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Dal 28-03 al 2-04
Vascello Sala 2
SARO-WIWA
non mi piace l'Africa
Oratorio in morte di Saro-Wiwa
ispirato ai testi di Paul Niger “Non mi piace quest'Africa” e Ken Saro-Wiwa “ Anche questa Nigeria”

Roberto Biselli
Voce
Gerard Antonio Coatti
Musica, trombone, conchiglie e live electronics

Lo spettacolo-oratorio si snoda in due parti, con due anime, due voci per due momenti storici definiti: la prima, quella di Paul Niger, poeta francofono delle Antille francesi, che canta - negli anni '60 in piena negritudine -, il suo mitico desiderio di ritorno all'Africa madre, origine della sua matrice poetica ed umana. Un'Africa finalmente degna del nuovo rispetto nel consesso umano. Ma a seguire, la voce di Ken Saro-Wiwa - scrittore, drammaturgo e poeta nigeriano ucciso della dittatura militare del suo paese il 10 novembre 1995 - urla la fine delle illusioni, lui un'intellettuale organico scomodo per la dittatura militare nigeriana di metà anni '90; urla imprigionato, torturato, impiccato; urla la vendita della madre patria al nuovo colonialismo delle economie globali a cui la giunta militare si è asservita, urla senza mezzi termini, urla piangendo, urla con ironia devastata, urla contro la confusione delle coscienze e delle consapevolezze. Questo materiale poetico - diviso in due parti con una specie di scansione storico politica - è stato tuttavia trattato come poesia assoluta, volutamente non come citazione africaneggiante o vagheggiamento di nuove idealità: come canto, parola ritmica, carnale, sporca, diretta, luminosa. Può esser definito un oratorio civile, nella richiesta di attenzione ad una delle contraddizioni più evidenti, ma meno rivelate - l'Africa è un po' passata di moda nella globalizzazione culturale planetaria - al mondo occidentale ed al suo colonialismo di ritorno. Alle parole un forte contrappunto, un'interferenza significativa: la musica di Antonio Coatti -musicista riminese da tempo impegnato nella ricerca di sonorità transitive - che amplifica ed integra la distanza, non allude, sospende; il suono delle conchiglie, in particolar modo, evoca quell'idea universale della poesia come ritmo emotivo del mondo ( Dante docet ).
Roberto Biselli, insieme alla compagnia di cui è direttore artistico, il Teatro di Sacco di Perugia, ha intrapreso negli ultimi anni un percorso di studio attorale sulla relazione ed interferenza fra musica e parola che lo vede protagonista di alcuni progetti con musicisti di varia estrazione e natura. Tra i vari ricordiamo
“LA CROCIATA DEI BAMBINI” da M. Schowb, con i MILITIA, storico gruppo di musica underground, presentato a Perugia nell'edizione 2001 della Sagra musicale Umbra;
“ BURT NORTON “ da Quattro Quartetti di T. S. Eliot, con S. Ragni, pianoforte;
“LA BALLATA DELL'ESCA DALLE LUNGHE GAMBE “ dall'omonimo poemetto di
D. Thomas, partitura per voce, Fofo Norman DJ set, immagini e ballerina
“NELL'AMOROSA QUIETE DELLE TUE BRACCIA” con Paola Lattanzi, danza,
su partitura sonora di Angelo Benedetti - premio della critica ERMO COLLE 2005;
“KADDISH- canto notturno per Naomi” da Allen Ginsberg, con Gabriele Mirabassi, composizione musicale e clarinetto; Daniela Malusardi, danza - evento per la NOTTE BIANCA di Perugia 2005

Gerard Antonio Coatti, riminese, dopo il diploma di conservatorio in trombone e una tesi di laurea sul "Flauto magico" di Mozart ha collaborato con gruppi come Ella Guru, Musica nel Buio, N:O:R:M:A e musicisti come Misha Mengelberg, Tony Coe, Chris Cutler, Phil Minton, Wolter Wierbos
Da alcuni anni ha intrapreso un suo personale percorso di ricerca che lo porta ad attraversare come strumentista, compositore e creatore di progetti originali campi musicali ed artistici diversi ( dal jazz alla sperimentazione di matrice rock, all'improvvisazione radicale, alla musica per il teatro, alla sonorizzazione di film muti, alla musica per il cinema, alla musica antica e alla rielaborazione di musiche etniche di varia provenienza).
In particolar modo con il progetto SHELLVIBES è arrivato alla creazione di vari ensamble basati sull'uso della conchiglia come strumento musicale e alla creazione di musiche originali per produzioni teatrali e cinematografiche.

KEN SARO-WIVA: qualche breve nota, a cura di Roberto Biselli

Ken (Kenuie Beeson) Saro-Wiwa è stato impiccato il 10 novembre 1995 nella prigione di Port -Harcourt, in Nigeria. Ucciso da un regime efferato e corrotto per aver alzato la voce contro l'arroganza e la violenza del potere politico, del potere militare e del potere economico rappresentato dalle multinazionali petrolifere. Il resto del mondo ha pianto, ha protestato, e ora si appresta a dimenticare. Per evitare di infastidire troppo coloro che Saro-Wiwa aveva denunciato.

Lo scrittore e drammaturgo nigeriano era nato il 10 ottobre 1941 a Bori, nei pressi di Port-Harcoun, capitale del River State. Ha studiato all'università di Ibadan, dove era presidente della Società
Drammatica e attore del Teatro Viaggiante. Ha ricoperto cariche politiche e dal 1991 si è dedicato completamente alla causa degli Ogoni, il suo popolo, contro lo sfruttamento e il disastro ambientale creato dagli impianti della Shell e l'arroganza del potere di Lagus. Fino alla sua condanna a morte con altri 8 militanti.
Presidente dell' Associazione degli Autori Nigeriani fino al 1991, Ken Saro-Wiwa è stato uno degli scrittori più rappresentativi del suo paese con Wole Soyinka (premio Nobel per la Letteratura 1986 perseguitato dalla giunta militare di Lagus e attualmente in esilio) e Chinua Achebe.

Le opere più importanti di Saro- Wiwa (teatro, letteratura, poesia, saggistica, pamphlet, racconti per l'infanzia) non sono tradotte in italiano.
Alcuni titoli: Tambari (1973), Tambari in Dutalla (1973), Sozaboy (1985), Songs in a time of war (1985), A forest of Flowers ( 1986), Basi and Company ( 1987, fu anche un programma televisivo di successo), Prisoner of Jebs (1988), Adaku (1989), Similia (1991).
Recentemente dovrebbe essere stato tradotto e pubblicato nel nostro paese un suo libro di fiabe africane.

Di Saro-Wiwa esistono poche traduzione in italiano; fra queste il radiodramma La radio a Transistor, pubblicata in in Teatro Africano (ed. Jaka Book, 1976). Un breve testo dove sono già concentrati i principali temi di Saro-Wiwa: lo sradicamento delle popolazioni africane di fronte a modelli di sviluppo alienanti, l'elezione di personaggi popolari a protagonisti della vicenda su cui si rifrangono decisioni e "giochi" più grandi di loro, un linguaggio "in decomposizione"dove l'inglese si deforma a contatto con idiomi e gerghi, e un continuo passaggio di registro dal tragico al comico, dal surreale al grottesco senza mai perdere di vista una lucida e amara analisi sociale e politica.
Il 10 novembre 2005, in occasione del decennale della morte è stato finalmente pubblicato da Baldini, Castoldi e Dalai SOZABOY, il suo romanzo più significativo.