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29 aprile - 8 maggio

Quellicherestano
DULCE EST
(E' dolce per la patria morire nelle tenebre)
Spettacolo da bambini



"Dulce est" L' autore, pittore e cineasta Achternbusch non riesce a liberarsi ancora una volta dai fantasmi che abitano e plasmano il nostro presente.
"Pro patria"Una giovane coppia si suicida buttandosi nel Danubio in una grigia serata invernale. Da qui inizia un viaggio dall'altra parte, sottoterra, verso i monti della loro giovinezza.
"Mori" Nell'antimondo tutta la merda tenuta nascosta in vita torna a galla, poiché tutto funziona all'incontrario, ciò che non si è fatto in terra si fa qui, quello che si è lasciato nel mondo lo si ritrova qui, quello che si è portato con se nella morte è sparito.
"In tenebris" Il viaggio finisce nella steppa desertica di ciò che è scampato allo sfruttamento spietato della terra da parte dell'umanità. Lui sparisce nel mondo della fantasia sul dorso di un cavallo, la lancia in resta, lei si trasforma nell'ultimo albero della steppa, mentre l'epilogo è affidato al coro dei sette monti.

Lo scontro con la realtà è duro e non lascia scampo: la scuola, rovina dei primi anni, l'invivibile mondo del lavoro alla BMW e la fuga nell'alcool, il fondamentalismo assolutistico della religione cattolica, la corruzione spietata del mondo politico, il ridicolo del proprio dimenarsi contro il gioco del destino, l'atto prosaicamente normale del duplice suicidio, la figlia comune abbandonata a se stessa, la natura ridotta ad un deserto di pietre, il rifiuto di stare alle regole di un mondo dominato dalla pubblicità e dal consumo, cieco di fronte alla miseria e alla fame, egoisticamente preso nel narcisismo del culto della propria fragilità.

Quellicherestano si cimenta per la terza volta con l'autore bavarese, fra i più coerenti e radicali nel panorama europeo e tutt'ora conosciuto in Italia soltanto o soprattutto per il suo primo testo teatrale ELLA. Un genio non solo della parola scritta, ma anche della pittura e del cinema al di là di ogni riduttiva ideologia della contaminazione tra le arti.

"Dipingere è quanto di più vicino al mio non-pensare.
Scrivere è quanto di più vicino al mio pensare.
Fare film è quanto di più vicino al mio scrivere.
Vivere è quanto di più vicino ai miei film.
O viceversa."
Herbert Achternbusch



Note di
regia:
Ad Achternbusch piacciono i bambini. Non sopporta invece l'infantilismo teatrale, quella malattia vanesia che ha ormai infettato quasi tutto: la politica, le istituzioni, il mondo della cultura, tutti presi nella loro chiacchiera perpetua, senza radici, senza memoria, senza pensiero, senza pietà. A questo mondo, scemo e disumano, contrappone la sua fantasia radicale, con un coraggio che gli deriva dalla certezza che essa è l'unica arma in suo possesso. Achternbusch è imprevedibile, perché segue la propria natura senza farle violenza nel tentativo di farla entrare in un concetto. I pensieri sono tortuosi, le ferite e cicatrici dell'anima semplicemente vere; il desiderio di arrivare, attraverso la scrittura, ai luoghi della propria origine - dai quali lo separa tutto: cultura, gusto, sensibilità - genera immagini e scene nelle quali la frattura appare insanabile. I suoi deliri di violenza sono disarmanti e colgono nel segno come quelli di un bambino. In lui la bellezza assomiglia a quella della natura: irregolare come una pietra, inutilmente tortuosa come un ruscello fra i prati. Lui disegna mappe che conducono tutti nel suo deserto, da dove deride ogni potere.
Fare Achternbusch significa non fare ciò che si pensa sia arte, non fare speculazioni e operazioni calcolate, non fare "ad arte", ma fare altro, farsi guardare anzitutto, senza filtri e con durezza, pensare le cose che si pensano mentre le si pensa, provare piacere nella libertà che ti offre il testo e farlo tuo. Ogni posa è permessa, si possono dire delle bestemmie, ci possono essere dei buchi nell'azione, c'è libertà di pensiero, la vita non viene lasciata fuori dalla porta,
è permesso perdersi.
Mi pare un buon momento per fare una cosa così inconcludente.

Werner Waas


E' proprio in quella "nostalgia di non sentirsi a casa" di cui parla che questo testo si lascia abitare, in una sperdutezza da bambini che non si nasconde a se stessa, ma si mostra per quello che è, lasciando spuntare a tratti, dalla nebbia della realtà , una vita che non può arrendersi neanche quando si è già morti. Qualcosa, dentro, continua a mormorare.

Lea Barletti


"Chi si mostra tanto quanto mi mostro io non può mettersi pure a mostrare il mostrare" H. A.

L'appartenenza fisica ad un paesaggio, ad una zona geografica che ha accompagnato le nostre prime congetture sul mondo, è come un marchio che ci portiamo dentro. Né bello né brutto in sé segna comunque la distanza abissale che separa il nostro mondo emotivo contemporaneo dalle sue radici. E' lo spazio del sogno di un'impossibile riconciliazione con la materia di cui siamo fatti.
Nelle provocazioni di Achternbusch non c'è né goliardia né cinismo ma piuttosto la crudeltà e lo stupore infantile, rivendicate con una durezza che gli deriva dal suo presentarsi inerme, nudo.
Dire i suoi testi, frequentarli, abitarli, è liberatorio. Sono testi per nullafacenti, si muovono fuori dalle rigide leggi di causa e effetto, fuori dal mondo delle merci, fuori dalle regole dell'efficacia, e mettono al centro ciò che di solito si lascia fuori: quello che si pensa o si sente mentre ci si perde. Dentro quelle sacche dell'inutilità le sue frasi si muovono come ruscelli tortuosi che resistono di fronte all'evidente praticità dei canali navigabili. Sono tracce di vita non piegata alle leggi del mondo adulto.
Il nostro lavoro, anche rispetto al "prodotto spettacolo" ha seguito queste tracce in una sorta di liberazione un po' "zen" da concetti che assillano il teatro come ogni altra forma d'arte quali: il virtuosismo, l'estetizzazione, la concettualizzazione ovvero la riduzione in crisalide teorica di ciò che era o dovrebbe essere vivo, l'illustrazione, la dimostrazione spettacolare delle proprie capacità intellettive, l'esercizio consolatorio di cliché sentimentali, la subordinazione della vita ad un enunciato sulla vita ovvero l'ideologia, il fastidio di fronte agli impedimenti che ostacolano un flusso lineare e spedito degli eventi ecc. ecc.

"ORIGINALITA'"
Un laboratorio teatrale a cura di Quellicherestano


Un ruscello che procede a meandri irregolari fra i prati è più originale di un corso d'acqua canalizzato? Il sentimento provocato da un paesaggio, quanto incide sul rapporto fra un individuo e la società in cui vive? Che rapporto c'è fra una fila di pioppi o il noioso specchio d'acqua di un lago e due persone prese nel meccanismo di continua attrazione e repulsione? L'erotismo sprigionato da una colonna di granito di due metri di diametro è un fatto che può entusiasmare ma cosa c'entra con l'opera di un artista? Come si esce dal regno prevedibile e calcolato dell'accademia per entrare nello stagno caotico e pericoloso di un poeta-rana?
Scrive Herbert Achternbusch come prefazione a un suo libro: "Non ho inventato niente, e tutto corrisponde ai miei pensieri. Semplicemente non mi sono curato della linea di confine fra la mia vita e la vita in generale. Se io mi interpreto in direzione di qualcosa di generale o se qualcosa di generale si definisce attraverso di me, questo lo lascio al Suo giudizio. Però per far ciò dovrà mettere in gioco tutto l'armamentario della Sua vita, come vive, cosa sogna, di che cosa soffre, cosa desidera, cosa pensa sul cesso o mentre sta guardando per un minuto intero la bandierina d'angolo durante una partita di calcio. Pensieri come quelli che vengono mentre ci si stuzzicano i denti possono essere d'aiuto durante la lettura. Si ricorda momenti nei quali è stato solo? Cosa prova nel bosco mentre orina? Cosa quando si accorge che un film sta per finire? Se conosce momenti in cui la Sua vita professionale Le è indifferente, in cui non sa più di avere una famiglia, in cui se ne frega di qualunque appartenenza religiosa, in cui rischia di scoppiare a ridere di fronte al nostro governo, in cui la Sua propria persona non è più un problema per Lei, già, quando potrebbe esplodere in faccia allo stato delle cose e galleggiare come uovo bianco attraverso l'universo per atterrare subito dopo sulla terra e vivere una vita completamente diversa, sì allora, allora troverà la Sua felicità in questo libro."
Faremo delle prove aperte, accompagnate da un laboratorio per attori e non, sul crinale fra la vita e l'arte, aperto, per poter entrare e uscire in libertà, nel corso del quale verranno selezionati una serie di attori per l'interpretazione di alcune parti dello spettacolo "Dulce est" di Herbert Achternbusch in scena al teatro Vascello a Roma nell'ottobre 2004. Tutti i partecipanti al laboratorio potranno assistere a tutte le fasi dell'allestimento dello spettacolo e partecipare attivamente a dargli una forma "definitiva".
Il laboratorio avrà luogo negli spazi del Vascello nei sette giorni precedenti l'andata in scena dello spettacolo. La durata del laboratorio vero e proprio sarà di quattro ore giornaliere. L'orario delle prove e dell'allestimento dello spettacolo è aperto da un minimo di sei ad un massimo di dodici ore. Il laboratorio verrà condotto da Lea Barletti (attrice), Gabriele Benedetti (attore), Werner Waas (regista). La quota d'iscrizione è di 100 Euro.

"Non hai nessuna chance, ma sfruttala!"
H.A.


Note biografiche:

HERBERT ACHTERNBUSCH, nato nel 1938 a Monaco, pittore, scultore, autore, attore e regista. Ha studiato pittura all'accademia delle Belle Arti di Norimberga. Ha girato 27 film, pubblicato innumerevoli libri, ed è autore di numerosi testi teatrali. E' stato insignito di vari premi. Vive fra Monaco e Zwettl (Austria).



QUELLICHERESTANO, associazione culturale, nata nel 1992 presso il teatro Vascello a Roma, dal 1998 al 2001 responsabile del settore prosa di Magliano Sabina Teatro, residenza regionale del Lazio. Ha prodotto finora 21 spettacoli, tutti concepiti come esperimenti culturali sulla possibilità di coniugare il recupero della funzione sociale, politica dell' agire teatrale con la ricerca formale, il lavoro sulle possibilità di comunicazione del teatro con l´intervento diretto nel vivo della realtà di oggi (da segnalare soprattutto: Uomo=Uomo di Brecht, L'Affaire Ubu di Jarry e La Rana di Achternbusch, la trilogia sul novecento I Sonnambuli 1-2-3 di Mueller, Lorca e Strindberg, oltre alle produzioni col Teatro di Roma quali Sovrappeso, insignificante: Informe di W. Schwab e Il Dio Kurt di Moravia). Con Magliano Sabina Teatro ha promosso, fra le altre cose, un appuntamento annuale di riflessione e prassi dedicato alla drammaturgia contemporanea. Nel dicembre del 2001 ha fondato insieme a Accademia degli Artefatti, Agresta, Fortebraccio Teatro, Sistemi Dinamici Altamente Instabili, Travirovesce e PAV l'associazione Areazer06ei. Le ultime produzioni sono: L'Addio di E.Jelinek , Il Firmamento di A. Moresco, Amore Mio Infinito di Aldo Nove, Il mistero nel mezzo di una vita ordinaria di Don DeLillo, Materiali per una tragedia tedesca di Antonio Tarantino e Dulce est di Herbert Achternbusch..
di Herbert Achternbusch

Prezzi 12 euro intero - 8,00 euro ridotto under 26, over 65
Orari dal martedì al sabato ore 21.00 - domenica ore 17.00
Info 06 5881021