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Home > Cartellone > L'Ispettore Generale 27. 28. 29 e 30 Dicembre TEATRO VASCELLO sala 1 CON LA PARTECIPAZIONE STRAORDINARIA di Alberto Di Stasio
Il 1836 è l'anno in cui «L'ispettore generale» viene rappresentato per la prima volta. È un classico della commedia, intramontabile. Che sia attuale in quanto tratta di corruzione è ovvio, e quindi marginale. Il fatto è che parla di tutti noi, senza illusioni o moralismi, e ci mette in ridicolo nei nostri grotteschi "meccanismi" di ottuso egoismo. Meccanismi che non possono che portare a una società che ci rispecchia. Da contraltare a certe "vicinanze" c'è la "lontananza" della fiaba: la vicenda si svolge in una cittadina da cui "a galoppare per sette anni di fila non si arriva a nulla". Proprio la sua dimensione fiabesca, naif, la sua collocazione in un mondo talmente lontano da scivolare nell'immaginario, permettono alla piece di gettare nuove luci sui rapporti interpersonali, sulle regole di quotidiano cannibalismo che regolano le nostre dinamiche ancestrali e selvagge. "C'era una volta, in un luogo lontano lontano, un paese in cui il pesce grande mangiava il pesce piccolo, e questo paese era tutto da ridere." questa potrebbe essere la premessa del nostro spettacolo. Un atto di sabotaggio che usa l'arma del riso; il riso è l'unico personaggio onesto della commedia (lo dice Gogol stesso). L'azione scenica si svolge in una grande giostra, "mossa" tramite una bicicletta da un postino, in cui buffi uomini vivono i loro buffi terrori, le loro deliranti speranze, le loro risibili delusioni, saltuariamente escono dal luogo della finzione per preparare altre finzioni, si cambiano d'abito, si truccano, indossano paramenti ufficiali, medaglie, sciamano tra il pubblico nascondendo incartamenti compromettenti, offrono formaggi e danaro per comprarne il silenzio, o, chissà, per ottenere benevolenza, il tutto al ritmo della musica Yiddish, suonata dal vivo da una band simile a quelle che da secoli e secoli hanno suonato disperse nei villaggi del mondo.
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