Il decennale lavoro di Scena Verticale affida a Kitsch Hamlet una riflessione sul degrado sociale ed ambientale del sud del mondo, come spia macroscopica di un malessere ben più diffuso. Dalle montagne del Pollino, quella Calabria aspra e abbandonata, arriva la denuncia, ironica e tagliente, della fragilità sociale di luoghi che hanno perso tradizione e identità e che faticano a trovare una possibile direzione.
La reggia di Elsinor, quella nella quale i dubbi di Amleto si affastellano, si trasforma in un degradato lido calabrese: lì vive l’eroe scespiriano, con una madre invalida ed uno zio ex emigrante, tra un dipinto gocciolante del Mar Jonio ed una Statua della Libertà portata dagli “steits”. In questo confuso scenario apocalittico, il pessimismo storico del Principe si confronta col positivismo popolare di Mino Reitano, figura leggendaria di un altro regno, la televisione, pure pieno di cerimoniali kitsch e logori miti.
Dopo lo studio intorno al principe pinocchio già affrontato nel precedente Amleto ovvero cara mammina, Saverio La Ruina incontra di nuovo la drammaturgia del Bardo inglese per offrire, in una forma sempre assai personale, un’altra visione di una tragedia calabro-scespiriana.

Sono qui che canto una canzone e so solo che sorrido veramente Mino Reitano