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10-22 gennaio
CRT Centro di Ricerca per il Teatro
La Biennale di Venezia/Teatro Garibaldi di Palermo in collaborazione con Monty-Anversa (Belgio)
LA SCIMIA
liberamente ispirato a "Le due zittelle" di Tommaso Landolfi
elaborazione del testo Elena Stancanelli
regia Emma Dante
scene Mela Dell'Erba
luci Tommaso Rossi
organizzazione Aldo Miguel Grompone
con : Gaetano Bruno, Sabino Civilleri, Marco Fubini, Manuela Lo Sicco, Valentina Picello



Note di regia
“Sei Tu, sei Tu? Non rispondere, taci. E che potresti dire? So troppo bene quel che puoi dire. Del resto, non hai il diritto di aggiunger nulla a quello che Tu già dicesti una volta. Perché sei venuto a disturbarci? Sei infatti venuto a disturbarci, lo sai anche Tu. Ma sai che cosa succederà domani? Io non so chi Tu sia, e non voglio sapere se Tu sia Lui o soltanto una Sua apparenza, ma domani stesso io Ti condannerò e Ti farò ardere sul rogo, come il peggiore degli eretici, e quello stesso popolo che oggi baciava i Tuoi piedi si slancerà domani, a un mio cenno, ad attizzare il Tuo rogo, lo sai? Sì, forse Tu lo sai”- F. Dostoevskij

La “scimia” compie il miracolo. Scende dalla croce e s'incarna.
Animale piuttosto vivace, mette in atto una vera rivolta attorno all'altare e ai due giovani preti. Scombina i sacri generi, crea disordine. Disturba la fede delle due donne devote.
Lilla e Nena si sono imposte una vita di penitenza e preghiera: mangiano l'ostia ogni giorno, si lavano con l'acqua benedetta e fanno dir messa ogni volta che albeggia. Ma non perdonano il loro animale. Ha peccato e deve morire.
Con la stupidità del suo corpo, la bassezza, con tutto il suo essere mosso da impulsi e desideri, la “scimia” fa il verso a Dio, rivestendo di sacralità quel simulacro. Padre Alessio lo riconosce e con un'espressione ebete d'infinita compassione cade ai suoi piedi, genuflesso. Nasce così uno scontro violentissimo fra i due preti, un'appassionante disputa teologica in cui il libero arbitrio impone inesorabile la condanna.
“La scimia” è una creatura di Dio, ed è un altro corpo preso in prestito per raccontarci, da secoli, la stessa storia.
Emma Dante