Ispirato ad un bellissimo racconto di Franz Kafka del 1914, Nella colonia penale è uno spettacolo-performance di Giorgio Crisafi e Bruno Ceccobelli sul senso di universale, assurda, ossessiva ripetitività di ogni dominio. La natura enigmatica del racconto kafkiano - che non si lascia imprigionare da gabbie concettuali e teologiche, ebraica o cristiana, maxista o psicanalitica – viene scavalcata a favore di un inequivocabile appello di sensibilizzazione alle problematiche sui diritti umani, affinchè non rimangano solo dei “rapporti tecnici” e scioccanti sulle scrivanie dei governanti.
In scena, il dialogo tra una macchina della tortura e la sua prossima vittima: il condannato subisce una spiegazione minuziosa ed efferata da parte di un ufficiale esaltato dal suo compito di custode della giustizia. La riscrittura è ricca di suggestioni che trasportano lo spettatore in analoghe atmosfere horror di matrice novecentesca. E la letteratura classica dell’orrore - da Poe a Mirbeau – incontra i meccanismi, sebbene molto diversi tra loro, del teatro di Beckett, Kantor e Pinter. Suggestioni e meccanismi che rammentano gli echi cupi della guerra, i suoi misfatti, la sua propaganda e soprattutto la strategia del terrore insita nella violenza della repressione di ogni quando e ogni dove. E caricano tutta la messinscena di un forte valore simbolico.

Quando l’odio diventa codardo, se ne va mascherato in società e si fa chiamare giustizia
Arthur Schnitzler