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Le antinomie barbariche della tragedia si sciolgono nelle allusioni oniriche dei corpi

Dal 14 al 19 gennaio 2003
TEATRO VASCELLO


TEATRO DI DIONISO

BACCANTI

da Euripide

uno spettacolo di Valter Malosti

libero adattamento di Valter Malosti e Alice Rohrwacher

dalla traduzione di Giulio Guidorizzi

frammenti poetici e letterari da Alda Merini, Patrizia Valduga, Arthur Rimbaud, Charles Baudelaire, Roberto Calasso

con Michela Cescon, Valter Malosti

e con Giulietta Debernardi, Alessia Donadio, Marta Gallo, Silvia Montagnini, Cristina Ruberto, Chiara Scorrano, Carlotta Viscovo, Ilario Cattaneo, Francesco Oberto Tarena

spazio scenico Valter Malosti e Iole Cilento

videoinstallazione Paolo Calafiore

costumi Elena Gaudio e Roberta Vacchetta

musiche e voci John Adams, Armand Armar, Bjork, Carlo Boccadoro, Gerard Depardieu, Brian Eno, Yoxan Goikoetxea e Juan Mari Beltran, Bill Laswell, Valter Malosti, Meredith Monk, John Tavener, Tricky, Hector Zazou, Richard Wagner

luci Francesco Dell'Elba

cura del movimento Barbara Altissimo

un progetto Residenza Multidisciplinare di Ivrea e del Canavese

produzione Crut, Teatro di Dioniso, Teatro Giacosa

E’ un corpo unico di voci molteplici ad intonare il coro femminile che attraversa il lavoro di Valter Malosti sulle Baccanti di Euripide. Un universo narrativo di sette ragazzine, un po’ donne un po’ bambine, che passa dall’ebbrezza della danza alla frenesia della corsa coinvolgendo le energie di corpi, ricoperti soltanto di innocenti canottiere e slip bianchi di cotone, per sfidare gli aspetti complessi e originari di personaggi tragici che s’avventurano in una platea morbida di spettatori. Il regista, interprete insieme a Michela Cescon, scioglie i nodi narrativi della tragedia di Dioniso nella poesia letteraria di Rimbaud e Baudelaire e attraverso le suggestioni di Roberto Calasso, Alda Merini e Patrizia Valduga, facendo leva sulle fantasie oniriche dei poeti e sui risvolti oscuri dell’inconscio. Una partitura di apparizioni e seduzioni nella quale la musica si compone tra antinomie barbariche e raffinate - da Bjork a Wagner - per stimolare quel contrasto vitale tra femminile e maschile.