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11 e 12 aprile 2018 h 21 | PROSA
fortebraccio teatro
I GIGANTI DELLA MONTAGNA
di Luigi Pirandello
adattamento e regia Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti
luci Max Mugnai
con
Roberto Latini
video Barbara Weigel
elementi di scena Silvano Santinelli, Luca Baldini
assistenti alla regia Lorenzo Berti, Alessandro Porcu
direzione tecnica Max Mugnai
movimenti di scena Marco Mencacci, Federico Lepri
organizzazione Nicole Arbelli
foto Simone Cecchetti
produzione Fortebraccio Teatro
in collaborazione con
Armunia Festival Costa degli Etruschi
Festival Orizzonti . Fondazione Orizzonti d'Arte
Emilia Romagna Teatro Fondazione
durata:
1 ora e 40 minuti
più intervallo
Roberto Latini vincitore del Premio della Critica 2015 (ANCT) per I giganti della montagna
Gianluca Misiti vincitore del Premio Ubu 2015 come Miglior progetto sonoro o musiche originali
Spettacolo finalista al Premio Ubu 2015 come Spettacolo dell'anno
Roberto Latini finalista al Premio Ubu 2015 come Miglior attore o performer
Note di regia
Terzo dei miti moderni di Pirandello.
Dopo il religioso "Lazzaro" e il sociale "La Nuova Colonia", I Giganti della Montagna è il mito dell'arte.
Rappresentato postumo nel 1937, è l'ultimo dei capolavori pirandelliani ed è incompleto per la morte dell'autore.
La vicenda è quella di una compagnia di attori che giunge nelle sue peregrinazioni in un tempo e luogo indeterminati: al limite, fra la favola e la realtà, alla Villa detta "la Scalogna".
Non aggiungerò parole alla trama, ma voglio dire di altre possibilità che vorrei assecondare.
La più importante è rispetto al fascino del "non finito", "non concluso"; all'attrazione che ho sempre avuto per i testi cosiddetti "incompiuti".
Sono così giusti rispetto al teatro: l'incompiutezza è per la letteratura, per il teatro è qualcosa di ontologico.
Trovo perfetto per Pirandello e per il Novecento che il lascito ultimo di un autore così fondamentale per il contemporaneo sia senza conclusione. Senza definizione. Senza punto e senza il sipario di quando c'è scritto - cala la tela.
Voglio rimanere il più possibile nell'indefinito, accogliere il movimento interno al testo e portarlo sul ciglio di un finale sospeso tra il senso e l'impossibilità della sua rappresentazione.
I Giganti della Montagna è un classico che penso si possa permettere ormai il lusso di destinarsi ad altro possibile.
Dopo le bellissime messe in scena che grandi registi e attori del nostro Teatro recente e contemporaneo ci hanno già regalato, penso ci sia l'occasione di non resistere ad altre tentazioni.
Provarci, almeno.
La compagnia di attori che arriva alla Villa della Scalogna sembra avere, in qualche forma, un appuntamento col proprio doppio.
Cotrone e Ilse stanno uno all'altra come scienza e coscienza, gli stessi Giganti, mai visti o vedibili, sono così nei pressi di ognuno da potersi sentire come proiezioni di sé.
Voglio immaginare tutta l'immaginazione che posso per muovere dalle parole di Pirandello verso un limite che non conosco. Portarle "al di fuori di tempo e spazio", come indicato nella prima didascalia, toglierle ai personaggi e alle loro sfumature, ai caratteri, ai meccanismi dialogici, sperando possano portarmi ad altro, altro che non so, altro, oltre tutto quello che può sembrare.
Le parole, le parole, le parole! sono queste il personaggio che ho scelto.
Se i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo, per andare appena oltre, per provarci almeno, devo muovere proprio da quelli.
R. L.
RASSEGNA STAMPA
Latini torna a Roma con un trittico di sogni e tragedie
il Messaggero 09-04-2018
Roberto Latini, il mio Pirandello
TrovaROMA 04-04-2018
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