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LA CLASSE
un docupuppets per marionette e uomini

Vincitore del bando di residenze interregionali CURA 2018 Finalista ai Teatri del Sacro 2017
Finalista al Premio per le arti sceniche Dante Cappelletti 2018 Debutto in prima nazionale: Romaeuropa Festival 23 ottobre 2018

uno spettacolo di Fabiana Iacozzilli | CrAnPi
collaborazione alla drammaturgia Marta Meneghetti Giada Parlanti Emanuele Silvestri
collaborazione artistica Lorenzo Letizia Tiziana Tomasulo Lafabbrica

performer Michela Aiello Andrei Balan Antonia D'Amore Francesco Meloni Marta Meneghetti

scene e marionette Fiammetta Mandich
luci Raffaella Vitiello
suono Hubert Westkemper fonico Jacopo Ruben Dell'Abate foto di scena Tiziana Tomasulo consulenza Piergiorgio Solvi
organizzazione e comunicazione Giorgio Andriani/Antonino Pirillo
co-produzione CrAnPi Lafabbrica Teatro Vascello Carrozzerie |  n.o.t  |  con il supporto di Residenza IDRA e Teatro Cantiere Florida/Elsinor nell'ambito del progetto CURA 2018 | e di Nuovo Cinema Palazzo | e di Nuovo Cinema Palazzo |e con il sostegno di Periferie Artistiche Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio

Un ringraziamento speciale ai miei compagni di classe.

 

"Oggi so che là a quella finestra feci una scoperta. In modo particolarmente evidente mi resi conto dell'esistenza del ricordo. D'un tratto tutto divenne chiaro quasi si fossero aperte tante porte su remoti e infiniti spazi e paesaggi. Il ricordo vive alla pari degli eventi della nostra vita quotidiana, il ricordo vive fuori dalla portata della nostra vista, il ricordo nasce e cresce nelle regioni del nostro sentimento e della commozione. Infine giunse quel momento per me memorabile della decisione che il ricordo andava espresso."
T. Kantor.

"Il ricordo delle cose passate non è necessariamente il ricordo di come siano state veramente"
M. Proust

Dal 1983 al 1988 io e altre trenta anime siamo stati gli alunni di una classe elementare in un istituto gestito da suore e che oggi ospita una casa per ferie. L'Istituto portava il nome di Suore di Carità. La nostra unica maestra, anche lei suora di carità, era Suor Lidia ed è morta più di vent'anni fa. Non è stato mai facile per me raccontare gli anni trascorsi in Istituto e la rigidità dell'educazione alla quale ci sottoponevano. A distanza di trent'anni ho deciso che avrei realizzato uno spettacolo a partire da quei ricordi e mi sono messa alla ricerca dei miei ex compagni, ritenendo indispensabile ricreare quella "comunità" con la quale ho condiviso l'esperienza in questione. Per iniziare a ricomporre i tasselli della "storia" li ho intervistati, ponendo loro domande molto semplici: "Com'era Suor Lidia?"; "Cosa ti ricordi di lei?"; "Ti ricordi cosa accadeva in classe?"; "Sei stato felice quando è morta?".

Parallelamente al lavoro sulle interviste Fiammetta Mandich ha realizzato dei fantocci/burattini a immagine dei miei compagni, per far interpretare loro gli episodi da noi vissuti tra i sei e i dieci anni di vita.


Da questa prima fase d'elaborazione dei materiali è emerso lo spettacolo: un docupuppets fatto da pupazzi e da uomini, ma anche un rito collettivo in bilico tra La Classe morta di Kantor e I  cannibali di Tabori in cui l'adulto rilegge i ricordi di un'infanzia vissuta nella paura di buscarcele, interpretati da pupazzi in mano a un misterioso deus ex machina. Questi ricordi/pezzi di legno, bambini ridotti a marionette, fantocci di gioventù morte, impotenti e manipolati come oggetti, si muovono senza pathos su dei tavolacci che ricordano banchi di scuola, tavoli da macello o tavoli operatori di qualche esperimento che fu. Intorno silenzio. Solo rumori di matite che scrivono e di compagni che respirano. E poi rumori di gessi che si consumano scrivendo dettati alla lavagna. I genitori sono assenti. Non pervenuti. I genitori sono solo disegnati su un cadavere di lavagna ma poi ben presto cancellati. Nel silenzio dei loro passi, questi corpicini di legno si muovono in un Mondo-Suor Lidia che pure Dio abbassa lo sguardo quando la vede. Suor Lidia, unica presenza in carne ed ossa, figura viva di donna o uomo in mezzo a tutti questi oggetti, sfugge alla vista di pupazzi e pubblico. Ne possiamo sentire i passi, vedere le mani, cogliere nel buio qualche tratto, sentire l'odore del suo sigaro magari. Sentiamo che ci fa paura, che in fondo, nel fondo più fondo di ognuno di noi, pubblico pupazzo performer tecnico tavolo o compagno di classe, lei è generatrice di paura.

In questa riflessione sul senso profondo del ricordo, in questa ricerca di pezzi di memorie andate, i miei compagni mi hanno aiutato a trovare una rotta e, infine, a comprendere la natura del lavoro. La Classe ha trovato il suo vero significato nel momento in cui ho rinunciato a quello che volevo raccontare in origine e mi sono messa in ascolto della materia che stavo indagando. A quel punto è emersa una domanda, la domanda intorno alla quale lo stesso spettacolo s'interroga: "che cosa ci facciamo con il dolore?"; "cosa ogni essere umano è in grado di diventare a partire dal proprio dolore?"

Dal vuoto allora è emerso il ricordo di una scena in cui Suor Lidia mi affida la regia di una piccola scena all'interno della recita per la festa della mamma. E decide, forse, insieme a me la mia  vocazione. Dunque La classe è uno spettacolo che voleva parlare di ABUSI DI POTERE ma parla di VOCAZIONI. La mia e la sua. Uno spettacolo in cui tutti hanno ragione: sia quelli che dicono che nessuno guarisce dalla propria infanzia, sia quelli che dicono che tutto dipende da quello che ci facciamo con la nostra infanzia.

Fabiana Iacozzilli, regista-drammaturga e direttrice artistica della compagnia Lafabbrica, compagnia che porta avanti un lavoro di ricerca improntato sulla drammaturgia scenica e sulle potenzialità espressive della figura del performer e che, dal 2013, collabora con CrAnPi e il Teatro Vascello di Roma. Tutti gli spettacoli   della compagnia sono il risultato di lunghi periodi laboratoriali in cui si predilige un processo di creazione collettiva. Nel 2002 si diploma come regista presso l'Accademia "Centro internazionale La Cometa" dove studia con L. Cecere, V. Benedetti Michelangeli, N. Karpov, N. Zsvereva, A. Woodhouse. Nel 2011 viene selezionata per partecipare al DIRECTOR LAB, progetto internazionale per settanta registi provenienti da tutto   il mondo ed organizzato dal LINCOLN CENTER (Metropolitan di New York). Dallo stesso anno diventa membro del LINCOLN CENTER DIRECTORS LAB. Nel maggio 2017 debutta "Da soli non si è cattivi", spettacolo  coprodotto dal Teatro Vascello di Roma e al quale ha lavorato per un anno in collaborazione con gli attori della sua compagnia e la drammaturga Tiziana Tomasulo.

Per informazioni distribuzione: Giorgio Adriani mob 338 4349819 - Antonino Pirillo mob 347 8312141

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