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  Home > Cartellone > ALBERTO MORAVIA

9 - 28 gennaio 2007
In occasione del centenario della nascita
ALBERTO MORAVIA
di Roberto Lerici e Giancarlo Nanni

Con
Paolo Lorimer, Sara Borsarelli, Astra Lanz
Emanuele M. Basso, Maurizio Lombardi

danzatrici
Sonia Bertin, Emanuela Mannucci, Marika Vannuzzi
Coreografie: Gloria Pomardi

Istallazioni: Andrea Fogli, Paola Gandolfi, Alberto Pirri, Annie Ratti
Interventi visivi: Isabella Mezza, Giancarlo Nanni, Federico Riva
Musiche: Francesco Verdinelli, Disegno Luci: Valerio Geroldi
Aiuto regista Gaia Benassi, Assistente Monica Massone
Macchinista Danilo Rosati

scene realizzate da
I. Prada Roja, V. Cacciamani, U. Wufka, F. Mazzoni, T. Cannizzaro

Regia di GIANCARLO NANNI

in collaborazione con
ACCADEMIA DI BELLE ARTI
UNIVERSITA' LA SAPIENZA - FACOLTA' DI ARCHITETTURA



“Lo spettacolo non è la biografia o l'agiografia o la commemorazione di Alberto Moravia. Abbiamo voluto creare un clima, una serie di emozioni attraverso l'apparizione di schegge e frammenti della sua esistenza, trasfigurato da parole ed immagini a lui ispirate, ma non determinate dalla sua storia personale. Attorno al suo letto di malato, dove si formò il suo carattere ed esplose la sua vocazione di scrittore, nascono le immagini dell'iniziazione alla vita di uomo e scrittore.”

Note di regia
Dedicare uno spettacolo ad Alberto Moravia, perché?
I motivi sono tanti, la scelta di alcuni per esemplficare: << Un giovanotto di vetro soffiato, fragilissimo, che può volare in frantumi da un momento all'altro>> << Il maestro colto, come amava definirsi, che rifugge dall'azione, osserva la società e i fatti, indifferente>>. Moravia per me ha rappresentato la contraddizione multiforme dell'intellettuale italiano. La sua staticità ha creato un modello esemplare che è stato probabilmente imitato e da cui ne è, forse discesa una stirpe di non interventisti, che ancora oggi rende il panorama intellettuale italiano Piatto e Neutro da ormai cinquant'anni. Eppure Moravia non era e non voleva essere così. Amava il Teatro, i Sogni, le Rappresentazioni. Ma scriveva <<La Noia>>. Credo che mettere in scena Moravia serva a far ripensare una linea culturale, rendendola di respiro europeo, a rompere con una certa retorica, a superare un attuale regionalismo deteriore, a superare il disgusto per la squallida situazione sociale e politica che stiamo vivendo. Penso che mettere in scena Moravia significhi anche produrre un <<Corto Circuito>> dell'Immaginario Collettivo in cui la sua presenza si è fatto Mito e Storia.
Giancarlo Nanni

Scriveva Roberto Lerici…
Ho scritto un libretto in versi per la regia, e in questo caso regia significa scrittura scenica. In questo senso condivido con Giancarlo Nanni la paternità dello spettacolo. Il soggetto comune è “Alberto Moravia”, e intorno a questo nome si è esclusa la biografia, l'agiografia o la commemorazione. Abbiamo voluto creare un clima, una serie di emozioni, un invito alla contemplazione, attraverso l'apparizione di schegge e frammenti della sua esistenza, ma tutto trasfigurato da immagini e parole a lui ispirate, ma non dalla sua storia personale. Attorno al suo letto di malato, dove si formò il suo carattere ed esplose la sua vocazione di scrittore, nascono le immagini della sua iniziazione alla vita di uomo e di scrittore sedicenne. Non meraviglierà che accanto al suo letto, sotto forme diverse, appaiono l'Uomo del sottosuolo, ovvero Dostoevskij, o Rimbaud, autori prediletti della sua prima formazione, insieme alla prostituta, ex maestra di scuola, che lo inizia al sesso, come una maestria appunto, con “Le vocali” di Rimbaud, o al primo amore Franziska, o la strana moglie dell'ufficiale che gli viene offerta dal marito stesso…
Poi la morte improvvisa il 26 novembre 1990, e gli elogi funebri immaginari, che lo accompagnano. I versi teatrali che ho usato hanno la funzione di una maschera, che permette l'uso indiretto della parola. Poche volte, infatti, si parlerà direttamente, mentre la sintesi propria del verso permetterà l'allusione giustamente ambigua, il distacco dal realismo, il silenzio del ritmo interno, evitando il riferimento diretto, restringendo il tempo, dando risonanza al non detto, esaltando il sottinteso.

Roberto Lerici


Lo spettacolo nel 1993 è stato rappresentato a
Teatro CASTRO ALVAREZ di Bahia e SESC IPIRANGA di San Paolo (Brasile)
con la collaborazione degli istituti Italiani di Cultura