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29 settembre h 19.00 | LE VIE DEI FESTIVAL

TERRA MATTA

di Vincenzo Rabito
reading di Rosario Lisma
alla chitarra Gipo Gurrado
produzione Jacovacci e Busacca
in collaborazione con Le vie dei Festival
prima nazionale

durata 50'
 


Terramatta è l'autobiografia postuma del contadino semianalfabeta Vincenzo Rabito, pubblicata da Einaudi nel 2007. Imprevedibile, umanissimo e strepitosamente vitale, Terramatta ci racconta le peripezie, le furbizie e gli esasperati sotterfugi di chi ha dovuto lottare tutta la vita per affrancarsi dalla miseria.  "Se all'uomo di questa vita non ci incontra avventure, non ave niente da arraccontare", e di "avventure" Rabito ne ha raccolte per una vita intera, iniziata nel 1899 a Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa e proseguita in giro per l'Italia, fino alla morte nel 1981. Una vita che attraversa due guerre, il fascismo, l'emigrazione e la vita quotidiana in Sicilia, tra brigantaggio, contrabbando e povertà endemica. Tutto il Novecento in una storia cinica, poetica e tragicomica venuta alla luce grazie al figlio Giovanni - che spedisce una riduzione della biografia all'archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano (che raccoglie migliaia di diari privati) - e alla giuria che, nel 2000 gli assegna il massimo riconoscimento.
Il reading è tratto dalla riduzione dello stesso Rosario Lisma, che interpreta anche alcune antiche canzoni popolari siciliane, rese celebri da Rosa Balistreri, cantautrice e memoria storica isolana del '900 ed è accompagnato alla chitarra dal giovane cantautore Gipo Gurrado, che esegue anche suoi brani originali.
Dal libro è nato il documentario di Costanza Quatriglio, Terramatta – Il Novecento italiano di Vincenzo Rabito analfabeta siciliano, vincitore nel 2013 del Nastro d'argento come miglior documentario.

 

Dal sito www.einaudi.it
Un'esistenza guerreggiata. Passata attraverso le trincee della Prima guerra mondiale, le bombe della Seconda, il «rofianiccio» del Ventennio, il flagello di una suocera terribile, la fame atavica del Sud contadino, l'improvviso benessere della «bella ebica» del boom economico, e infine una privatissima ed estrema battaglia per consegnare ai posteri quest'autobiografia. Con la sua lingua inventata giorno per giorno e il suo tragicomico, inarrestabile passo narrativo, Terra matta ci parla del carattere stesso del nostro Paese, stagliandosi, pagina dopo pagina, come una straordinaria epopea dei diseredati. Un bracciante siciliano si è chiuso a chiave nella sua stanza e ogni giorno, dal 1968 al 1975, senza dare spiegazioni a nessuno, ingaggiando una lotta contro il proprio semi-analfabetismo, ha digitato su una vecchia Olivetti la sua autobiografia. Ha scritto, una dopo l'altra, 1027 pagine a interlinea zero, senza lasciare un centimetro di margine superiore né inferiore né laterale, nel tentativo di raccontare tutta la sua «maletratata e molto travagliata e molto desprezata» vita.
Ne è venuta fuori un'opera monumentale, forse la più straordinaria tra le scritture popolari mai apparse in Italia, sia per la forza espressiva di questa lingua mescidata di italiano e siciliano, sia per il talento narrativo con cui Rabito è riuscito a restituire da una prospettiva assolutamente inedita più di mezzo secolo di storia d'Italia.

 

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