ciò che mi sembra importante è l'attualità di Chiòve che ne ha fatto un 'piccolo caso'. Il valore di questa longevità segna una controtendenza rispetto alla 'moda degli eventi' come operazioni episodiche e isolate. È il segno che anche il teatro d'arte e il lavoro sulla drammaturgia contemporanea possono sviluppare un "repertorio". Credo che Chiòve sia uno degli spettacoli più profondamente politici che ho messo in scena. Nel testo c'è una domanda emblematica che Lali, la protagonista, pone al suo fidanzato-pappone… - "Carlo, sembro normale?" - è una frase che fa sorridere per come abbiamo deciso di recitarla, ma in realtà, il suo significato è assolutamente drammatico… la dice lunga sul
bisogno di sentirsi normali, integrati, di avere delle garanzie minime di sopravvivenza al di là delle fratture classiste e dei privilegi. La parola normalità in Italia (e a Napoli…) fa sempre molta paura. Come se mancasse l'ambizione e il coraggio di essere normali e costruire un livello di civiltà quotidiana.

Francesco Saponaro