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8 settembre 2017 h 21.00
LA FISARMONICA VERDE
di e con Andrea Satta
e con Ulderico Pesce
al pianoforte Angelo Pelini
regia di Ulderico Pesce
in collaborazione con il Circolo Gianni Bosio
Una produzione Centro mediterraneo delle arti e Sardegna Teatro
La fisarmonica verde è il racconto di Gavino Esse, un reduce del campo di concentramento tedesco di Lengenfeld, la cui storia è narrata attraverso gli occhi del figlio Andrea. Dopo la morte del padre, è lui a ricostruire gli eventi della sua vita, a partire da alcuni oggetti ritrovati: un cappottone, una fisarmonica verde e un documento, firmato dal padre e da altri internati politici. È la denuncia di una vera e propria strage commessa da Joseph Hartmann quando, il 14 aprile 1945, chiuse in una baracca di legno un centinaio di prigionieri per dargli fuoco, sparando a quanti tentarono di scappare dalle fiamme.
Dal documento inizia il viaggio di Andrea, che diventerà il viaggio verso le atrocità di questa pagina della nostra storia.
«Questa è una storia vera, la storia di un uomo normale, mica un eroe.
Uno che partì in guerra perché si doveva partire e che tornò anche se era difficile tornare e, tra andare e svenire, ingoiò momenti di tragedia assoluta e sputò straordinario coraggio. Era mio padre.
Per tutta la vita fu professore di francese nelle scuole serali e poi nelle scuole medie. Amava i suoi ragazzi e anche me, o forse me anche di più. Era un uomo arcaico. Un grande narratore di silenzi. Andavano in scena davanti alla stufa foderata di amianto sulla Casilina i suoi silenzi e, nelle pause, i suoi racconti da fuoco si facevano fumo e si perdevano nel cielo di Roma. L'odore del mirto e del rosmarino, il codice barbaricino e l'onore difeso, le parole ascoltate da sua nonna, Minnanna, in Gallura davanti al granito del camino sono state l'aroma della mia vita di bambino in quella casa al sesto piano sulla ferrovia. Gavino Esse, mio padre, si salvò dal un campo di concentramento nazista di Lengenfeld e dopo mille torture che pesava solo trentanove chili, un treno lo riportò da Dresda in Italia a cavalcioni dei respingenti. Con lui un cappottone russo e una fisarmonica verde smeraldo che in qualche modo gli restituì la vita. Così, dopo la sua morte, ho messo la mia bicicletta sulla nave e ho fatto a ritroso il viaggio che mio padre orfano fece a diciassette anni per il Continente, in cerca della sua Sardegna e dei suoi luoghi, e a Natale dello scorso anno, con mio figlio Lao, un ragazzino di dodici anni, siamo andati a vedere cosa fosse rimasto ancora del campo di concentramento in Germania. Inseguito dai fantasmi, tra camposanti e sabbie deserte, ioni, polveri di ossa, fiumi asciutti e quel che resta, mi sono fatto tre settimane di solitudine, recuperando parole da non dimenticare, immagini da non tradire e raccontare. Solo che una sera scoprii una strana lettera, in cui mio padre denunciava, primo firmatario, Joseph Hartman, il furher del suo Campo di Concentramento. E questo è un gesto eccezionale. Era indirizzata al Comando Americano di Dresda. Veramente un'avventura incredibile… quella di uomo normale.»
(Andrea Satta)
RASSEGNA STAMPA
La fisarmonica verde e i racconti di guerra
TROVAROMA 07/09/2017
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