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Home > Cartellone > La casa di Ramallah

26,27,28 aprile ore 21 - dal 29 aprile all'8 maggio ore 22,30

La Fabbrica dell'Attore
LA CASA DI RAMALLAH
Di Antonio Tarantino
Regia Paolo Coletta, scena Roberto Crea, Coreografia Angelo Parisi
Interprete Sandra De Falco


"La casa di Ramallah, Miryam" è la storia di un padre e di una madre che accompagnano la figlia a farsi esplodere.

Nel contesto di ogni conflitto “storico” le motivazioni tanto individuali quanto collettive di ognuno dei militanti dei due schieramenti vengono piegate e rese funzionali ai disegni degli opposti gruppi di potere e da questi stessi spinti al parossismo con lo strumento della propaganda.
In questo modo i sentimenti originari dei due popoli che si affrontano vengono manipolati, indeboliti e per questa via sospinti sullo sfondo del teatro degli avvenimenti dove in primo piano si fanno sempre più evidenti i fini e gli scopi dei due poteri in conflitto.
A questo punto il terreno per l'incancrenirsi della guerra è pronto per essere agito senza possibilità alcuna di opposizione, di medicazione e di cura.
Tutto quanto poteva riferirsi ad un moto profondamente autentico, coinvolgente interi popoli: amore per la propria storia, per le proprie tradizioni, per la propria terra, viene sostituito dagli idoli della Politica, dell'Economia e degli Armamenti Bellici. I quali ora osservano dall'alto di una posizione di incontrastato dominio lo svolgersi delle vicende. Il farsi della “storia”.
Antonio Tarantino

Antonio Tarantino sceglie una figura lontana dalla nostra cultura, ne individua il paradosso, lo sviluppa attraverso le eventuali relazioni famigliari, lo traduce per noi italiani e ce lo fa esplodere in casa.
La figura è Miryam. Due barzotti genitori l'accompagnano come a un colloquio di laurea, un matrimonio, un'assunzione.
È la lingua di Tarantino a renderceli possibili e comprensibili. E il treno interregionale su cui viaggiano accorcia lo spazio tra noi e il Medioriente, azzera le attenuanti della distanza geografica e culturale: il mondo arabo muore per mano e con dolore occidentali.
Ritenere anche solo possibile la propria morte è di per sé già sconcertante. Figurarsi programmarla, finalizzarla, desiderarla come fa Miryam.
Nel vagone dell'interregionale un milione di parole tentano di anestetizzare la verità: Miryam ce la mette tutta per dar valore e forma accettabili al suo gesto. Il percorso di autosuggestione collettiva di un popolo che ha sorpassato la soglia della disperazione può estendersi ad ambiti inaspettati.
Lo sguardo di Miryam, come il nostro, è assuefatto all'immagine di morte che rimbalza dalla comunicazione globale. Il passo successivo è l'accettazione di quell'immagine: edulcorata, confezionata, diffusa ed emulata. Nel sistema simbolico contemporaneo, in pochi passaggi, farsi esplodere può diventare “la cosa giusta”, può fare tendenza. La morte irresistibile come un paio di Nike. Trendy.
La partitura di Antonio Tarantino stressa il racconto teatrale e detta precisi andamenti e curve concettuali. Snervando, spossando la narrazione, arriva a superare proprio l'elemento narrativo della drammaturgia tradizionale, quella tripartita in esposizione, sviluppo e ripresa.
Ogni frase germina la successiva e sposta un po' più avanti uno scenario destinato a non tornare più sui suoi passi e solo apparentemente privo di rimandi e ritorni.
Tutto è nella scrittura, compresa la speranza. Paolo Coletta



Prezzi 12 euro intero - 8,00 euro ridotto under 26, over 65
Martedì prezzo speciale 5,00 euro posto unico
Orari dal martedì al sabato ore 21.00 - domenica ore 17.00
Info e prenotazioni 06 5881021 www.teatrovascello.it