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25 settembre 2016 h 19,00 | LE VIE DEI FESTIVAL

GALOIS

di Paolo Giordano
interpretazione e regia Fabrizio Falco con la partecipazione di Francesco Marino
scene Eleonora Rossi, costumi Gianluca Sbicca, luci Daniele Ciprì
musiche Angelo Vitaliano, aiuto regia Maurizio Spicuzza
produzione Teatro Stabile di Torino Teatro Nazionale
in collaborazione con Minimo Comune Teatro e Officina Einaudi

durata 60'
numero limitato di posti, si consiglia la prenotazione

Lo scrittore Paolo Giordano, Premio Strega per La solitudine dei numeri primi, celebra la figura di Galois mescolando realtà e leggenda, e consegnandoci, attraverso la forma di una lettera, un monologo-confessione di grande intensità. Ne viene fuori il ritratto di un meraviglioso personaggio dai tratti irruenti e passionali: la matematica, la militanza politica, le delusioni, le amicizie e gli amori. Morirà, infatti, in duello la notte dopo aver messo su carta il nucleo di quella che divenne la sua omonima teoria matematica.
Raccontare Galois oggi non è solo rivivere la storia di un matematico, è anche conoscere un intellettuale che viveva nel suo tempo e cercava di cambiarlo. A dargli corpo e voce il talentuoso Fabrizio Falco, apprezzato sul grande schermo - all'ultima Mostra del Cinema di Venezia è il protagonista del film di Irene Dionisio, Le ultime cose nella Settimana internazionale della Critica - ma che ha al suo attivo anche una lunga e significativa militanza teatrale.

Èvariste Galois (1811–1832) è una figura romantica e tragica al tempo stesso, che ricorda il temperamento di un poeta piuttosto che quello di un uomo di scienza. Il suo lavoro ha posto le basi per la teoria che porta il suo nome, la teoria di Galois appunto, un'importante branca dell'algebra astratta. Galois era un fervente repubblicano, ed è famoso un suo brindisi al Re con in mano un coltello: proprio questo brindisi lo portò in prigione e solo grazie a degli amici che testimoniarono a suo favore riuscì ad essere scarcerato. Pochi mesi dopo l'episodio del coltello, il giovane morì durante un duello, combattuto per salvare l'onore di una donna, con un colpo di pistola sparato da venticinque passi di distanza da quello che, se non un amico, era certamente stato un compagno di battaglie politiche. Durante la sua ultima notte di vita, certo che la fine stesse per giungere, si gettò a capofitto sui propri appunti per rimetterli a posto e scrisse una lettera all'amico Auguste Chevalier (anch'egli matematico).

 

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