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2 ottobre 2016 h 15.00 | LE VIE DEI FESTIVAL

QUELLA NOTTE CHE LA NOTTE NON VENNE

drammaturgia Emanuele Di Giacomo
con Ottavia Leoni e Chiara Lombardo
disegni e scenografia Schegge di Cotone, costumi Eva Seeber
una produzione Associazione Ersilio M., Teatro Il Moderno di Agliana, Schegge di Cotone
prima nazionale

durata 55'

Quella notte che la notte non venne è la storia di un adolescente di nome Margherita. La sua vita procede a gonfie vele fino a quando non si accorge lentamente che intorno a lei accadono dei fatti strani. Di notte, quando nessuno se ne accorge, le cose scompaiono, ma insieme agli oggetti spariscono anche i loro nomi e i ricordi associati ad essi.
Una mattina Margherita si sveglia nella sua cameretta: sente che manca qualcosa, ma non ricorda cosa; nella cameretta trova anche un album pieno di strani disegni, sui quali è scritta una parola con una grafia tremolante: Viola. Lei non sa cosa significhi o chi l'abbia scritta, ma intuisce che qualcosa non va. Viola è un nome? È qualcosa che lei deve fare? Che cosa è accaduto durante la notte? Continua ad avere la sensazione che qualcosa le sfugga e, se non si concentra, la perderà per sempre.
Decide così di non volersi più addormentare e la notte successiva, mentre combatte contro il sonno, succede l'inaspettato. I disegni prendono vita e Margherita si trova catapultata in un carosello di mondi immaginari, popolati da personaggi surreali: una strega, una terribile maestra d'asilo, una bambola smemorata e una bambina antipatica che però le somiglia molto. Ognuno parla una propria lingua particolare in cui le normali regole grammaticali sono capovolte o disattese: qualcuno sembra aver dimenticato l'esistenza di alcune lettere dell'alfabeto, altri utilizzano onomatopee e parole macedonia mescolate in discorsi nonsense che pure in qualche modo risultano comprensibili. Ogni mondo è un viaggio in una delle infinite possibilità della lingua: acrostici, tautogrammi, grammelot, rumori e musica. Margherita deve affrontarli e decifrarli, per capire qual è il legame profondo che lega i disegni a questi universi paralleli. Ce la farà ad arrivare alla fine del viaggio e capire perché le cose sono scomparse? Saprà riportarle indietro? Ma soprattutto riuscirà a scoprire chi le ha lasciato questi disegni come piccoli pezzi di mollica abbandonati dietro di sé?

Questo spettacolo nasce dall'idea che non esistono cose che non hanno un nome. Da sempre l'uomo ha provato a raccontare se stesso e per farlo ha arricchito il suo bagaglio di parole per poter ampliare le possibilità della descrizione. Tuttavia ribaltando la prospettiva: quando perdiamo un nome, quando dimentichiamo un pezzo della nostra lingua, insieme a una parte della sua complessità perdiamo anche una parte della complessità del nostro mondo. Una lingua piatta, povera, è anche lo specchio di un mondo misero, uniforme e banale. Insieme alle parole cominciamo a perdere l'attenzione per una realtà ricca di mille sfumature: tutto inizia ad assomigliarsi, tutto diventa pian piano uguale per poter essere descritto con le solite duecento parole. Ecco che allora prendersi cura della nostra lingua diventa un modo per resistere alla banalità. A nostro avviso è il primo passo per cominciare a immaginare un mondo più bello. 
Emanuele Di Giacomo, Ottavia Leoni

 

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