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Home > Cartellone >MORIRE O NON MORIRE

dal 6 febbraio al 2 marzo 2008
TSI LA FABBRICA DELL’ATTORE
MORIRE O NON MORIRE
di Sergi Belbel
traduzione Ilaria Panichi

con (in ordine di apparizione)
Paolo Lorimer (soggettista, vittima), Manuela Kustermann (moglie, madre),
Alberto Caramel (eroinomane, motociclista), Gaia Benassi((sorella. Infermiera) ,
Monica Barbato (figlia), Massimo Fedele (malato) ,Tatiana Winteler (signora),
Sara Borsarelli (poliziotta), Sandro Palmieri (poliziotto, assassino)

SCENE E REGIA Manuela Kustermann
musiche Paolo Vivaldi

Seconda regia di Manuela Kustermann che ha scelto un autore contemporaneo Sergi Belbel, molto noto e rappresentato in Spagna e non solo.
Straordinario testo corale che guarda ironicamente al disagio metropolitano con un linguaggio diretto. Lo spettacolo vede impegnati, oltre alla stessa Kustermann, un cast di ottimi attori che da anni lavorano al Teatro Vascello.



“In un vero e proprio “girotondo”, sette coppie di personaggi tipici dell’immaginario metropolitano (l’eroinomane e la sorella stanca di subire; la madre castrante di una figlia succube, l’assassino e la vittima …) intrecciano variazioni comportamentali violentissime un attimo prima che uno dei personaggi cessi di vivere. Il testo, è diviso in due parti, ognuna delle quali comprende sette scene. Nella seconda vengono ribaltate le ipotesi della prima parte, e i vari personaggi che inizialmente sembravano apparentemente autonomi, sfuggono ad un destino di morte attraverso una concatenazione esistenziale che determinerà una salvezza collettiva. L’iterazione, il raddoppiamento, la variazione di scene analoghe è una tecnica spesso usata da Belbel, che talvolta arriva alla polverizzazione della trama in una serie di azioni minimaliste, connesse fra loro dalla continuità stilistica. Belbel è un autore di grande talento, il suo stile brillante ed il ritmo perfetto si uniscono all’acutezza nel disegnare la sua “tragedia” del comportamento umano. La regia vuole sottolineare tra l’altro l’aspetto dicotomico della esistenza umana attraverso un uso sapiente dei simboli, immergendo le sette scene del primo tempo ognuna in un colore diverso secondo i sette colori della creazione. Il carattere simbolico del testo si evidenzia anche con la scelta dei numeri che scandiscono le sette scene accompagnati dalle sette lettere doppie dell’alfabeto ebraico proprio a sottolineare ulteriormente il carattere dicotomico delle sette storie del testo.
Lo spettacolo vuole altresì dimostrare che ciò che separa la vita dalla morte, così come la follia dalla saggezza e le altre dicotomie rappresentate sono solo “6 gradi di separazione”. E’ in un frammento che ci giochiamo tutta la nostra esistenza.” Manuela Kustermann

Sergi Belbel:
catalano, nato a Terrassa (Barcellona) nel 1963. Laureato in Filologia Romanza e Francese nel 1986 nell'Universitat Autònoma di Barcellona. E’ attualmente l’autore più rappresentato in Spagna. Direttore artistico del Teatre National de Catalunya, membro fondatore dell' Aula di Teatre dell'Universitat Autònoma di Barcelona. Professore di Drammaturgia nell'Institut del Teatre di Barcellona dal 1988.

Orario repliche dal martedì al sabato ore 21,00 – domenica ore 17,00