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dal 14 al 19 marzo 2017

BERSAGLIO SU MOLLY BLOOM

da James Joyce
con Maria Luisa Abate, Paolo Oricco, Stefano Re, Valentina Battistone, Virginia Mossi, Daniel Nevoso, Francesca Rolli, Margaux Cerutti, Marco Isidori
tecniche Sabina Abate
scena e costumi Daniela Dal Cin
regia Marco Isidori
produzione  Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa
con il sostegno del Sistema Teatro Torino

Non è nostra la scoperta che l'ultimo capitolo dell' "Ulisse", lo sconfinato monologo di Molly Bloom, in altro modo non dev'essere pensato, e di conseguenza trattato, che come una voluttuosa partitura per la voce (recitante o già "cantante"?). Nostra sarà la responsabilità scenica di rivoltarne il consueto canone psicologizzante, finora prassi regolare delle interpretazioni di questo testo, per arrivare ad un sensazionale concerto prismatico (otto saranno le voci "recitanti", dirette letteralmente dal regista, in scena appunto nelle vesti di direttore) dove le indicazioni e le superimplicazioni semantiche e propriamente musicali della lingua joyciana saranno portate a lievitare fino a un diabolico (si rammenta con Genet, che "l'esercizio teatrale è diabolico") parossismo fonico, eguagliatore in potenza evocativa di quella scrittura poetica (chiarisco che per i Marcido il parossismo fonico strutturato è la sede ottimale della drammaticità).
Come di consueto, il segreto interpretativo dell'operazione sta nel titolo. I titoli per noi Marcido rappresentano sempre un indicatore sensibilissimo della direzione drammaturgica che intendiamo imporre all'atto scenico; e stavolta la parola "bersaglio" rivela in maniera scoperta la linea profonda, oserei dire fondante, della nostra versione/traduzione drammatica, in un processo di affondamento nel magma joyciano al termine del quale la vittoria del teatro si espliciti con la limpidezza supplementare del testo riportato. I bersagli esistono per essere colpiti; i bersagli esistono affinché la freccia abbia scritta una via sola di percorrimento per colpirne il cuore, e il dardo, in questo nostro caso, è la volontà artistica d'incidere, con il calore performantico della viva scena, ogni piega del tessuto poetico, fino alla realtà indiscutibile di un'adesione perfetta (il termine esatto è erotica) tra Teatro e Scrittura. La "comunicazione", nel teatro (ed altrove) non ci riguarda. Siamo interessati, invece, a promuovere la commozione; quella possibilità quasi sciamanica dell'Arte in questione di catturare, attraverso il "sacrificio" dell'attore, il cuore profondo del pubblico per poi usarne i palpiti stessi, affinché la rappresentazione diventi, qualunque sia stata l'occasione drammaturgica generativa, soltanto la certificazione spietata della comune nostra umana, santa riluttanza alle imposizioni (imposture?) utilitaristiche della realtà naturale; perché è proprio dell'esistenza di questa centrale frattura tragica che lo spettacolo deve, almeno secondo noi, saper testimoniare con la sua presenza nella società. Il resto è silenzio.
Marco Isidori

 

RASSEGNA STAMPA

La conchiglia incantatrice di Molly Bloom
il Manifesto 18/3/2017

Molly Bloom in conchiglia
Latina Oggi 13/3/2017

Nove attori impigliati nell'Ulisse di Joyce
la Repubblica 12/3/2017

Cantata per Molly Bloom
Corriere della Sera 12/3/2017

La conchiglia gigante
la Repubblica 12/3/2017

 

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