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STAGIONE TEATRALE 2018-2019
Teatro | Danza | Musica | Vascello dei piccoli

Scarica il PDF della stagione 2018/2019

Guida tematica alla stagione 2018/2019

RASSEGNA STAMPA

La qualità scrive il futuro del Vascello
latina Oggi 30-06-2018

Crocevia Vascello il teatro messo alla prova delle nuove scritture
la Repubblica 01-07-2018

Kustermann, al Vascello stagione contro il degrado
ANSA - Paolo Petroni 28-06-2018

Il Vascello. Teatro, danza, letteratura la scena è multidisciplinare
il Messaggero 29-06-2018

 

 

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28 aprile, 11 e 26 maggio 2019 h.21 (nuova comicità)  
produzione Baracca Vicidomini
in collaborazione con La Fabbrica dell'Attore – Teatro Vascelloe Il Cantiere
FAUNO
di Nicola Vicidomini
con la collaborazione di Rosario Vicidomini, Andrea Marziano e Gennaro Di Maio

con Miriam Vicidomini

musiche Piero Umiliani

maschere DEM

produzione
Baracca Vicidomini
con la collaborazione di
Teatro Vascello - La Fabbrica dell'Attore
e Il Cantiere

IL FAUNO DI VICIDOMINI AL TEATRO VASCELLO IN PRIMA NAZIONALE

Dopo i ripetuti successi di Scapezzo e Veni Vici Domini, il 28 Aprile, l'11 Maggio e il 26 Maggio, il più grande comico morente tornerà in prima nazionale al Teatro Vascello con l'inedito e attesissimo Fauno.

«Lo spettacolo - dice - sarà una possessione visionaria, un autentico attentato all'uomo e al retaggio strutturale della sua narrazione, oscena apparizione di un Satiro con gambe caprine e zoccoli, puro sberleffo del senso». Secondo Vicidomini, infatti, «la comicità non è un riflesso del sociale, è manifestazione indecente, dionisiaca e amorale che sconquassa l'ordine proiettato dall'uomo sulle cose, (...) un cortocircuito tra quel caos meraviglioso che è la natura e il senso che la razza umana gli ha arbitrariamente proiettato». Il Fauno archetipico, dunque, si ridesterà su uno sfondo rarefatto e surreale, cantando il fallimento universale.
Aspetto interessante per uno spettacolo comico, l'interazione con un habitat acustico realizzato con il musicista sperimentale Ndriu Marziano. Vicidomini, interagendo con un flusso di suoni e musica, opererà in simbiosi con esclusivi utensili scenici e protesi appositamente realizzate. I brani inediti, composti e eseguiti  elettronicamente dal Maestro Piero Umiliani - tra i maggiori musicisti italiani di tutti i tempi – scandiranno il respiro di un'azione sempre sospesa, affrancata totalmente dal reale. Alla stessa maniera, le maschere, animali e demoniache, realizzate da DEM, contribuiranno a evidenziare "quel mistero ancestrale a fondamento dell'esistenza", tema molto caro e sempre più ricorrente nell'opera di Vicidomini.
Amata dagli addetti ai lavori e da un pubblico prevalentemente popolare, la riconoscibile scrittura umoristica di Nicola Vicidomini e il suo teatro rappresentano una garanzia di divertimento estremo nel rigenerare la grande tradizione umoristica europea dall'attuale, dilagante omologazione e risultano oggetto, non solo in Italia, di saggi universitari.


«È più che comico, è hylare», sostiene il critico e drammaturgo Enrico Bernard, e prosegue, «giullare dalla forma che ha profonde radici nella tradizione drammaturgica, ma anche modernissimo uomo in rivolta alla Camus, Vicidomini incarna tutte le angosce e la rabbia del nostro tempo». Per Giorgio Focas dell'Università di Barcellona «se in Europa esiste ancora una vera Commedia dell'Arte, nella sua più profonda, contemporanea urgenza, è riscontrabile solo nel teatro e nella comicità di Nicola Vicidomini». Lo scrittore Fulvio Abbate dichiara, senza mezze misure che «nella squadra di calcio dei grandi del teatro ci saranno Antonin Artaud, Bene Carmelo e ci sarà anche Vicidomini Nicola». È Nino Frassica, assiduo frequentatore delle platee dove il comico si esibisce, a manifestare il suo più vivo apprezzamento scrivendo: «unico e originalissimo, continua a meravigliare e a far godere chi lo va a vedere».

"Fauno" di Vicidomini, la comicità visionaria
la Repubblica 28-4-2019

 


12 maggio 2019 (musica) domenica h 18 
Calendario Civile Circolo Gianni Bosio
AMOR RITIENE UNITI GLI AFFETTI NATURALI
Quarantacinque anni dal referendum sul divorzio

L'Albero della Libertà
Gabriele Modigliani chitarra
Sara Modigliani voce, flauto dolce
Stefano Pogelli mandolino, mandola, charango, flauto, concertina
Gavina Saba chitarra, ukulele e voce
Livia Tedeschini Lalli voce
Laura Zanacchi voce
con la partecipazione del cantastorie Mauro Geraci voce e chitarra

Nella ricorrenza della vittoria delle forze progressiste per il referendum sul divorzio del 12 maggio 1974, lo spettacolo Amor ritiene uniti gli affetti naturali dell'Albero della libertà propone una riflessione su temi ancora di tragica attualità: la gelosia, il sopruso, la violenza e il ricatto nei confronti delle donne, la prigione dei matrimoni infelici in cui erano costretti uomini e donne. Attraverso l'intreccio di parole e musica verranno rievocati gli amori sofferti, le proteste, le storie d'amore e di sangue della tradizione siciliana, i delitti d'onore degli anni Cinquanta e Sessanta. Con toni ora ironici, ora drammatici, i testi dello spettacolo ci ricordano l'importanza dei diritti civili conquistati con leggi volute e votate da cittadini e cittadine, e ci mettono in guardia contro i recenti disegni di legge che disconoscono quelle battaglie di civiltà e vogliono far tornare l'Italia indietro di cinquant'anni.


Calendario civile è una rassegna multidisciplinare (teatro, musica, attività didattiche) costruita intorno alle date che segnano l'identità e la memoria della nostra Repubblica, i principi fondanti di una democrazia fondata sul lavoro, sull'uguaglianza e sulla sovranità, radicati nella storia e nella memoria del mondo popolare e nella contaminazione creativa fra diverse culture. Ciascuno degli spettacoli, collegato con attività didattiche ed editoriali, esplora attraverso forme di comunicazione godibili e di alto contenuto e qualità artistica svolte in spazi di grande interesse artistico e paesaggistico, il significato attuale di una data storica. Il progetto costruisce in tal modo un calendario civile che, senza trascurare il valore sociale dell'intrattenimento di alto livello, accompagna la crescita e il rafforzamento della coscienza democratica, della memoria storica e del gusto per lo spettacolo partecipato e dal vivo, in particolare tra le giovani generazioni, nella nuova Italia multietnica: evocare emozioni, creare conoscenza, costruire comunità.

Promozione speciale: 20€ in due (un biglietto a 15€ e uno a 5€)
Per prenotare: 065898031-065881021 promozione@teatrovascello.it

 

La musica e il sociale
TrovaRoma 9-5-2019


dall'11 al 19 maggio 2019 dal martedì al sabato h 21 – domenica h 18 (danza)
Compagnia Enzo Cosimi
ODE ALLA BELLEZZA TRE CREAZIONI SULLA DIVERSITÀ
11 e 12 maggio 2019 (danza) sala studio CORPUS HOMINIS 
14 e 15 maggio 2019 (danza) LA BELLEZZA TI STUPIRÀ 
18 e 19 maggio 2019 (danza) I LOVE MY SISTER 

 

ODE ALLA BELLEZZA, tre creazioni sulla diversità, propone una riflessione su figure emarginate nella società contemporanea. La caratteristica è quella di coinvolgere nel lavoro persone appartenenti a delle minoranze o interpreti non professionisti, rendendole protagoniste. Gli allestimenti sono pensati per spazi non prettamente teatrali.
Il progetto si può considerare come un percorso di integrazione tra arte e sociale, che opera sui territori dove si presenta. Questo è in particolare vero per LA BELLEZZA TI STUPIRA', lavoro che ogni volta coinvolge una ventina di  homeless, in un percorso creativo in collaborazione con le associazioni che si occupano nel luogo di persone senza fissa dimora. E' stato presentato la prima volta nel 2015, in co-produzione con Cagliari Capitale Italiana della Cultura. Nel 2016 è stata la volta di CORPUS HOMINIS, sul rapporto tra la vita/esistenza di omosessuali anziani e la contemporaneità. Il percorso è stato facilitato dagli incontri curati dal Cassero di Bologna e dal Circolo Mario Mieli di Roma. Entrambi i lavori sono passati attraverso interviste video o audio che hanno portato una bruciante testimonianza delle scelte di vita delle persone coinvolte. Il 2018 vede il debutto di I LOVE MY SISTER, sulla transessualità FtoM, con Egon Botteghi; partendo dalla narrazione della sua storia, si incontrano nuovi paesaggi dell'animo umano, allontandosi da una visione prettamente documentaristica.


11 e 12 maggio 2019 (danza) sala studio sabato h 21:30 – domenica h 18:30
CORPUS HOMINIS
ideazione, regia, coreografia Enzo Cosimi
performer Lino Bordin, Matteo Sedda
immagini Lorenzo Castore
disegno luci Gianni Staropoli
video Stefano Galanti
sound design Enzo Cosimi
montaggio del suono e delle immagini Niccolò Notario
cura spazio scenico Enzo Cosimi, Gianni Staropoli
organizzazione Anita Bartolini
in collaborazione con Festival Danza Urbana - Bologna, Festival Teatri di Vetro

con il sostegno per le residenze di Armunia

Corpus Hominis, indaga il rapporto tra la vita/esistenza di omosessuali in età matura e la
contemporaneità, in un sistema eterogeneo di simboli culturali e significati sociali. Corpi in disfacimento, valori appannati inseriti in una realtà dove la modernità incorona la bellezza patinata, posticcia di una società ormai essiccata di valori come l'emblema di una nuova era.

 

14 e 15 maggio 2019 (danza) martedì e mercoledì h 21
LA BELLEZZA TI STUPIRÀ

Performance/Installazione
regia, video, coreografia Enzo Cosimi
costumi Antonio Marras
disegno luci Gianni Staropoli
violoncello Flavia Passigli
con la partecipazione di persone senza fissa dimora in collaborazione con le associazioni di volontariato
organizzazione Anita Bartolini
coproduzione MIBACT, Cagliari Capitale Italiana della Cultura 2015

La creazione, di natura coreografica/performativa e installativa, nasce da una indagine e riflessione sui temi della marginalità sociale, sulla figura dell'homeless e sulla sua regale solitudine nella società con-temporanea. Il lavoro, sviluppatosi attraverso studi precedenti, è realizzato in collaborazione con Associazioni di persone senza fissa dimora, un mondo sotterraneo, abitato da figure borderline che scelgono o si trovano a vivere drammaticamente ai bordi della società odierna. L'esperienza di vita degli homeless rappresenta il fulcro drammaturgico del lavoro, ispirato dall'opera di Joseph Beuys. Il progetto vede la collaborazione per i costumi del fashion designer Antonio Marras, tra i più interessanti
e innovativi stilisti del design contemporaneo. Una sfilata visionaria, video ritratti di persone senza fissa dimora nei loro luoghi di vita, diventano un tableau vivant, un unico piano sequenza che prende le sembianze di un racconto fiabesco immerso in un'inquietudine sospesa e rarefatta. In questo modo, la sensibilità contemporanea "sporca" l'aurea intoccabile del Principe - homeless, attraverso uno sguardo allo stesso tempo estetico e sociopolitico, realizzando una coreografia politica, scevra da comune retorica.

18 e 19 maggio 2019 (danza) sabato h 21 - domenica h 18
I LOVE MY SISTER
ideazione, regia, coreografia Enzo Cosimi
regia video Stefano Galanti
drammaturgia video Stefano Galanti, Enzo Cosimi
testi Egon Botteghi e Enzo Cosimi
performer Egon Botteghi
video live Stefano Galanti
organizzazione Anita Bartolini
produzione Compagnia Enzo Cosimi, MiBACT

con il contributo di Armunia, nell'ambito del progetto a sostegno delle residenze di ResiDance XL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche azione della Rete Anticorpi XL – Network Giovane Danza D'autore coordinata da L'arboreto - Teatro Dimora di Mondaino

e con il sostegno in residenza del Teatro Vascello di Roma
Produzione 2018

Un'indagine sulla transessualità dei corpi che reinventano modalità inedite per abitare lo spazio fisico, urbano e sociale e che pagano il peso di un'invisibilità inflitta che relega ai margini le loro storie. I love my sister parla di persone in transito FtoM, ovvero transessuali dal femminile al maschile. Storie che riverberano nuovi paesaggi dell'animo umano.

 

Enzo Cosimi, L'Ode alla bellezza trilogia sulla diversità
il Messaggero 12-5-2019

Enzo Cosimi, ode alla bellezza
TrovaRoma 9-5-2019

Enzo Cosimi da Garbatella al palcoscenico
la Repubblica 6-5-2019

 


16 Maggio 2019 h 21 

DUALITY
Concerto Elettro Sinfonico e Visual Art

Dopo un lungo periodo di assenza dalle scene italiane torna ad esibirsi il compositore e polistrumentista Toni Verde, considerato uno dei precursori del Rock Progressive e riconosciuto anche quale anticipatore di molti stili della musica elettronica.

Il 16 maggio 2019 presenterà al Teatro Vascello "Duality", un insieme di composizioni musicali nelle quali l'eclettico compositore e polistrumentista riesce ad usare l'elettronica futuristica donando respiro alla musica virtuale attraverso strumenti innovativi.

Il concerto vedrà sul palco Toni Verde con il suo piano a coda ed i suoi inseparabili Synthesizer , vari Moog e Arp Odyssey , virtual instruments e strumenti di sintesi digitale, per un sound emozionale e coinvolgente.

Con la sua espressione musicale ci condurrà in un viaggio lungo sentieri di grooves minimali ed elaborazioni sonore soggette a continue nuove influenze, per scoprire la dualità dei suoni che vanno dal classicismo al modernismo.

Atmosfere rarefatte di brani singolari accompagnati da proiezioni di Visual Art, realizzate dall'artista Daniela Fusco, creeranno un'esperienza musicale immersiva che toccherà l'anima dell'ascoltatore infondendogli benessere fisico, mentale ed emotivo.

 

Note biografiche

Toni Verde inizia la sua carriera giovanissimo come compositore e cofondatore del gruppo Rock Progressive dei Saint Just, proseguendo poi come solista con la pubblicazione di un album di sperimentazione musicale progressiva che gli esperti del settore annoverano tra i primi esempi di acid jazz . 

Alla fine degli anni '80 fonda la storica Label di musica elettronica "ACV Alternative Current " della quale è produttore ed artista e con la quale, nel tempo, si è guadagnato i consensi della stampa internazionale specializzata. 

Negli anni raggiunge, come compositore e songwriter, i primi posti delle classifiche internazionali con produzioni pop per le quali conquista dischi d'oro e di platino. 

La sua carriera, creativa e ricca di successi, si alterna tra l'attività di composer e performer e raggiunge il pieno della maturità con gli ultimi progetti, frutto di esperienze e di incontri vissuti tra gli Stati Uniti, l'Inghilterra e l'Italia




18-19 maggio 2019 sabato h 21,30 domenica h 18,30 Sala Studio 

RICCARDO III
Suite d'un mariage

con
(in ordine alfabetico)
Michele CARVELLO Riccardo III
Giulia MESSINA Lady Anna
Regia e drammaturgia Auretta STERRANTINO
Musiche originali Filippo LA MARCA e Vincenzo QUADARELLA
Allestimento Valeria MENDOLIA
Ufficio stampa Vincenza DI VITA
Fotografo di scena Giuseppe CONTARINI
QA-QuasiAnonimaProduzioni

STUDIO
I TAPPA – 30 agosto 2018, "Promontorio Nord", direttore artistico Roberto Bonaventura, Capo Rasocolmo (ME)

II TAPPA – 6 settembre 2018, estratto per "Movimenta – Scena Aperta", Festival di danza diretto da Giovanni Scarcella e Raffaella Pollastrini, Horcynus Orca, Capo Peloro (ME)

III TAPPA – 29 settembre 2018, Scalinata del Carmelo, Delia (CL)

DEBUTTO 18 novembre 2018, "Atto Unico. Scene di Vita, Vite di Scena", Chiesa di S.M. Alemanna, Messina REPLICHE 7 dicembre 2018, Teatro Tina di Lorenzo, Noto

"Prestato, vecchio, nuovo, blu" è il mantra ripetuto da un uomo e una donna in procinto di percorrere la navata fino all'altare. "Prestato, vecchio, nuovo, blu", sono le parole di Lady Anna, vittima del piano di un Riccardo III-mostro, ma anche fragile come non lo abbiamo mai visto.

RICCARDO III. Suite d'un mariage nasce da uno studio volto a indagare i meccanismi di una mente perversa e le dinamiche di azione e reazione espresse e inespresse che si innescano in un gioco al massacro spinto da due sentimenti distruttivi: desiderio di potere da una parte, sete di vendetta dall'altra. Sentimenti che confondono vittima e carnefice, quasi fino a sovrapporli, concedendoci uno spazio di riflessione nel quale stiamo tentando di muoverci con ogni mezzo per sondare fino in fondo ogni piega di questa unione mortale.

Shakespeare è ovviamente per noi punto di partenza e diverse sue parole ritornano in questa riscrittura. Il nostro studio, tuttavia, prende le mosse da una decisa volontà di segnare una chiara distanza dalla visione shakespeariana, in cui Anna è una semplice pedina e Riccardo un mostro: la loro storia si consuma molto velocemente, senza alcuna sfumatura o dinamica che esuli da motivazioni contingenti di opportunità. Allora ci siamo chiesti: e se fra Lady Anna e Riccardo III ci fosse un sentimento molto antico, un sentimento sincero che non si è potuto esprimere e che dopo i fatti e le uccisioni diventa ancora più impraticabile? Se raggiungere il potere per l'uno e ottenere vendetta per l'altro significasse rinunciare a un amore sincero, salvifico? Quanto costerebbe allora uccidersi? Quanto sarebbe doloroso morire o sopravvivere?

La relazione tra Riccardo e Anna oscilla dunque tra un prima e un dopo. Un prima fatto di sogni e possibilità e un dopo fatto di mostruosità e orrori irreparabili. In questa oscillazione, del tutto umana, abbiamo cercato di cogliere i due protagonisti di questa via crucis che conduce a una morte senza possibilità di resurrezione alcuna.

"A destra solo posti deserti.
Due croci riverse grondanti di sangue.
A sinistra nemici, guerrieri, lame, pugnali."

RASSEGNA STAMPA

SIPARIO: RICCARDO III. SUITE D'UN MARIAGE - regia Auretta Sterrantino

STRAIGHT ON: Auretta Sterrantino | Riccardo III. Suite d'un mariage

CARTEGGI LETTERARI: La seduzione del male in "Riccardo III.Suite d'un mariage"- di Auretta Sterrantino

MESSINAORA: "Riccardo III. Suite d'un mariage", quel matrimonio di sangue, nel segno della vendetta e del potere

TEMPOSTRETTO: Sold out per il "Riccardo III - Suite d'un marriage" a Santa Maria Alemanna

INFOMESSINA: Riccardo III, Quando il segno trasfigura la realtà e ne coglie le impercettibili sfumature

CARTEGGILETTERARI: MOVIMENTA FESTIVAL: danza, musica, teatro e architettura al Parco Horcynus Orca

NOTE DI REGIA
«parole versate a spiegare un'immagine»

Incontro Riccardo III per caso: letto insieme a tutta l'opera di Shakespeare in giovanissima età, e finora accuratamente evitato come progetto di messinscena (insieme a Pirandello). Ci sono mostri sacri con cui si devono fare i conti, ma solo quando l'incontro/scontro può avvenire in modo intellettualmente onesto, quando si pensa di poterli ancora far parlare attraverso di noi. Senza mortificarne la grandezza e senza uccidere la nostra poetica. Così è accaduto che dopo due incontri casuali io "volli, fortissimamente volli" lavorare su questo testo. Vicino, contemporaneo, spietato, vero. Shakespeare non può essere privato però di se stesso, perché le sue opere sono in costante dialogo tra loro (e questa nella fattispecie non solo con l'Enrico VI) e possono, e forse devono, nutrirsi una dell'altra. Attraversare Shakespeare, le sue visioni e i suoi meccanismi, è la prima necessità per tentare di riscriverlo. Proprio grazie al suo aiuto ho attuato un percorso per me decisamente illuminante. Testi critici su Shakespeare, come quelli di Kott o Bloom, mi hanno consentito di avere uno sguardo sull'autore mai statico e sempre alla ricerca di nuove domande. Penso al bell'articolo di Paolo Coppi del 2001, in cui lo studioso sottolinea come la grandezza di Riccardo stia nel fatto che rappresenti una cellula arcaica, ancestrale e primordiale che è in ognuno di noi. La lettura di questo lavoro è stata senza dubbio importante: «la sua tecnica è agire, il suo agire è tecnica» – dice –ponendo l'accento sulla sua «intelligenza anaffettiva» che ne acuisce i tratti istrionici e lo rendeun burattinaio manovratore. Così si è delineata con più chiarezza una dinamica di rapporti in cui Riccardo è insieme attore, regista e narratore onnisciente. Importante per me anche la visione del Riccardo III in chiave operistica di Giorgio Battistelli, con la magnifica regia di Robert Carsen e un impianto musicale di forte valore in senso drammaturgico. E poi il confronto inevitabile con la concezione di Carmelo Bene non solo rispetto a Shakespeare, ma anche e soprattutto in relazione al suo lavoro su Riccardo III, con il contributo critico di Deleuze. Sono partita dai suoi tre assunti: ritirare gli elementi stabili, mettere tutto in variazione continua, trasporre tutto in minore. Mi sono chiesta quali fossero gli elementi stabili, non solo nel testo shakespeariano, ma anche e soprattutto nelle sue restituzioni: bruttezza e deformità. Adattamento storico e sentimento del tempo. Ho deciso di sottrarli come dati estetici ed estetizzanti. E sono partita dall'assenza e dalla forza ossessiva che scaturisce di fronte alla ricerca disperata di qualcosa che non c'è, che non si ha, che c'è ma non si vede, che esiste solo nella nostra testa. Ma lavorare in sottrazione significa a volte costruire per chi guarda, creare uno schema e poi negarlo. Creare una routine e poi spezzarla. Creare delle sicurezze e poi farle vacillare. Stabile è di certo anche la relazione tra i due e per questo ho cercato di lavorare sul contrasto di fondo che la anima, la grande contraddizione di una vittima che sceglie di amare il proprio carnefice. La stabilità diventa un goffo tentativo di sopire sentimenti troppo contrastanti e dolorosi che vanno scoperchiati attraverso il rispecchiamento e ogni possibile e sincero artificio retorico. Le parole tornano ma tornano ogni volta diverse ed è proprio nella ripetizione, nell'apparenza di un cerchio immutabile che tutto invece cambia, rimanendo in fondo se stesso ma con ragioni differenti. E allora stabile nella mia riscrittura è il mantra, seppure attraversi continue variazioni, una variazione che intacchi significato, sintassi e forme secondo la lezione di Bene. Una variazione o una somma di variazioni che diventa continuità nel sospeso ma serrato susseguirsi di scontri. Trasporre tutto in minore è la mia tendenza naturale, ma per Riccardo, secondo me, non sempre è corretto, proprio per la sua natura istrionica di performer e le sue improvvise oscillazioni d'umore. L'elemento di finzione che incarna deve uscire in maggiore e la violenza che perpetra è tanto in minore, ossia tragica, da avere la necessità di vivere nel contrasto per esprimersi in tutta la sua crudeltà. In tal senso è stato fondamentale comprendere quando assecondare e quando contrastare la musicalità del testo, per rendere atto delle diverse pulsioni dei due personaggi, anche al loro interno: tenerezze, desideri, dolore, rabbia, odio e amore, sete di vendetta e brama di potere. Per questo a tratti è necessario inasprire il testo, addolcirlo o raffreddarlo completamente e in questo senso, al di là del lavoro tecnico di metrica o rottura della metrica, un ruolo principe è quello svolto dalle musiche che devono lavorare sempre come ulteriore piano della drammaturgia, contribuendo a dire, a sottolineare, attraverso forti contrasti, la fredda spietatezza, la solitudine, il dolore. L'idea dello spettacolo poggia dunque sulla destrutturazione, che io ho voluto intendere come totale. Il testo è destrutturato, l'impianto narrativo è completamente destrutturato, la scena è
destrutturata, le musiche sono destrutturate e ricomposte dal vivo, e per seguire la lezione di Bene, anche il personaggio è destrutturato. La costruzione avviene in scena. E la scena rischia di mutare in base alla sua ambientazione. Si rivela dunque necessario coglierne lo spirito per poterlo salvaguardare, facendo ricorso anche in questo caso al principio della variazione: tutto può cambiare per far sì che lo spirito resti immutato. Attraversare spazi e luoghi diversi in fase di studio è stato difficile ma fondamentale. Il luogo del teatro è innanzitutto un'urgenza. Il luogo del teatro è lo spazio sacro del rito e per questo è ambiente interiore: basta il segno a restituirne il sema. Ma il luogo del teatro, inteso nella sua forma architettonica preposta, è anche necessità artistica: grazie a una serie di supporti e opportunità tecniche può aiutare tanto la direzione artistica di uno spettacolo. Se è vero che la privazione è un mezzo per esercitare immaginazione e inventiva, è pur vero che certe limitazioni sono insuperabili. La sfida è non farne un limite. Mi è stato chiaro sin da subito che la scena dovesse essere scarna: corridoio, navata centrale, letto, chiesa, casa, piazza. Ma non volevo nulla, nessun elemento troppo concreto da diventare preponderante: nulla. Nulla se non delle scale, elemento di forte valore evocativo: salire al trono, scendere nella morte, essere in ginocchio, essere spettatore in un theatron. Mi sono chiesta: quando il gesto è così significante, un oggetto può avere un suo spazio unico e univoco o deve invece agire nella dimensione del polisemico, attraverso anche la sua rifunzionalizzazione? Mi è parso evidente che la risposta stesse nella seconda opzione. Così le scale sono cimitero, altare, inginocchiatoio, rupe di fronte al baratro. I fiori sono quelli dei morti e divengono poi quelli nuziali, per tornare a essere simbolo di morte in un rovesciamento che li riferisce a Riccardo, tanto come ipotetico pugnale, quanto come fiori in se stessi da depositare sull'ipotesi del suo cadavere. Il mantello marmorizzato è il telo che copre le cose che non si usano o che si conservano, il lenzuolo di un letto disfatto, il tappeto che conduce all'altare, la pozza di fango in cui ci si trova sommersi dai dubbi, il mantello del Re, simbolo di potere assoluto. L'abito bianco è abito da sposa insieme nuovo e già usato, è contraddizione in termini, è sinonimo insieme di rinascita e morte e infatti facilmente diventa possibile cappio per lo stesso Riccardo. Ma l'abito bianco è anche lo specchio che rende Riccardo più simile ad Anna e Anna più somigliante a Riccardo. Una costrizione che insieme all'anello/cerchio non solo è vincolo, ma anche legame. L'abito di lei e l'abito di lui sono in negativo e sempre complementari, perché Riccardo e Anna sono in negativo ma sempre complementari. Necessari l'uno all'altra. Il mantello rosso non solo è vendetta, ma anche martirio, sangue, ferita. Ferita che lega i due nella morte: Riccardo apparecchia il rito del matrimonio con quello che diventerà il proprio mantello e il suo stesso sudario e il letto di morte di Lady Anna con la sua stessa vendetta. Un unico gesto rituale per due sensi tanto opposti da essere coincidenti, indispensabili. Le tre tappe dello studio sono state utili a chiarire tutti questi passaggi. La prima tappa è servita a mettere in cantiere l'architettura dello spettacolo attraverso la sua scrittura scenica, necessaria per chiarirne la drammaturgia, dal momento che il testo poetico è un testo a tratti ermetico e fortemente poggiato sul simbolo, sulla metafora e sulla coesistenza di numerosi piani di senso che non si chiariscono con la sola parola, neanche laddove, nelle parti più strettamente dialogiche, vivono in maniera più esplicita dissidi e contrasti. Si è inoltre chiarito quanto lo spettacolo sia giocato su uno spazio esteriore/esterno e uno interiore che necessita di una condivisione all'esterno. Una consapevolezza con cui non è stato facile fare i conti. In tal senso è stato fondamentale chiarire il ruolo del pubblico: giudice e insieme giuria da convincere, conquistare, impietosire, provocare. Colpevole e vittima, tradito e traditore. In seguito mi sono concentrata maggiormente sull'essenzialità e la dinamica a specchio dello spettacolo. Ho provato a eliminare ogni orpello per cercare una dimensione più giusta e incisiva del gesto. Abbiamo imparato l'importanza del buio, e di uno spazio più concentrato, se non per un dato oggettivo, quanto meno grazie a un lavoro di definizione buio/luce. La terza tappa è servita a tornare sul testo e sui luoghi. A definire spazio pubblico e privato e la loro relazione. A scandire il ritmo ascensionale e discensionale dello spettacolo: una vertigine che da altezze inimmaginabili deve precipitare nell'abisso più oscuro: una specie di loop temporale in cui sembra spesso di ricominciare, ma trovandosi ogni volta un passo avanti. Ogni passo ci avvicina all'epilogo, che tanto Riccardo quanto lo spettatore conoscono benissimo sin dall'inizio. La scrittura scenica cerca anche di dipingere, attraverso un denso simbolismo che è già nel testo, l'opposta polarità tra Anna e Riccardo. Le stesse parole, le stesse immagini, gli stessi concetti, gli stessi momenti, sono attraversati da entrambi i personaggi attraverso il loro punto di vista e la loro personalità e quindi agiti, sentiti e "reagiti" in maniera totalmente divergente. Inoltre il conflitto-gioco, nella sua più cruda rappresentazione, è reso mediante un ring, una scacchiera in cui gli opposti sono animati appunto dalla crudeltà, come è intesa da Antonin Artaud. Riccardo III è – e il mio vuole esserlo in particolar modo – l'incarnazione degli imperativi assoluti "possedere", "dominare", "essere come", "essere più di". È la negazione dell'esistenza come manifestazione di grandezza di per se stessa ed è, in tal senso, la totale negazione dell'altro: "io sono non in quanto altro da te ma in quanto tu non sei e io ho fatto sì che tu non fossi". Una ricerca di onnipotenza che non trova le sue fondamenta nel superomismo, un uomo non semplicemente "indiato" (Montale docet), ma così fragile e spezzato da cercare di affermare se stesso sopra ogni cosa, quasi per tentare di tornare un intero. Credo che stia qui il dramma di questo nostro secolo, il dramma di una super-esistenza in cui nessun "io" può diventare "sé" perché rifiutato in quanto "tu", bloccato pertanto nel dominio dell'esteriore senza possibilità di accesso ai recessi interiori. Sono le insicurezze che si insinuano nello spirito di Riccardo e un dolore, così radicato e forte da renderlo totalizzante, a diventare la bussola delle sue azioni e delle sue temperature. Esattamente come l'uomo di oggi, in grado di soffrire solo per le proprie tragedie e del tutto impermeabile a quelle altrui, Riccardo non si rende conto del dolore che arreca agli altri o comunque lo ritiene accettabile per il raggiungimento dei propri scopi. Sono questa sua superficialità e questo suo egoismo, questa cecità di un Edipo ancora vedente, a renderlo mostruoso tanto nelle sue fattezze quanto proprio nel suo stesso essere. È nell'incontro con Lady Anna che tutto si tramuta e il dramma di uno diviene il dramma dell'altro, rappresentando così uno specchio a cui è impossibile sottrarsi. Nel loro confronto ogni possibile verità con un unico effetto: l'apertura di un baratro che urla solitudine e il conseguente tentativo di modellare il mondo e gli altri a proprio piacimento. Non lavorare sul sé, ma entrare subdolamente nelle intenzioni dell'altro fino ad assorbirlo, assumerlo, fagocitarlo. Una violenza che supera ogni limite di immaginazione, in cui in fondo ciascuno dei due si trasforma nell'altro, entrambi uccidono il sé, ma solo uno dei due uccide effettivamente l'altro. Il rapporto tra Riccardo III e Lady Anna, la loro storia, non si limita e non può limitarsi a una linea di intenzione (il cosiddetto need) che culmina con la morte, ma deve essere nutrito da un sentimento di profondo eros, nel senso greco del termine e nella sua profonda connessione con thanatos, che spieghi l'esitazione dei due a dividersi e renda difficile per entrambi compiere l'atto fatale. Per questo si è scelto di iniziare a costruire mentre il pubblico entra in sala, con una danza che lasci intendere le premesse alla relazione dei due. Per me Riccardo e Anna sono lo specchio uno dell'altra e contemporaneamente lo specchio di chi giudica e li giudica impietoso, per fuggire alla propria colpa o alla propria "bruttezza". Per questo nella tradizione Riccardo e Anna diventano "la Bella" e "la Bestia". Ho voluto giocare con questo sentire comune e tentare di scardinarlo, provando a mostrare come Riccardo diventa ciò che è perché corroso dal suo desiderio di potere e dalla sua solitudine che sono l'uno causa dell'altro in un cerchio senza fine, e Anna non è la povera vittima che sempre abbiamo immaginato, ma per me a un certo punto si mostra lucida e determinata nel suo desiderio di vendetta a ogni costo. Se il teatro rappresenta l'uomo, non può immaginarlo o tutto bianco o tutto nero, o buono o cattivo. Perché l'uomo è nelle sfumature, nei contrasti, nelle contraddizioni che lo animano, rendendolo meravigliosamente interessante, vivo e denso. Dunque ho cercato di rendere questi personaggi più tridimensionali e attraversare la loro iconografia tradizionale per cercare di "plasmare materia plastica". La loro storia è e deve essere contrastata e l'uno è e deve essere il punto debole dell'altro e contemporaneamente la chiave per raggiungere la cosa che desiderano di più, attraverso la distruzione e la rinuncia: gli opposti si attraggono e ognuno diventa per l'altro "croce e delizia". Si tratta di un odi et amo che si ripercuote su loro cambiandone definitivamente il sentire, l'essere. Riccardo e Anna possono essere emblema di un potere corrotto che sta a tutti i livelli della nostra società e che si esercita attorcigliandosi su se stesso, ignorando colpevolmente il bene della società stessa. Ma potrebbero anche essere una coppia comune, chiusa in una relazione distruttiva dalla quale nessuno dei due riesce a uscire. O ancora una coppia dei nostri tempi che vive la propria relazione all'interno di un reality, sotto gli occhi di un pubblico curioso, da compiacere, da conquistare. Un pubblico che decreterà il tuo successo o il tuo insuccesso. Anna e Riccardo sono l'amore viscerale, quello sbagliato, impossibile. Rappresentano le conseguenze di un egotismo assoluto, quello in cui sempre viene messo il nostro interesse prima dell'altro o prima degli altri. Non importa di chi sia il torto e di chi la ragione. Contano le conseguenze delle nostre azioni. Conta come decidiamo di reagire anche nelle circostanze più tragiche. Conta chi decidiamo di essere e se decidiamo di essere. Insomma, torniamo sempre lì: essere o non essere.

Auretta Sterrantino



20 maggio 2019 lunedì h 21 (teatro) 
Compagnia Umberto Orsini
A PROPOSITO DI GATTI
con Umberto Orsini
uno spettacolo di Umberto Orsini e Paolo Di Paolo - nuova produzione

"Un bel gatto: forte, dolce e vezzoso
Passeggia nel mio cervello
Come a casa sua"

Così inizia una celebre poesia di Charles Baudelaire dedicata al felino più amato dalla letteratura. Da qui prende spunto l'idea di Umberto Orsini e Paolo Di Paolo di lavorare su uno spettacolo teatrale dove al centro c'è uno degli animali insieme più familiari e misteriosi. Presente fin dall'antichità nell'immaginario umano, fra mito e spiritualità, il gatto è sempre stato al centro dell'immaginazione degli scrittori. Si presta alle storie come un protagonista silenzioso e sfuggente, o come una comparsa illuminante e ambigua, un compagno di viaggio astuto e perfino ironico. Dal Sonetto per i miei gatti di Torquato Tasso a T.S. Eliot l'intera storia della letteratura è segnata da zampe feline che percorrono ogni pista. Quella del giallo o del "gotico", come in Edgar Allan Poe: gatti neri che corrono via lasciando scie di mistero. Quella dell'amicizia fra essere umano e "gatti molto speciali", come li chiamava Doris Lessing, magari capaci di inventarsi una loro città, come accade in un racconto visionario di Murakami. Da Maupassant a Kipling, da Keats a Christina Rossetti, fino alla nostra Elsa Morante, un viaggio sorprendente fra gatti, gattini, gattacci e gattari accompagnato dalla colonna sonora della indimenticabile opera musicale "Cats".
Paolo Di Paolo è nato nel 1983 a Roma. E' autore dei romanzi Raccontami la notte in cui sono nato (2008), Dove eravate tutti (2011, Premio Mondello), Mandami tanta vita (2013, finalista Premio Strega), Una storia quasi solo d'amore (2016), tutti nel catalogo Feltrinelli. Molti suoi libri sono nati da dialoghi: con Indro Montanelli, a cui ha dedicato Tutte le speranze (2014, Premio Benedetto Croce), con Dacia Maraini, Antonio Tabucchi, Nanni Moretti. Per il teatro ha scritto Istruzioni per non morire in pace (2015) e adattato La classe operaia va in paradiso (2018), entrambi con la regia di Claudio Longhi. È tradotto in diverse lingue europee.

I gatti di Umberto Orsini, piccoli attori da salotto
L'Amletico 22-5-2019

Orsini: "Roma e i mici un legame straordinario"
il Messaggero 20-5-2019

Amici gatti, le divagazioni di Orsini
la Repubblica 19-5-2019

Orsini, i gatti tra Eliot e Baudelaire
il TrovaRoma 16-5-2019

 

 


25 e 26 maggio 2019 sabato h 21,30 domenica h 18,30 Sala Studio 
BLU TRAMONTO

Di Luigi Belpulsi
Regia Alessandro Prete
Con Luigi Belpulsi   
Produzione Associazione Festa Fun

Ci sono giorni in cui basta poco per stravolgere tutto o per mettere in ordine ogni cosa.
Blu Tramonto è un nome. Il nome di uno scrittore.
Blu Tramonto è il nome di un ragazzo che ha il sogno di scrivere e di esprimere la sua fantasia, la sua creatività e tutti i mondi che vede in ogni secondo della sua vita.
Si sveglia una mattina e scopre con stupore che il caffè è finito e, per iniziare una giornata degna di rispetto, è costretto ad uscire per comprarlo. In un'azione così semplice quanta vita si nasconde?
Blu Tramonto gioca nell'intreccio folle di pensieri, desideri e paure.
Attraverso un continuo flusso di pensieri il protagonista compie il tragitto verso il supermercato, ma ci sono giorni in cui ogni input percepito potrebbe essere la goccia che fa traboccare un vaso, il quale a sua volta rappresenta qualcosa di più grande! Così la passeggiata su un marciapiede si snoda passo per passo nella ricostruzione di un'altra verità.

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25 maggio 2019 h 21 (musica e danza) 
Anteprima assoluta per l'Italia
biglietti: 25 euro

● TEATRO VASCELLO 25 Maggio ROMA
● AMICI DELLA MUSICA Arcangelo Speranza 27 Maggio TARANTO

Anche quest'anno il grande patrimonio del Flamenco andaluso in scena sul palco del Teatro Vascello, direttamente da Almeria (Spagna), in anteprima assoluta per l'Italia, un quartetto d'eccezione..

IL CONCERTO
25 Maggio h 21 
José Del Tomate 'TOMATITO Hijo' & Kiki Cortiñas

Cuarteto feat. 'El Polito' al baile

Il quartetto del chitarrista Tomatito hijo & Kiki Cortiñas al cante, entrambi enfant prodige, il primo è figlio di Tomatito - punto di riferimento del Flamenco in Spagna e in tutto il mondo - Josè Del Tomate 'Tomatito hijo' esordisce a soli 9 anni alla Bienal de Flamenco di Siviglia, per poi continuare a salire sui palcoscenici di tutto il mondo (Lincoln Center di New York al Sadler's Wells di Londra, al Berklee College of Music di Boston…), il cantaor e compositore 'El Kiki' ha pubblicato il suo primo album a 12 anni. Debutteranno per la prima volta in Italia il 25 maggio insieme a musicisti d'eccezione come Cristy Santiago (2a chitarra flamenca) e Antonio Moreno, in arte  'El Polito', bailaor e giovane talento, che promette di arrivare molto in alto, aumentando l'incredibile notorietà dei Farrucos, famiglia a cui appartiene che da generazioni occupa i primi posti del panorama della danza e del baile flamenco in Spagna. Il quartetto presenta nella prima parte il disco d'esordio di Tomatito hijo, edito da UNIVERSAL, dal titolo 'Plaza Vieja'; nella seconda parte del concerto ascolteremo un antologia di brani di Kiki Cortiñas, tra i massimi compositori emergenti del nuovo repertorio flamenco.

alla Chitarra flamenca:
José del Tomate ' TOMATITO HIJO'
Nasce ad Almería nel 1997 in una famiglia di artisti e debutta a soli tredici anni.
Figlio del celebre chitarrista Tomatito, di cui viene considerato l'erede naturale, Josè si è esibito nei più importanti festival di flamenco della scena attuale, dalla Bienal de Flamenco a Siviglia al Festival Internacional del Cante de las Minas, solo per citarne alcuni.
II tocco sicuro e un incredibile istinto del ritmo gli permettono di accompagnare suo padre, dal 2013, nelle lunghe tournée internazionali in scenari come la Town Hall o il Lincoln Center di New York, la Sadler's Wells a Londra, il Berklee College of Music di Boston.
Nel 2016 inizia a comporre i brani per il suo disco d'esordio Plaza Vieja (UNIVERSAL), che incide e pubblica nel 2018 insieme ad artisti d'eccezione come Diego El Cigala, Duquende, Montse Cortés, Piraña, Antonio Serrano.

al Cante
Santiago Cortiñas 'EL KIKI'
Enfant prodige del flamenco, debutta a 9 anni a Madrid nei tablaos Casa Patas, Revolver, Caracol.
Cantaor ma anche raffinato autore, a 12 anni già incide l'album 'Mala suerte' (1996) ed è un fenomeno sulle reti televisive nazionali.
Poi le collaborazioni al fianco di Pepe Habichuela, Chonchi Heredia, Josemi Carmona, Juan Carmona, Javier Massò 'Caramelo', Diego El Cigala, Parrita, Potito, ed entra a far parte del «Tomatito y su Sexteto flamenco» nel 2013, esibendosi in Africa, Europa, Medio Oriente e Stati Uniti.
José Mercé lo invita a cantare alla presentazione live dell'album antologico '40 años de cante' e alla composizione dei brani del suo nuovo disco.
I testi delle sue composizioni provengono dalla penna dei poeti Gori Carmona o Antonio Humanes, 'letristas' di Camarón de la Isla.

alla seconda Chitarra flamenca
Cristy Santiago
Nato ad Almeria, nipote e chitarrista di Tomatito.


al Baile e percussioni
Antonio Moreno Fernández 'El Polito'
Nasce a Siviglia nel 1991 nella famiglia dei celebri bailaores Farruco.
Debutta a soli 9 anni a New York insieme al nonno Farruco e al cugino Farruquito.
Balla sui principali palcoscenici internazionali con gli spettacoli di famiglia come 'Alma Vieja', 'Farruquito y Familia' e nelle compagnie di Joaquín Cortés, Manuela Carrasco,Tomatito.
In tv è stato protagonista della serie 'Masala', prodotta da Tele5.
Puramente flamenco, con il suo stile già riconoscibile, el Polito, promette di arrivare molto in alto, aumentando l'incredibile notorietà dei Farrucos.

 

La chitarra di Tomatito Hijo
il TrovaRoma 23-5-2019



5-6-7 giugno 2019 h 21    
ROCK SYMPHONY '70 '80 '90

Quando grandi capolavori della musica sinfonica fanno incursioni nelle pietre miliari del rock si abbattono confini e si assumono dei rischi. Un quintetto di ottoni combatte contro una chitarra distorta, un quartetto di sax dialoga con i synth, una sezione ritmica irrompe nel celeberrimo allegro con fuoco, voci soliste e coro di 60 elementi cantano gli area, la Pfm, i Gentle Giant, i Led Zeppelin, i Pink Floyd, i Rem ed i Queen, o armonizzano temi di Mozart, Mussorgsky, Stravinsky. Ci si avventura in "luoghi musicali" non convenzionali, non si contrappone il sacro al profano, in realtà non si capisce cosa è sacro e cosa è profano. Rock Symphony 70 80 90 non è un concerto di cover rock né tanto meno di musica sinfonica è senz'altro qualcosa di diverso che ammetto di non saper spiegare meglio di come ho appena fatto.
Vincenzo De Filippo compositore e direttore d'orchestra

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VASCELLO DEI PICCOLI

 

25 novembre – 15 dicembre 2018 sabato h 17 – domenica h 15 (Teatro ragazzi) 
La Fabbrica dell'attore - Teatro Vascello
BELLA E LA BESTIA
diretto e interpretato da Isabella Carle, Matteo Di Girolamo
Marco Ferrari, Chiara Mancuso, Cosimo Coky Ricciolino, Pierfrancesco Scannavino
scene e costumi Clelia Catalano
musiche originali e canzoni Corona Belgrave Claudio e Valerio Russo
supervisione alla regia Maurizio Lombardi
animazioni video aqua-micans group

La Compagnia Dei Giovani Del Teatro Vascello continua a cimentarsi con le favole più classiche. Dopo la loro Cenerentola in cui si sono per la prima volta autodiretti, i ragazzi tornano a incontrare e scontrare le menti per una riscrittura originale della Bella e La Bestia, tratta dalla favola di Charles Perrault. Lo spettacolo si pone l'obiettivo di far divertire e riflettere grandi e bambini, grazie alla loro arma più pericolosa ... l'ironia. La Bella e La Bestia è una grande storia d'Amore, un Amore tra due esseri tanto diversi tra di loro che saprà aprire le porte a una nuova felicità mai immaginata. Sia Bella che Bestia sono desiderosi di cambiare, l'una di uscire dai ritmi lenti e ripetitivi di un piccolo borgo che le sta stretto e l'altra di spezzare un maleficio che lo tiene incatenato al proprio aspetto esteriore, bello o sgradevole che sia. La Bella e la Bestia si stupiranno specchiandosi negli occhi della persona amata vedendosi finalmente trasfigurati, non più così irrimediabilmente diversi, "strani" a vedersi, ma semplicemente resi perfetti dalla forza del loro Amor.

 

La Bella e la Bestia, lezione d'amore
LEGGO 30-11-2018

La bella e la bestia una favola in scena
Trovaroma 22-11-2018

 


dal 2 al 6 gennaio 2019 martedì h 17 e dal mercoledì alla domenica doppia h 16 e h 19  
La Fabbrica dell'Attore – Teatro Vascello, Marco Zoppi
BUBBLES REVOLUTIONS
con Marco Zoppi e Rolanda

2 gennaio 2019 h 17
3 gennaio 2019 h 16
3 gennaio 2019 h 19
4 gennaio 2019 h 16
4 gennaio 2019 h 19
5 gennaio 2019 h 16
5 gennaio 2019 h 19
6 gennaio 2019 h 16
6 gennaio 2019 h 19

Dopo un'assenza di 2 anni, al teatro Vascello tornano Marco Zoppi e Rolanda.
E con loro torna "BuBBles", ormai diventato un'icona internazionale dell'intrattenimento per famiglie. Lo spettacolo, che è stato rappresentato in oltre 40 paesi nel mondo - dagli Stati Uniti alla Russia, dalla Cina alla Colombia passando dal Giappone
(solo per citarne alcuni) – approda al teatro Vascello in un'edizione rinnovata, ancora più spettacolare, ancora più magica, ancora più suggestiva!
Le bolle di sapone saranno, come sempre, le indiscusse protagoniste sul palco ma insieme ad acqua, aria e sapone, si aggiungerà un nuovo elemento
– la luce –
in una forma mai vista prima d'ora. Il tutto presentato con la destrezza e la maestria che con-traddistinguono Marco Zoppi e Rolanda e che li portano a detenere saldamente, sin dal 2014, il titolo di migliori Artisti delle Bolle di Sapone Europei.
Una ricerca senza fine, un percorso quasi alchemico, alla scoperta dei più spettacolari effetti che gli elementi possono realizzare per potervi offrire il sogno ad occhi aperti più reale che ci sia!

Magie al Vascello: Revolution per bimbi
il Messaggero 6-1-2019

La magia di "Bubbles Revolutions" al Vascello
il Messaggero 5-1-2019

10 domande a Rolanda Sabaliauskaite
il Messaggero 4-1-2019

Aria, acqua, luce, bolle di sapone: ed è Bubbles show
il Corriere della Sera 2-1-2019

Non solo bolle di sapone, la magia è anche nelle luci
la Repubblica 2-1-2019

"Bubbles Revolution" in scena al Vascello
il Messaggero 2-1-2019


12-13 gennaio 2019 sabato h 17 – domenica h 15 (Teatro ragazzi) 
matinée venerdì 11 gennaio h 10.30
Teatro delle Marionette degli Accettella
I SEGRETI DI POLLICINO
liberamente ispirato a Le Petit Poucet di Charles Perrault e Diario segreto di Pollicino di Philippe Lei-chermeier e Rebecca Dautremer
di Silvia Grande e Stefania Umana
con Lavinia Anselmi e Stefania Umana
scenografia e proiezioni dal vivo Andrea Croci musiche originali Dino Semeraro e Giuseppe Soloperto
figure e costumi Matteo Rigola
tecnica Teatro d'attore, proiezioni, ombre e figure
fascia d'età consigliata per tutti - pubblico delle famiglie

Dora e Palmira sono due sorelle, una piena di qualità, ma tanto insicura, l'altra piena di qualità e molto sicura di sé.
Le due sorelle stanno giocando nella loro stanza e, come al solito, Palmira costringe Dora a sottoporsi a una serie di sfide e gare. Dora si vorrebbe sottrarre, ma non ne ha il coraggio, non riesce a tirare fuori il carattere e ribellarsi alla sorella. Proprio facendo leva su queste insicurezze, Palmira la provoca per ottenere ciò che vuole, o semplicemente per metterla alla prova.
Il loro è, in qualche modo, un rapporto fra oppressore e oppresso, in una dinamica che i bambini conoscono molto bene.
Ma quel giorno, nella loro stanza, succederà qualcosa che ha dell'incredibile. In quel luogo condiviso, di giochi e di studio, di complicità, ma più spesso di competizione, ingrigito dalla rivalità, un'antica fiaba, Pollicino, prenderà vita e salverà le due sorelle, rivelando loro il suo segreto più profondo: C'è solo una cosa che ti può salvare, scoprire chi sei !
Dora e Palmira saranno inizialmente incredule spettatrici, travolte, loro malgrado, dalla storia. Man mano, però, saranno loro stesse a ricostruire l'incredibile viaggio del settimo figlio di due boscaioli, così piccolo che "quando era venuto al mondo non sembrava più grande del dito pollice, perciò lo chiamarono Pollicino. Il povero piccolo era diventato il capro espiatorio della famiglia, e gli davano sempre torto".
Insieme a Pollicino e ai suoi fratelli, Dora e Palmira attraverseranno il bosco, sconfiggeranno i lupi, l'orco e le loro paure, tornando a casa vincitrici.

I SIGNIFICATI
L'intento è quello di utilizzare come punto di partenza del progetto una fiaba classica, Pollicino, che ha radici antichissime risalenti alla tradizione orale e popolare, facendo riferimento alla riscrittura di fine Seicento di Charles Perrault. Le fiabe resistono all'usura del tempo poiché parlano del destino dell'uomo, in esse infatti, si esprimono in modo semplificato alcuni dilemmi esistenziali dell'essere umano comprensibili a livello inconscio anche dai bambini, da qui il loro fascino immortale.
Pollicino è la storia di chiunque si sia sentito almeno una volta debole e confuso e sia poi riuscito a mettere ordine, prendendo in mano il proprio destino, o abbia sperato o immaginato di farlo, o chi ancora stia lottando per crescere. Essendo una storia di formazione, ha potuto parlare a Dora e alla stessa Palmira e parla ad ognuno di noi. È chiaro che per noi Dora è un Pollicino moderno, ponte fra palco e platea che, ripercorrendo l'avventura del protagonista, rende espliciti alcuni significati intrinseci alla fiaba classica. Palmira è un riferimento meno diretto, ma a pensarci bene, anche lei, con il suo atteggiamento aggressivo, da bulla, ci fa pensare a qualcuno che sta perdendo la strada e tempo ed energie, dunque anche lei ha qualcosa da imparare dal viaggio del nostro eroe.
In Pollicino l'attraversamento del bosco è lo scioglimento di un nodo di emozioni: è al buio con i suoi fratelli, sono spaventati, si sentono soli e abbandonati, preda di un turbine di emozioni contrastanti che non riescono a riconoscere e comprendere, si sentono persi. Ma poi, traendo forza dalla difficoltà, Pollicino riesce a far chiarezza e dipana la matassa: sceglie una strada, quella del coraggio che lo porta verso la luce lontana. Trascina con sé i sei fratelli e da questo momento, la storia cambia: affrontando l'ignoto e il terribile, Pollicino scopre forme e potenzialità della sua intelligenza mentale ed emotiva e, da bambino fragile, si trasforma in una specie di Supereroe, che affronta con coraggio il proprio destino e ne diventa padrone. Sconfigge il male e le sue paure (l'orco cattivo) in nome dell'amore per i propri fratelli e per tutta la famiglia. Attraverso l'esperienza della perdita e dell'abbandono, si apre la possibilità della salvezza, che forse è semplicemente crescere e trovare se stessi. C'è un'unica cosa che ti può salvare, scoprire chi sei.

CARATTERISTICHE DELLO SPETTACOLO
Per raccontare questa storia si utilizza una tecnica mista: il lavoro d'attore è integrato dal linguaggio simbolico ed evocativo delle videoproiezioni, delle ombre, della lavagna luminosa e dei burattini. Indagare le possibilità della mescolanza dei linguaggi serve a raccontare in maniera efficace la storia di Dora e Palmira e quella di Pollicino che si muovono fra due poli: il mondo realistico, che incontriamo all'inizio e il mondo fantastico, cui si giunge attraversando il bosco, fino ad arrivare alla casa dell'orco, per poi procedere a ritroso e tornare a casa, arricchiti dalle esperienze che ogni percorso di crescita porta con sé.

Per ogni spettacolo si organizzano feste di compleanno presso il teatro abbinate agli spettacoli per i bambini, info ai numeri del teatro vascello

Per contattarci >>> Cristina D'Aquanno ufficio promozione 3405319449 (cellulare) Teatro Vascello 06 5881021 – 06 5898031 - fax 06 5816623

 


19-20 gennaio 2019 sabato h 17 – domenica h 15 (Teatro e danza ragazzi) 

YOGA TALES

Spettacolo interattivo per i bambini
di e con
Maria Grazia Sarandrea e Basia Wajs

scenografie Maddalena Giansanti
musiche e costumi tradizionali orientali

Yoga Tales è uno spettacolo interattivo per bambini, ideato e interpretato da Maria Grazia Sarandrea e Basia Wajs, che prende spunto dalla millenaria cultura indiana dello yoga. Scenografie simboliche e colorate fanno da sfondo allo spettacolo. Fiabe magiche rievocano ai piccoli spettatori/protagonisti posizioni ispirate agli animali e alla natura.
Come personaggi giunti da un mondo lontano, le due protagoniste avvicinano i bambini al mondo dei suoni e delle danze orientali, li conducono in atmosfere fantastiche attraverso il canto, li fanno esercitare nell'esecuzione dei mudra indiani e nella ripetizione di termini in sanscrito e cinese. Infine li conducono al rilassamento secondo le tecniche dello yoga, che donano al corpo e alla mente equilibrio e armonia.
YogaTales rappresenta un primo approccio allo Yoga per la cura del corpo e della mente attraverso l'arte della musica, del canto e della danza. Yoga Tales rappresenta per i bambini un'esperienza significativa di arricchimento culturale e sviluppa una nuova consapevolezza corporea. E' una grande magia che rimane custodita dentro di sé. Si ringrazia per il sostegno: balletto 90, IALS, Movimento Danza
fascia d'età consigliata per tutti - pubblico delle famiglie

Per ogni spettacolo si organizzano feste di compleanno presso il teatro abbinate agli spettacoli per i bambini, info ai numeri del teatro vascello.

YOGA: la fusione di corpo e mente
La Yoga è un'antica disciplina nata in India che insegna a far funzionare al meglio il nostro corpo, traendone la massima energia e armonia. Lo Yoga può essere praticato da grandi e piccini ed ha un'efficacia insuperabile sul sistema psicofisico, agendo contemporaneamente sul corpo e sulla mente, strettamente collegati.
La pratica dello Yoga prevede l'apprendimento e l'esecuzione di respirazioni controllate denominate pranayama che apportano ossigeno ed energia ad ogni cellula dell'organismo e lo studio di diverse posizioni statiche e dinamiche ispirate alla natura e agli animali, chiamate asana, che rafforzano la muscolatura e lavorano sulla simmetria. 
Lo Yoga inoltre aiuta a preservare l'integrità del sistema nervoso attraverso la pratica del rilassamento che serve ad eliminare le tensioni che si accumulano quotidianamente nel corpo. Lo Yoga è la tecnica ideale per prevenire malattie e per proteggere il corpo in generale, attraverso lo sviluppo di una sensazione di maggior fiducia e sicurezza in se stessi.

MARIA GRAZIA SARANDREA

Maria Grazia Sarandrea, danzatrice, coreografa, percussionista, studiosa di danze etniche di diversi paesi del mondo, si laurea in Storia del Teatro e dello Spettacolo presso la Facoltà di Lettere dell'Università 'La Sapienza' di Roma. Svolge ricerche sul campo in India e studia vari stili di danza con maestri di fama internazionale sia in Italia che all'estero. Partecipa con i suoi spettacoli a numerosi festival tra cui La danza Italiana , La Festa Europea della Musica. Lavora come danzatrice e coreografa per RAI3. E' ospite in varie trasmissioni televisive tra cui Alle Falde del Kilimangiaro e Unomattina. Insegna Tribal, danza etnica contemporanea e Nataraja Yoga, una tecnica di Yoga in danza.

BASIA WAJS

Basia Wajs, studia sinologia cinese presso l'Università di Vienna. Consegue il master di Teatro a Shanghai, presso Shanghai Theater Academy. Danzatrice, coreografa e attrice, approfondisce la danza moderna, jazz, contemporanea, afro in diversi paesi, lavorando in Cina, Austria, Germania e Inghilterra. In Italia partecipa a numerose tournée teatrali ed ad eventi internazionali come 'Story Teller'. E' ospite in alcuni programmi televisivi. Attualmente lavora come Language Artist, trasmettendo la lingua cinese, inglese e tedesca attraverso il teatro, la danza e l'arte.

Raccontami dello yoga
TROVAROMA 17-1-2019




26-27 gennaio e 2-3 febbraio 2019 sabato h 17 – domenica h 15 (Teatro ragazzi) 
La Fabbrica dell'Attore – Teatro Vascello/Associazione Nomen Omen
LA SPADA NELLA ROCCIA: LA STORIA DI RE ARTÙ
adattamento teatrale e regia di Danilo Zuliani
con Alessandra Cavallari - goverante Nunù
Dimitri D'Urbano SIR Ector e Pellinore
Luca Laviano Sir Kay e Archimede
Riccardo Grandi Artù
Alessandra Maccotta Maga Vegana
Vincenzo Paolicelli Sir Kay e Archimede
Danilo Zuliani Mago Merlino
musiche originali di Michele Piersanti
eseguite dal vivo da Michele Piersanti e Francesco Sennis
scenografie Anthony Rosa  e Emiliano Capone
costumi di Anthony Rosa e Martina Marcucci
aiuto regia Alessandra Cavallari

Un giorno qualunque, un giorno normale,
con occhi più attenti diventa speciale.
Come ogni seme, portato dal vento,
in terra sepolto diventa portento.
Il piccolo Artù, come ogni bambino,
è un seme caduto con un grande destino.

"Chiunque estrarrà questa spada da questa roccia sarà re" ovvero l'avvincente saga del leggendario Artù, nel suo percorso formativo che da fanciullo lo porterà ad essere un uomo. Un percorso avventuroso, denso di scoperte, accompagnato e sostenuto da un maestro d'eccezione: il saggio Mago Merlino. Una commedia musicale con atmosfere medievali in ambiente fantastico e armonizzato dalle note della musica dal vivo
fascia d'età consigliata per tutti - pubblico delle famiglie
Tecnica d'attore e musica dal vivo

Per ogni spettacolo si organizzano feste di compleanno presso il teatro abbinate agli spettacoli per i bambini, info ai numeri del teatro vascello

La spada nella roccia in musica
LEGGO 25-1-2019

Mago Merlino, Re Artù e la leggenda della spada
TROVAROMA 24-1-2019




9-10 febbraio 2019 sabato h 17 – domenica h 15 (Teatro ragazzi) 
Accademia Italiana del Flauto
GALATEA RANZI in
IL BARONE LAMBERTO
di Gianni Rodari
adattamento Ennio Speranza
regia Stefano Cioffi
musiche Luigi Marinaro illustrazioni Rita Petruccioli Orchestra Senza Tempo Luigi Marinaro, direttore

Il barone Lamberto è un vecchio decrepito, amareggiato da numerosi acciacchi, veri o presunti. La sua vita cambia radicalmente, quando decide di applicare alla lettera una massima religiosa dell'antico Egitto: «L'uomo il cui nome è detto resta in vita». Paga infatti sei persone, perché ripetano senza sosta il suo nome ed ecco rifiorire in lui salute e giovinezza. Con ritrovata arguzia e con il suo corpo, che si rigenera a ogni momento, tiene addirittura testa a una banda di malfattori; si riprende persino da una morte momentanea e, quando rinasce, decide di ricominciare tutto da capo: infatti è ritornato bambino.
Un classico della letteratura rodariana ci concede un viaggio su due vite, un'esperienza raccontata dalla voce della straordinaria Galatea Ranzi con l'accompagnamento di 20 percussionisti e 30 flautisti tutti delle scuole medie di Roma .

10 domande a Galatea Ranzi
il Messaggero 10-2-2019

Le favole di Rodari al teatro dei piccoli
TROVAROMA 7-2-2019




dal 16 febbraio al 10 marzo 2019 sabato h 17 – domenica h 15 (Teatro ragazzi) 
matinee martedì 19 febbraio h 10.30

La Fabbrica dell'Attore - Teatro Vascello
IL LIBRO DELLA GIUNGLA
da Rudyard Kipling
scritto da Valerio Russo
diretto da La compagnia dei Giovani del Teatro Vascello
interpretato da Isabella Carle, Matteo Di Girolamo, Marco Ferrari, Mario Piana, Cosimo Ricciolino, Pierfrancesco Scannavino
Coreografie Rossana Longo - Ballerine Eleonora Chiodo, Elena Zoia
musiche Claudio Corona Belgrave
costumi e scene Clelia Catalano e Silvia Colafrancesco
video proiezioni Paride Donatelli

I giovani attori del Teatro Vascello propongono ancora una volta un divertentissimo lavoro, partendo in questa occasione dalla famosa opera letteraria Il Libro della Giungla di Rudyard Kipling, giovanissimo premio Nobel per la Letteratura nel 1907.
Grazie a un allegro e talentuoso team creativo, le famiglie verranno catapultate nel mondo del piccolo cucciolo d'uomo: canti dal vivo e coreografie evocheranno atmosfere tipicamente indiane, con costumi e maschere fatte a mano dalla talentuosa Clelia Catalano che coloreranno ulteriormente la scena lasciando indubbiamente gli spettatori piccoli e grandi senza parole. E, attraverso l'arte, in maniera gioiosa e leggera, verranno affrontati anche temi importanti, come quelli dell'amicizia e dell'ecologia.


dal 16 marzo al 14 aprile 2019 sabato h 17 – domenica h 15 (Teatro ragazzi) 
matinée venerdì 5 aprile h 10.30 tutta esaurita, nell'eventualità è necessario aprire un'altra matinée

La Fabbrica dell'Attore – Teatro Vascello/Associazione Nomen Omen
KIRIKÙ un eroe piccolo piccolo
Adattamento teatrale e regia di Danilo Zuliani
Aiuto regia: Alessandra Maccotta
Con Alessandra Maccotta, Aron Tewelde, Valeria Wandja, Jesus Issa Seck, Yonas Aregay Kidane, Francesca Piersante
Musica dal vivo: Gbai Ange Patrick
Creatore marionetta: William Ercolano Monteiro 
Coreografie: Rossana Longo
Scenografie e costumi: Anthony Rosa
Audio e luci: Stefano Germani
Foto di scena: Stefano Manocchio
Illustrazione: Alessandra Cavallari
fascia d'età consigliata per tutti - pubblico delle famiglie

ecco le repliche nel dettaglio
16 marzo h 17 - 17 marzo h 15 - 23 marzo h 17 - 24 marzo h 15
30 marzo h 17 - 31 marzo h 15 - 6 aprile h 17 - 7 aprile h 15
13 aprile h 17 - 14 aprile h 15

Dall'Africa a Roma, una storia che parla di fratellanza tra i popoli e del potere di un singolo bambino di contribuire alla vittoria del bene sul male

Un villaggio africano è dominato dalla perfida strega Karabà che si appropria di uomini, ricchezze e risorse indispensabili come l'acqua. Tutti nutrono nei suoi confronti timore e sottomissione. Un giorno viene al mondo Kirikù, che nonostante le fattezze di bambino ha già chiara la propria missione: liberare il villaggio dalla schiavitù. Per compiere questa impresa, dovrà scontrarsi con i pregiudizi e l'individualismo degli adulti, affrontare pericolosi animali e vincere con astuzia gli ostacoli che gli si presentano. Grazie al percorso che renderà Kirikù un uomo, anche Karabà subirà una trasformazione: il giovane infatti la libererà dalla spina velenosa che la rendeva malvagia e l'amore trionferà sul male. Dall'Africa a Roma, un racconto che arriva dritto al cuore auspicando la fratellanza tra i popoli e un senso di giustizia che vada oltre il colore della pelle. Una storia narrata dal protagonista (in versione umana e marionetta) ai piccoli spettatori attraverso teatro d'attore e di figura e accompagnata da musica dal vivo.

Per ogni spettacolo si organizzano feste di compleanno presso il teatro abbinate agli spettacoli per i bambini, info ai numeri del teatro vascello

 

C'era una volta in Africa
Teatrionline 26-3-2019

Kirikù
il Foyer 23-3-2019

Kirikù, eroe bambino
lenuovemamme.it 19-3-2019

Kirikù, un bambino contro il razzismo
metro 14-3-2019

 


 

Informazioni

Orari spettacoli: dal lunedì al sabato ore 21 domenica ore 18
Sala Studio ore 21.30 domenica ore 18.30
Foyer letterario ore 18

Vascello dei Piccoli: sabato ore 17 e domenica ore 15
Marco Zoppi Bubbles replica martedì 2 gennaio 2019 ore 17 e dal 3 al 6 gennaio tutti i giorni alle ore 16 e alle ore 19

Giorni di chiusura del teatro:
24-25 dicembre 2018 1° gennaio 2019 e 19-20-21-22 aprile 2019

Orari biglietteria da settembre 2018 a maggio 2019:
lunedì h.10-17
(ad eccezione dei giorni in cui è prevista la rappresentazione fino alle ore 21.30)
Dal martedì al -sabato h.10-21.30
domenica h. 14-19

Biglietteria:
Prosa: intero € 20 - ridotto over 65 € 15 - ridotto studenti € 12
danza e musica: intero € 15 - ridotto over 65 e studenti € 12
vascello dei piccoli: posto unico € 10
sala studio e foyer: posto unico € 10
servizio di prenotazione per tutti gli spettacoli € 1 a biglietto

Abbonamenti:
abbonamento Free Classic € 90,00: 10 spettacoli a scelta programmazione prosa, musica e danza

abbonamento Love € 80,00: 4 spettacoli in coppia, a scelta programmazione prosa, musica e danza

abbonamento Family € 40,00: programmazione Vascello dei Piccoli 5 ingressi cumulabili per adulti e bambini

Card regalo da € 48 programmazione prosa, musica, danza, sala studio e vascello dei piccoli (ingressi consentiti in relazione al costo del biglietto pubblicato)

 

 

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#Prosa #Danza #Musica #TeatroDanza #Performance #Readingletterari #Clownerie #Circo #Concerti #SpettacoliperBambini #FestivaL #Eventi #Laboratori

 

Spettacoli passati

12-13-14 settembre 2018  h 21 (danza) 
Lo spettacolo è adatto anche alle famiglie e ai bambini.
Associazione Spellbound in collaborazione con Fabbrica C
COLLAPSE
direzione e coreografia Francesco Sgrò


17-18 settembre 2018  h 21  (danza)

Produzione Twain Centro di Produzione Danza Regionale
LITTLE SOMETHING
regia e coreografia Loredana Parrella
interpreti Yoris Petrillo, Elisa Melis, Luca Zanni, Maeva Curco Llovera, Enea Tomei
testi rielaborati da Beatrice Balla
musiche originali Current  costumi Andrea Grassi  voce recitante Enea Tomei
Spettacolo Vincitore i Teatri del Sacro 2017


21-22-23 settembre 2018  venerdì e sabato h 21 – domenica h 18   (danza) 
DaCru Dance Company
theKITCHENtheory
concept e regia Marisa Ragazzo
coreografie Marisa Ragazzo e Omid Ighanì


Evento speciale

Lunedì 1 e Martedì 2 Ottobre 2018 ore 21.00 - SPETTACOLO FUORI ABBONAMENTO 
Ondadurto Teatro presenta
TERRAMIA 
Diretto da: Marco Paciotti 


Il Teatro Vascello festeggia il Leone d'oro di Flavia Mastrella e Antonio Rezza

Sabato 6 Ottobre 2018 ore 21.00 - SPETTACOLO FUORI ABBONAMENTO
ANELANTE 
di Flavia Mastrella  Antonio Rezza
con Antonio Rezza 
e con Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Enzo Di Norscia
(mai) scritto da Antonio Rezza
habitat di Flavia Mastrella


Domenica 7 ottobre ore 18,30 - SPETTACOLO FUORI ABBONAMENTO - Ingresso 10 euro
ASSOCIAZIONE CULTURALE MARCO TASCHLER
TAPUM!
Parole e musica d'amore e morte nella Grande Guerra

di Cesare del Prato
Coro Polifonico Marco Taschler
Voci Soliste del Coro
Letture di: Lorenzo Parrotto e Maria Giulia Scarcella
Chitarra: Renato Bonanni
con la partecipazione di Stefania Scolastici
Pianoforte e direzione: Cesare del Prato


9 ottobre 2018  h. 21 (musica) 
Calendario Civile Circolo Gianni Bosio
ROMA FORESTIERA  NAUFRAGIO DI LAMPEDUSA 3 ottobre 2013
con  Hedvi Dilara, voce, Kurdistan   Madya Diebate, kora, Senegal   Sushmita Sultana, voce e harmonium, Bangla Desh  Abderraazak Thelmi, voce, gibril, Marocco  Roxana Ene e Franco Pietropaoli, voce e chitarra, Romania-Italia   Coro multietnico Romolo Balzani


10-11 ottobre 2018 h.21 (teatro)  SPETTACOLO PER TUTTI
Compagnia del Loto di Teatrimolisani
STEFANO SABELLI e GIANMARCO SAURINO
MOBY DICK, LA BESTIA DENTRO
tratto da Melville
musiche, composte ed eseguite dal vivo da GIUSEPPE SPEDINO MOFFA
testo e regia Davide Sacco


 

17 ottobre 2018  h.21 SPETTACOLO PER TUTTI 
Festival Francese Gouttes de Théâtre // Gocce di teatro
Compagnia Tout Pour être Heureux
TOUT POUR ÊTRE HEUREUX
LA COPPIA, LA VITA IN DUE: DESIDERIO, TRADIMENTO, REDENZIONE, FAMIGLIA, LAVORO, VITA, LA REALTÀ!
messa in scena Isabelle Courger
attori Christian Poissonneau e Isabelle Courger

Guarda il trailer >

È dolce, è tenera, a volte è divertente e crudele. I personaggi in libertà ci portano con loro nelle tribolazioni di un destino ricco di colpi di scena.
La ricetta della felicità, una terapia non convenzionale in cui anche il pubblico ha voce in capitolo. Abbiamo la scelta, anche per ridere!

Tout pour être heureux
Le couple dans tous ses états !
Deux tourtereaux sont sur le point de fêter leurs 35 ans de mariage, quand un SMS inopportun vient gâcher les romantiques noces de rubis. L'heure des comptes a sonné et la bonne humeur qui se grippe fait remonter en flash-back, les maux des vieilles rancunes oubliées. Adieu projets, quiétude et harmonie ! Le couple analyse, avec un humour féroce, ses déboires, ses révoltes, ses trahisons et petits arrangements avec l'amour.
Témoin de cette ébullition conjugale, un troisième acteur, le public, est sollicité pour aider au replâtrage des fissures et repêcher ces vieux amants au bord du naufrage.  Christian Poissonneau et Isabelle Courger, respectivement auteur et metteur en scène,  manient avec beaucoup d'autodérision et de talent cette traversée du 4eme mur.  Rebondissant sur chaque intervention du public, ils laissent s'échapper all'improviso des réflexions fulgurantes et jouissives sur l'amour et la vie à deux!
Au-delà de la délicieuse comédie sentimentale, l'explosion de ce couple dont l'amour est cruellement mis à l'épreuve est finement analysée par l'auteur à l'aide des grands thèmes sociétaux actuels : maladie, égalité des sexes, orientation sexuelle, mais aussi solidarité et vivre ensemble.
Il en résulte une thérapie de couple moderne, hilarante et féroce, délicieusement bien jouée, où le public est pris à partie pour le meilleur et pour le rire !

Gocce di teatro francese
TrovaRoma 11-10-2018

 

 

18 ottobre 2018  h.21 SPETTACOLO PER TUTTI 
Festival Francese Gouttes de Théâtre // Gocce di teatro
Compagnia Tout Pour être Heureux
UN EMPLOI NOMMÉ DÉSIR
di Christian Poissonneau
messa in scena Isabelle Courger
attori Christian Poissonneau Isabelle Courger e Hélène Sandoval

Guarda il trailer >

Questo brano scritto da Christian Poissonneau su un'idea originale di Solidarités Nouvelles contro la disoccupazione, le realtà affrontate dalle persone in cerca di lavoro: pregiudizi, isolamento sociale ...è stato messo in scena con umorismo.
Questa è la storia di Marie, una giovane «sulla cinquantina», che è stata licenziata durante la notte, non avrebbe mai immaginato di essere disoccupata. Gli spettatori sono immersi nella vita quotidiana di questa donna che mette tutta la sua energia nella sua ricerca di un lavoro.

L'odyssée tragi-comique du chercheur d'emploi !
Marie, jeune quinquagénaire, travaille avec succès depuis 15 ans dans la même entreprise. Une onde de choc, aussi inattendue qu'inconcevable, vient bouleverser sa vie : Marie est licenciée du jour au lendemain.
S'ensuit, à travers une succession de scènes cocasses et mordantes, l'odyssée sociale tragi-comique du chercheur d'emploi, cet « en-trop », victime de la loi du marché. Depuis l'annonce de son licenciement à ses proches jusqu'à la perte de l'estime de soi, l'héroïne, émouvante et comique, nous fait témoins de ses combats quotidiens désespérés face aux préjugés humiliants des actifs, aux pertes de repères, à la logique absurde des recruteurs, au spectre de la précarité , aux compromissions culpabilisantes, à la fébrilité du couple.

Ecrite (et jouée) par Christian Poissonneau sur une idée originale de Solidarités Nouvelles face au Chômage, la pièce de théâtre révèle la rapidité à laquelle les liens sociaux se distendent lorsqu'une personne perd son emploi. Le regard des anciens collègues, des recruteurs, des amis, de la famille et de la société tout entière se tord, comme à travers un miroir déformant.

Rythmé par des scènes d'interaction avec le public et un procédé efficace de mise en abyme, le spectacle amène le spectateur à réfléchir sur ses propres préjugés et contradictions face au chômage et aux chômeurs, mais l'invite aussi à reprendre le pouvoir sur ce que la société semble vouloir imposer comme une fatalité, à re-devenir solidaire et acteur de son propre destin.

Un spectacle drôle et cathartique, qui pose des questions et ouvre finalement sur une perspective enthousiasmante. Que ferons-nous sans travail ? Du théâtre pourquoi pas… ?

Festival Francese Gouttes de Théâtre
TrovaRoma 18-10-2018

Quando il teatro parla francese
Corriere della Sera 17-10-2018

 

23 ottobre 2018 h. 21 | Teatro e Musica 
Festival Flautissimo       PRIMA ASSOLUTA
TOCCARE LE NUVOLE
di Philippe Petite
con Massimo Popolizio e Javier Girotto
musiche di Javier Girotto

"Il funambolismo non sarà mai uno sport. Lo sport lo si fa per divertimento, per competere, non ha la profondità di un'arte. Io faccio teatro nel cielo. E questo in solitudine. In qualunque artista che si appassioni alla propria arte c'è sempre solitudine. È importante essere soli".  Massimo Popolizio racconta quella mattina del 7 agosto 1974 quando Philippe Petite tirò un filo tra le Torri Gemelle e lo percorse per ben otto volte, solo, a 400m dal suolo: fu la più straordinaria passeggiata che il mondo ricordi.

Flautissimo torna sul palco del Vascello
Metro 23-10-2018

Popolizio tocca le nuvole per via di Flautissimo
la Repubblica 23-10-2018

10 domande a Javier Girotto
il Messaggero 22-10-2018

Popolizio in "Toccare le nuvole"
Leggo 22-10-2018

"Flautissimo": Popolizio e Girotto omaggiano Petit, l'uomo volante
Corriere della Sera 19-10-2018

Flautissimo con Girotto e Popolizio
TrovaRoma 18-10-2018


29 ottobre 2018 h.21 | Teatro e Musica  
Festival Flautissimo 
LA PASSEGGIATA
di Robert Walser
a cura di Teresa Pedroni
con Roberto Herlitzka
musica dal vivo Alessandro Di Carlo e Alberto Caponi
violoncellista Donato Cedrone

Un testo che lascia un'orma più che labile sul sentiero che attraversa, entrando nel solco di una lunga tradizione che unisce l'architettura dei luoghi al processo creativo di un'opera letteraria. Il dolce naufragare del viandante come metafora della vita è il tema trattato con struggente e delicata commozione ne La passeggiata. Roberto Herlitzka accompagnato dal clarinetto di Alessandro Di Carlo e dal violino di Alberto Caponi darà voce alle riflessioni, gli incantamenti e le magiche intuizioni che il poeta racconta durante il suo camminare. Come ha avuto modo di commentare Gabriele Ghiandoni, "l'impianto è all'apparenza realistico, ma il ritmo è da fiaba."

Herlitzka nel reading-concerto "La Passeggiata" di Walser
Leggo 28-10-2018

La "Passeggiata"di Roberto Herlitzka
il Messaggero 28-10-2018

Walser, "La passeggiata" e l'arte del camminare
la Repubblica 28-10-2018

Roberto Herlitzka a Flautissimo
ilMessaggero 24-10-2018

 


4 novembre 2018  h. 18 | Teatro e Musica  
Festival Flautissimo 
LA STRADA
di Cormac McCarthy
regia e video Stefano Cioffi
con Guglielmo Poggi
musiche eseguite dal vivo da Francesco Berretti  

Un uomo e un bambino, padre e figlio, senza nome. Sempre a piedi, spingono un carrello, pieno del poco che è rimasto, lungo una strada americana. La fine del viaggio è invisibile. Circa dieci anni prima il mondo è stato distrutto da un'apocalisse nucleare che lo ha trasformato in un luogo buio, freddo, senza vita, abitato da bande di disperati e predoni. Non c'è storia e non c'è futuro. Mentre i due cercano invano più calore spostandosi verso sud, il padre racconta la propria vita al figlio. Dopo molte tribolazioni arrivano al mare; ma è ormai una distesa d'acqua grigia, senza neppure l'odore salmastro. Raccolgono qualche oggetto da una nave abbandonata e continuano il viaggio verso sud, verso una salvezza possibile.

La strada, il capolavoro di Cormac McCarthy in scena
Left 2-11-2018

 


5 novembre 2018 h. 21 (musica)
1918-2018 IL PIAVE MORMORAVA
canti e scritti della grande guerra
con il Coro Malga Roma Associazione Nazionale Alpini
un progetto di Giuseppe Posarelli

serata a ingresso libero in onore dei Caduti della Grande Guerra

A tutti gli italiani che hanno combattuto la grande guerra nelle trincee alpine, tutti quelli che a casa soffrivano i lutti, le pene, le angosce della guerra e a tutta l'Italia di allora, vanno i nostri sentimenti di partecipazione, condivisione e ringraziamento per averci permesso di vivere oggi più uniti e consapevoli della grandezza del nostro paese. Viva l'Italia  

 


 

6 novembre 2018 h 21 | Teatro e Musica  
Festival Flautissimo 
FACE TO FACE
(ON THE ROAD)

Fabrizio Bosso tromba
Luciano Biondini fisarmonica

Il jazz è rivoluzione, dei suoni, dei costumi, della socialità. Le sue armonie sono la storia degli afroamericani e del loro riscatto. Bosso è interessato alla società che si muove attorno al jazz, un universo notturno di anime inquiete, mosse dal desiderio di cambiamento, dalla forza di un'innovazione che va oltre l'universo musicale.
Fabrizio Bosso è uno dei grandi del jazz italiano di oggi, trombettista dotato di stile, personalità e tecnica, di un gusto per la ricerca che si affianca con facilità a quello per l'intrattenimento, di un'intelligenza che gli consente di essere leader e sideman perfetto. E di suonare cose speciali, come il fantastico soul jazz che propone con Luciano Biondini alla fisarmonica.

"Flautissimo", Bosso incanta il Vascello
il Messaggero 6-11-2018

Bosso e Biondini live "Face to face"
il Corriere della Sera 6-11-2018

Flautissimo a tutto jazz con il faccia a faccia tra Bosso e Bondini "la musica è gioco"
la Repubblica 2-11-2018

Biondini e Bosso, faccia a faccia
Trovaroma 1-11-2018

 


12 novembre 2018 h.21 | Teatro e Musica  
Festival Flautissimo 
HISTOIRE DU SOLDAT
di Igor Stravinskij in occasione del centenario della prima esecuzione

con Massimo Wertmuller
Alessandro Murzi direttore 
Ensemble strumentale Music Theatre International
&
"NOI E LORO"

viaggio alla ricerca dell'identità perduta – prima esecuzione assoluta

Rappresentato per la prima volta al Teatro Municipale di Losanna il 28 settembre 1918, l'HIstoire du Soldat sarà in scena al Teatro Vascello di Roma (12 novembre),  nel centenario della sua composizione, nell'ambito della XX edizione di Flautissimo.

Il nuovo allestimento curato dall'associazione culturale Music Theatre International, vede come voce narrante Massimo Wertmuller, affiancato sulla scenda da giovani interpreti, come nella prima esecuzione in cui Stravinskij e Ramuz impegnarono professionisti e studenti dell'Università di Losanna. Così anche il nuovo lavoro per la mise-en-espace di Paola Sarcina e la direzione musicale di Alessandro Murzi, che curano anche l'adattamento italiano del testo, affianca a professionisti della scena e della musica, giovani interpreti (Hanad Sheikh  il soldato, Michele Nardi il diavolo, Federica Lanza la principessa)  e studenti universitari, che si cimentano per la prima volta con questo capolavoro del teatro musicale da camera. 

La trama dell'Histoire - la "folle iniziativa" come l'aveva definita lo stesso Stravinskij-,  è ispirata alla raccolta di fiabe popolari russe di Aleksandr Nikolaevič Afanas'ev, da lui molto amate. Nell'allestimento del Vascello l'azione si sposta nello scenario delle guerre contemporanee e dei conflitti interculturali, sul confronto irrisolto tra la società collettivista e quella individualista: porta in scena l'uomo alla ricerca della propria identità e storia, nel tentativo di sfuggire alla realtà del proprio destino. Il diavolo diventa così la metafora della cultura eurocentrica, che non vuole fare emergere le possibili divergenze e differenze presenti in altre culture, spesso viste attraverso le lenti distorte dei pregiudizi e ritenute così inferiori e non allineabili o comparabili a quella occidentale predominante nella società globale. 

L'ensemble musicale, formato da musicisti di grande esperienza artistica, si cimenterà inoltre nell'esecuzione del trittico strumentale "Noi e loro",tre composizioni in prima esecuzione assoluta di Lucio Gregoretti, Michela Trovajoli e Alessandro Murzi.  

Il soldato Wertmuller
Trovaroma 8-11-2018

 

19 e 20 novembre 2018 h. 21 
Festival Francese Gouttes de Théâtre // Gocce di teatro
Theatre du Kronope
LES FOURBERIES DE SCAPIN
di Molière
messa in scena Guy Simon
costumi Charlotte Margnoux, Laura Martineau, Anaïs Harquevaux Coralie Pastoret, Oriane Sanchez, Mégane Bernard
maschere e trucco Martine Baudry
luce e musica Pascal Fodor
scenografia Jacques Brossier, Anaïs Harquevaux, Jérôme Simon
attori Loïc Beauché, Anaïs Richetta, Yves Sauton, Laura Martineau, Guy simon et Jérôme Simon

Guarda il trailer >

Una delle scommesse per affrontare le Fourberies di Scapin è riscoprire tutta la modernità del testo di Molière. Lo scopo di Guy Simon è di trovare la dimensione onnipresente, il personaggio corrosivo Scapin e farlo vivere in tutta la sua frizzante energia.
Sul palco, un tornado delirante in cui attori e acrobati si incrociano, intersecano, intrecciano e tessono lo spazio per il capriccio di uno Scapin che si divide. Scapin è al centro. Le sue parole e il suo corpo sono architettura. Così ho scelto il doppio scheletro di un acrobata Scapin, un clown superbo e grottesco, sia stravagante che elusivo per irradiare e illuminare il testo con la sua presenza circolare e le sue acute risposte.
L'ironia pungente e il verde del linguaggio di Molière permettono di concentrarsi sulla dinamica dei corpi sul palco, di far ballare le parole e brillare l'anima umana.

Le fourberies de Scapin
Trovaroma 14-11-2018

 


 

Dal 5 ottobre al 18 novembre 2018 sala studio - PRIMA ASSOLUTA 
Repliche solo di venerdì e sabato h 21.30 e  domenica  h 18.30
La Compagnia della Luna
UN ATTIMO PRIMA
di Paolo Logli
con Claudia Campagnola
percussioni   Gianfranco Vozza
frammenti musicali Nicola Piovani
luci Danilo Facco
regia Norma Martelli
aiuto regia Maria Castelletto
foto di scena Valerio Facchini
grafica Marco Animobono
organizzazione Rosy Tranfaglia
uff. stampa Daniela Bendoni

La guerra e in particolare il primo conflitto mondiale visto dagli occhi di una ragazza, una "portatrice carnica" una di quelle donne che all'alba di ogni giorno riempivano le loro gerle di granate, cartucce, medicinali, viveri, se le caricavano in spalla e sotto un peso di 30-40 chili, in piccoli gruppi salivano a piedi su per i sentieri fino alle trincee in quota, dove molto spesso combattevano i loro mariti, fratelli, figli.
La Carnia, regione alpina del Friuli è ed era una zona impervia, dal fondo valle dove erano dislocati i magazzini e depositi militari, fino alla linea del fronte in montagna dove gli uomini combattevano, non esistevano rotabili per il transito di automezzi e per raggiungere le trincee si potevano seguire a piedi solo sentieri e qualche mulattiera.

Gli uomini erano tutti al fronte e le donne dei paesi a valle, avvertendo la gravità della situazione, non esitarono ad aderire all'invito che veniva loro rivolto dal Comando Militare, per trasportare a spalla quanto occorreva agli uomini della prima linea. Per ventisei mesi, dall'agosto del 1915 all'ottobre del 1917 si costituì un vero corpo di ausiliarie formato da donne dai 15 ai 60 anni di età, le portatrici carniche furono chiamate.
Il racconto della giovane protagonista di "Un attimo prima" è un vero e proprio rosario di pensieri che si snoda lungo il tempo ipotetico della salita, rosario in cui i ricordi si sovrappongono al presente. Lassù ci sono le trincee, laggiù c'è il paese. Lassù ci sono gli uomini, laggiù c'è casa. Il racconto è un filo di pensiero che collega questi due poli, una voce isolata, un grido di amore per le vette e per l'erba dei crinali, per le nuvole di un cielo azzurro come la porcellana, che risuona sulla valle, un desiderio di vita e di amore che si fa strada in mezzo allo scenario insensato della guerra.
L'attrice in scena, si muove in un labirinto sonoro dove si sovrappongono melodie sognate, aspri silenzi, dove il ricordo di vecchie ballate si confonde al suono sordo di un mortaio o al sibilo frusciante di una schioppettata.

Il coraggio silenzioso delle donne
il Tempo 11-11-2018

Un attimo prima
il Foglio 7-11-2018

Un attimo prima
TrovaRoma 04-10-2018

 


13 novembre 2018 h.21 (musica)   INGRESSOLIBERO
Festival Flautissimo 
SHEMA'
Testi di Primo Levi cantati da Shulamit Ottolenghi

Musiche di London e Bachar

Shulamit Ottolenghi, voce
Frank London, tromba
Shai Bachar, pianoforte

II cammino di Primo Levi corre lungo i sentieri del ricordo, con lucida coscienza della particolare difficoltà dell'impresa, sia per la labilità della memoria, sia per la tragica eccezionalità dell'esperienza vissuta, ai limiti dell'inesprimibile. "La nebbia sale fra i larici rapida, come chiamata: invano l'ho inseguita col mio passo greve di carne". Malgrado questa consapevolezza, Levi, artista dello sguardo, non sa staccare gli occhi da ciò che lo circonda, intravvedendo in ogni minimo particolare della realtà osservata un vasto panorama etico e umano.

Da Stravinskij alle melodie klezmer
il Tempo 13-11-2018

 

Dal 13 ottobre al 24 novembre 2018

ROMAEUROPA FESTIVAL 2018

 


17-18 ottobre 2018  19-20 novembre 2018  (teatro)
Festival Francese Gouttes de Théâtre // Gocce di teatro
Perché il Festival?
«Il nostro ruolo è di fare scoprire al pubblico italiano la lingua e la cultura francesi tramite il teatro nella sua diversità. In modo da trasmettere attraverso la più bella delle Arti:
l'Amore e la Passione» Hélène Sandoval, Fondatrice e Direttrice

Fare vivere il teatro francese
• Sostenere la creazione contemporanea francese ed internazionale
• Espandere la cultura e la lingua francese
• Consentire l'accesso alla creazione contemporanea a quante più persone possibile
L'obiettivo del Festival Gouttes de Théâtre // Gocce di Teatro è di far scoprire al pubblico italiano la lingua e la cultura francesi tramite il teatro nella sua diversità. Il teatro classico, l'opera, spettacoli ispirati dalla letteratura e poesia francesi ma anche teatro contemporaneo saranno rappresentati in questo festival.
L'idea è di portare sulla scena italiana truppe francesi che sono attualmente in scena in Francia e dunque, portare un pezzo della cultura francese in Italia. Scegliendo spettacoli che abbiano un legame con l'Italia, un ponte tra  due paesi; tra due culture. Tuttavia, invece di concentrare gli spettacoli in un breve periodo come per i festival classici, ci è sembrato più interessante distribuire nella stagione teatrale romana 2018-2019 con le nostre piccole gocce di teatro francese. Gli spettacoli in lingua francese saranno sottotitolati in italiano.
Hélène Sandoval


21 novembre h 21 (musica)  
Calendario Civile Circolo Gianni Bosio
UNA MATTINA MI SON SVEGLIATA ED ERO STANCA DI MORIR

Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, 25 novembre
Gabriella Aiello, Roberta Bartoletti, Susanna Buffa, Valeria Cimò, Anna Maria Giorgi, Bianca Giovannini, Luciana Manca, Isabella Mangani, Sara Marchesi, Silvana Marconi, Emanuela Marrucci, Sara Modigliani, Stefania Placidi, Marta Ricci, Susanna Ruffini, Nora Tigges, Ludovica Valori
e con: Luca Caputo, Mauro D'Addia

L'immenso patrimonio delle ballate popolari custodisce e fissa nella memoria collettiva quegli episodi di violenza di genere che raramente compaiono nei libri di storia; antichissime sono le radici di queste storie di negazione dell'identità dell'essere femminile e dei tentativi di annientamento fisico e psicologico delle donne che si oppongono alla sopraffazione. Cantastorie e voci femminili hanno fatto arrivare fino a noi queste storie, altrimenti dimenticate e ora riunite in uno spettacolo coinvolgente e commovente che comprende canti narrativi di tradizione orale e musica d'autore: da "Tammurriata nera", che rimanda alle violenze inflitte alle donne del sud Italia dai soldati statunitensi, fino a "Te la ricordi Lella", narrazione del femminicidio di una donna che lascia il proprio uomo, e alle "marocchinate" che ricordano gli stupri di massa nel basso Lazio durante la seconda guerra mondiale.

Ballate popolari dalla parte di lei
Trovaroma 14-11-2018

 


25 novembre 2018 h.18 | Teatro e Musica  
Festival Flautissimo
WALKING ON THE MOON
Rita Marcotulli pianoforte
Israel Varela percussioni

Un incontro d'eccezione tra due grandi interpreti del jazz internazionale, una collaborazione prodotta dal festival con una spontanea alchimia, alla ricerca di un suono naturale, con uno sguardo sempre rivolto al nuovo e alla contemporaneità. Nei loro live, tra composizioni originali e nuovi arrangiamenti, c'è tutto l'amore per il Mediterraneo, per questo mare che ci fa sognare, che ci fa soffrire e che ci lascia interrogativi strazianti per la sorte delle tante differenti culture che lo abitano.

Marcotulli & Varela, un incontro jazz
Corriere della Sera 25-11-2018

Marcotulli-Varela jazz piano e voce
Trovaroma 22-11-2018

 

FIATO D'ARTISTA
Amori eroici e Artisti rivoluzionari a Piazza del Popolo negli anni '60

da giovedì 29 novembre a domenica 9 dicembre 2018
10 giorni di spettacolo e mises en espace, incontri, documentari, workshop per ricordare gli artisti di piazza del Popolo negli anni Sessanta

dal 29 novembre al 9 dicembre 2018 dal martedì al sabato h 21 , domenica h 18 
La Fabbrica dell'Attore- teatro Vascello e Ass. Inforse 
PRIMA ASSOLUTA
FIATO D'ARTISTA
1958-1968: DIECI ANNI A PIAZZA DEL POPOLO
uno spettacolo teatrale di Evita Ciri e Nicola Campiotti
liberamente tratto dal libro omonimo di Paola Pitagora edito da Sellerio
con Paola Pitagora, Francesco Villano e Giulia Vecchio
video di Paride Donatelli
costumi Annapaola Brancia d'Apicena
regia Evita Ciri

Da giovedì 29 novembre con la rassegna FIATO D'ARTISTA. Amori eroici e Artisti rivoluzionari a Piazza del Popolo negli anni '60 tornano a rivivere al Teatro Vascello i protagonisti che animarono piazza del Popolo a Roma nel decennio tra il 1958 e il 1968.

Per celebrare il cinquantenario di quella che viene oggi comunemente chiamata la Scuola di Piazza del Popolo, la rassegna ripercorre la nascita e la crescita di quel gruppo di artisti, tra cui Franco Angeli, Alighiero Boetti, Claudio Cintoli, Mario Ceroli, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis, Sergio Lombardo, Francesco Lo Savio, Renato Mambor, Pino Pascali, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Cesare Tacchi, che, seduti ogni sera ai tavolini del bar Rosati, seppero rinnovare radicalmente la cultura artistica della Capitale e di tutta Italia.

NOTE DI REGIA Quando è nata l'idea di questo spettacolo mi sono trovata di fronte a una sfida avvincente, quella di parlare di arte visiva attraverso un'altra arte, quella teatrale. Bisognava approcciare al mondo della pittura da tutt'altro punto di vista, rispettando la verità storica, estetica e critica, ma trovando una via che non conducesse alla dinamica "espositiva". Facendo teatro si cercano i sentimenti, le emozioni, le persone che ci sono dietro alle opere. Nella scrittura ci siamo lasciati guidare dal romanzo di Paola Pitagora che raccoglie la testimonianza di una straordinaria storia d'amore vissuta, ma che è anche permeato dalla vitalità di tutta quella generazione. Poi ci siamo messi a cercare tutto quello che abbiamo trovato sulle vite, sugli scritti, sulle abitudini di questi artisti. E abbiamo scoperto dei poeti della materia. Ci siamo lasciati sedurre dal linguaggio cristallino di Mambor, da quello emotivo e smisurato di Pascali, dalle evocazioni di Kounellis, dall'esuberanza di Schifano, dalla malinconica lucidità di Tacchi, dalla precisione matematica di Lombardo e dall'ironia di Festa. Ci siamo divertiti a vedere come le idee e le emozioni scorrevano dall'uno all'altro come scariche elettriche, che ciascuno elaborava in maniera diversa.

I personaggi si sono formati da sé. Ciascuno di loro alla sua maniera è smisurato. E così, smisuratamente, abbiamo deciso di evocarli anche in scena, di evocare la loro energia attraverso immagini enormi e piccolissime con le quali interagiscono gli attori. Cercando di creare sul palco un terremoto di forza vitale. Quell'energia che poi finisce nel segno, e che attraverso il segno rilascia un'emozione che investe lo spettatore. E alla fine abbiamo scoperto quanto quella differenza di strumento iniziale fosse solo una barriera mentale: il segno sulla tela equivale al gesto sul palco, entrambi ingaggiano una battaglia mortale alla ricerca di senso. Dal segno... al sogno di questo spettacolo. Ringrazio profondamente tutte le persone che ci hanno aiutato e che ci hanno dato fiducia, dentro, dietro e fuori la scena. Senza di loro nulla di tutto questo sarebbe stato possibile.

Evita Ciri

 

Realizzato con il contributo di Fondazione Cultura e Arte emanazione della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale presieduta dal Professor Avvocato Emmanuele F.M. Emanuele, e con SIAE - Società Italiana degli Autori ed Editori, La Fabbrica dell'Attore – Teatro Vascello, e Associazione Inforse, FIATO D'ARTISTA nasce dall'esigenza di "ridare fiato" a un'epoca di enorme cambiamento e riportarla all'attenzione del pubblico contemporaneo, in tutta la sua completezza e le sue contraddizioni, per stimolare il  recupero di forze e correnti creative  vitali. Il decennio del boom economico, della crescita della televisione s'intrecciava al fermento artistico di una Roma viva e internazionale come mai prima e Piazza del Popolo era l'epicentro di questo fermento.

Il progetto si articola in uno spettacolo teatrale, Fiato d'Artista, tratto dall'omonimo libro di Paola Pitagora (edito da Sellerio, 2001) per un totale di 10 rappresentazioni e una serie di eventi a ingresso libero: due mise en espaces: Il Gioco dell'Arte, tratta dal libro di Agata Boetti (edito da Electa) e Addio Roma, tratta dall'omonimo libro di Sandra Petrignani (edito da Neri Pozza),  sette documentari  che approfondiscono e raccontano i protagonisti di quel periodo presentati dai loro rispettivi autori, una tavola rotonda sull'avanguardia degli anni Sessanta, tre focus di approfondimento sugli artisti con critici ed esperti del campo artistico culturale, un laboratorio di scrittura teatrale in sei incontri, interamente dedicato agli studenti di classi superiori per il progetto Scrittura d'Artista e sostenuto dalla SIAE, con la partecipazione straordinaria di Fabrizio Gifuni, Antonio Rezza e Flavia Mastrella.

Lo spettacolo Fiato d'artista, in scena dal 29 novembre al 9 dicembre 2018 dal martedì al sabato h 21 domenica h 18, ideato e diretto da Evita Ciri e Nicola Campiotti, vede come protagonisti sulla scena Paola Pitagora, che visse in prima persona gli anni della Scuola di piazza del Popolo, insieme agli attori Giulia Vecchio (Paola Pitagora da giovane) e Francesco Villano (Renato Mambor), in una rievocazione vivace e mai nostalgica di quello spaccato del fermento culturale e artistico della Roma degli anni Sessanta. 

Si comincia per gli studenti da mercoledì 28 novembre, partecipazione gratuita per un numero limitato di iscritti,  alle ore 17.00, con il primo incontro del seminario Scrittura d'artista, "Rompere il ghiaccio" a cura di Nicola Campiotti, un percorso di formazione per i più giovani presso la sala studio del teatro Vascello.

Il primo appuntamento della rassegna sarà giovedì 29 novembre, alle ore 21.00, con la prima dello Spettacolo Fiato d'Artista per la regia di Evita Ciri, con Paola Pitagora, Giulia Vecchio e Francesco Villano.

Venerdì 30 novembre, a ingresso libero alle ore 18.30, incominciano gli Incontri d'arte Roma Calling con un focus su Renato Mambor interviene RAFFAELLA PERNA. Presentazione del libro " Renato Mambor \ studi intorno alle opere, la performance, il teatro" A cura di Raffaella Perna. Scritti di Antonella Sbrilli, Ada De Pirro, Raffaella Perna, Ilaria Bernardi, Lorenzo Mango, Barbara Martusciello, Angelandreina Rorro, Patrizia Speciale Mambor.University Press SAPIENZA (2018); a seguire la proiezione del film-opera "La Linea parallela del mare" realizzato da Felice Farina nel 1982.

Sabato 1° dicembre, a ingresso libero alle ore 18.30
Presentazione del libro di: GIACOMO MARRAMAO L'esperimento del mondo Mistica e filosofia nell'arte di Fabio Mauri Interventi di: Laura Cherubini e Umberto Minopoli Letture di: Manuela Kustermann e Paola Pitagora Seguirà un cocktail offerto dalla Casa Editrice Bollati-Boringhieri
A seguire, per chi fosse interessato, seguirà lo spettacolo in cartellone: FIATO D'ARTISTA

Domenica 2 dicembre, a ingresso libero alle ore 21.00, comincia il ciclo delle Visioni d'arte, con la proiezione del documentario "Tutto su mio padre" di Fabiana Sargentini (2003), che raccoglie alcune testimonianze sulla vita di Fabio Sargentini, il noto gallerista romano visto dagli occhi di sua figlia. Nel documentario interviste a critici, artisti ed esponenti del mondo dell'arte contemporanea.

Lunedì 3 dicembre, a ingresso libero alle ore 18.00, sarà la volta del documentario "Giosetta Fioroni Pop Sentimentale" di Gabriele Raimondi (2018), che racconta la risposta dell'unica donna italiana alla Pop Art. Il documentario ripercorre la vita dell'artista nell'ambito della Scuola di piazza del Popolo. A seguire, alle ore 19.00, la conferenza "L'avanguardia di piazza del Popolo", una tavola rotonda con Daniela Lancioni, Senior Curator del Palazzo delle Esposizioni e il critico d'arte Ludovico Pratesi, sui temi della rassegna.

lunedì 3 DICEMBRE h 21 INGRESSO LIBERO
ADDIO A ROMA
Lettura di Manuela Kustermann e Paola Pitagora
dal libro omonimo di Sandra Petrignani
edito da Neri Pozza

Martedì 4 dicembre, a ingesso libero alle ore 19.00, proiezione del documentario "Swinging Roma" di Andrea Bettinetti (2015), un affresco della Roma degli anni Sessanta, momento in cui si impose come una delle capitali mondiali dell'arte.

Mercoledì 5 dicembre, a ingresso libero alle ore 17.00, secondo incontro riservato agli studenti che frequentano il seminario Scrittura d'Artista, a cui interviene l'attore e regista Fabrizio Gifuni con una lezione dal titolo "La Responsabilità e la vertigine della parola". Seguirà, alle 19.00, la proiezione del documentario "1963-1979 Roma e l'Arte di Vivere" di Mario Canale (2018) Una sorta di work in progress che fa parte di un progetto più ampio e ancora in lavorazione che vuole raccontare il rapporto tra il cinema e le altre arti: dalla nascita del gruppo 63 al festival dei poeti a Castel Porziano. Presso la sala studio del Teatro Vascello 

Giovedì 6 dicembre, a ingresso libero alle ore 19.00, proiezione di "Sull'orlo della Gloria"(2016), il documentario diretto da MaurizioSciarra, sulla carriera fulminante di Pino Pascali, ricostruita attraverso i ricordi di chi ha vissuto a contatto con lui. 

Inoltre, la replica di Fiato d'Artista del 6 dicembre sarà preceduta, dalle 19.00 alle 20.30, dall'Incontro preliminare alla visione dello spettacolo, a cura di Casa dello Spettatore. 

Venerdì 7 dicembre, a ingresso libero alle ore 18.30, il critico d'arte Bruno Corà presenta la proiezione della sua ultima intervista in video a Jannis Kounellis, regia di Marco Guelfi (2018), un pretesto per ricordare e approfondire il grande artista greco nell'Incontro d'arte a lui dedicato.

Sabato 8 dicembre, a ingresso libero alle ore 19.00, Roma Calling dedica un Focus a Pino Pascali, presentato da Marco Giusti autore del documentario " Pino Pascali o le trasformazioni del serpente" (2003), incentrato proprio sul tema del rapporto tra Pascali e il cinema.

Domenica 9 DICEMBRE h 21.00, INGRESSO LIBERO
IL GIOCO DELL'ARTE CON MIO PADRE ALIGHIERO

con Manuela Kustermann, Paola Pitagora e con il musicista Franco Nuzzo.

Chiude la rassegna la lettura scenica de "Il gioco dell'arte con mio padre Alighiero" edito da Electa nel 2016

Il laboratorio Scrittura d'Artista prosegue con altri tre incontri:
il 12 dicembre h 17 con "L'importanza di saper vedere e ascoltare" a cura dell'Associazione Casa dello Spettatore.
il 19 dicembre h17 con il terzo incontro del seminario di Scrittura intitolato "Il Coraggio, esercizio di scrittura", a cura di Nicola Campiotti.
il 9 gennaio 2019 dalle h 17 alle h 19 avrà luogo il quarto incontro di Scrittura d'artista con l'intervento di Antonio Rezza e Flavia Mastrella, vincitori del Leone d'oro alla carriera alla Biennale Teatro di Venezia 2018, che terranno la lezione "L'espansione di forma e movimento".
il 16 gennaio 2019 dalle h 17 alle h 19 con SIAE Open Day si chiude il percorso degli studenti, in una giornata di condivisione dei lavori, deposito dei testi scritti e saluti finali presso la sede della Direzione Generale di SIAE, in viale della Letteratura 30. Con il contributo di

 



Abbonamenti:
abbonamento Free Classic € 90,00: 10 spettacoli a scelta programmazione prosa, musica e danza 
abbonamento Love € 80,00: 4 spettacoli in coppia, a scelta programmazione prosa, musica e danza 
abbonamento Family € 40,00: programmazione Vascello dei Piccoli 5 ingressi cumulabili per adulti e bambini 

Card regalo da € 48 programmazione prosa, musica, danza, sala studio e vascello dei piccoli

Per le iscrizioni al laboratorio di scrittura per ragazzi scrivere a:
info@casadellospettatore.it                    

UFFICIO STAMPA
Ufficio stampa Maria Bonmassar, Enrica Vigliano
+39 335 490311; +39 3356328742 | ufficiostampa@mariabonmassar.com

 

Pitagora Fiato d'Artista
ANSA 7-12-2018

Paola Pitagora porta a teatro gli artisti anni '60
il Mattino 2-12-2018

Con "Tutto su mio padre" ritratto d'artista Anni '60
il Messaggero 2-12-2018

Fiato d'artista gli anni sessanta
trovaRoma 29-11-2018

Fiato d'artista al Teatro Vascello
il Messaggero 29-11-2018

Fiato d'artista, Paola Pitagora e gli anni di Piazza del Popolo
Corriere della Sera 29-11-2018

L'epoca d'oro di piazza del Popolo
il Tempo 29-11-2018

Paola Pitagora: "Ode all'energia creativa dei folli anni Sessanta"
la Repubblica 26-11-2018

"Fiato d'artista" al teatro Vascello
il Messaggero 26-11-2018

 


dall'11 al 16 dicembre 2018  dal martedì al sabato h. 21 domenica h 18 (teatro) 
Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa 
LEAR, SCHIAVO D'AMORE
una riscrittura di Marco Isidori del Re Lear di William Shakespeare
con:
Maria Luisa Abate - Gonerilla, Gloucester
Paolo Oricco - Edmondo, Edgardo/Tom
Batty La Val - Regana, Matto
Francesca Rolli - Cordelia
Vittorio Berger - Albany/Cornovaglia
Eduardo Botto - Kent
Nevena Vujic' - Jolly
l'Isi - Lear
Assistente alla regia: Marzia Scarteddu
Tecniche: Sabina Abate, Fabio Bonfanti, Loris Spanu
Luci: Francesco Dell'Elba,
Scene e costumi: Daniela Dal Cin
Regia: Marco Isidori
Coproduzione Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa e Fondazione del Teatro Stabile di Torino, con il sostegno della Città di Torino
Debutto in prima nazionale: Torino, Teatro Gobetti, 3 aprile 2018

Shakespeare oggi, Shakespeare ancora e sempre "in love!"
Grande metafora scenica degli inciampi ineludibili della vecchiezza umana, grande storia familiare, grande Teatro delle limitazioni intrinseche relative comunque alla sordità naturale della nostra condizione di viventi; tutto ciò è la tragedia del Lear.
"LEAR, SCHIAVO D'AMORE" respira all'interno di una spazialità scenografica assai particolare, le cui contraddittorie caratteristiche strutturali (potremmo descriverne l'immagine come quella di un Sottomarino/Volante) sono esaltate e potenziate da un impegno drammaturgico che ha saputo privilegiare soprattutto la dimensione epica del racconto del Bardo. Le situazioni dello sviluppo storico vengono accompagnate in sequenza, sottolineandole e contrappuntandone le fasi climatiche, da una serie di trasformazioni di tutto il panorama scenografico, stupefacenti per effetto visivo, ma, quel che più conta, per l'estrema aderenza della loro misura iconica alle intenzioni/intuizioni generali della regia.

Oggi, scegliere Shakespeare in qualità di autore, eleggerlo a depositario nonché garante di una sensibilità che contenga e rappresenti il nostro presente, significa saperne restituire l'infinita complessità dei nodi tragici (non dimenticando, però, i supremi momenti del grottesco), con la semplicità lineare propria di un processo di "sottrazione", la quale, sfrondando anche spietatamente i rami pleonastici del plot, possa restituire allo spettatore moderno, quel ritmo essenziale, fisiologicamente/magicamente affine al lavorìo cardiaco, quella musicalità interna alla misura del verso shakespeariano, bagaglio indispensabile perché la messa in scena di uno dei capolavori indiscussi del poeta inglese, abbia adesso, per noi, oggi, un valido motivo per inverarsi quale compiuto e necessario fatto teatrale.
I Marcido tengono molto a conferire alle imprese spettacolari che li hanno appassionati, non soltanto un forte marchio di bellezza figurale, ma durante i loro trent'anni di attività professionale, hanno potuto constatare come nessuna verticalità estetica da sola, possa giustificare in toto l'azione drammatica contemporanea; occorre prevedere, immettendolo nel piano di qualsivoglia tentativo di rappresentazione, il dispiegamento calcolato, determinato, quasi programmatico, di una precisa istanza etica: nel corso dell'imbastitura della pièce, seguendo uno dei precetti brechtiani a noi più cari, siamo stati trascinati, guidati dalla potente eloquenza del dettato poetico che avevamo tra le mani, verso un compimento del lavoro scenico, che proprio nella risposta a domande sulla necessità urgente di una "nuova alleanza" (ci sentiamo di definir tale ciò che per Brecht era l'empito rivoluzionario) tra i soggetti umani, ha trovato la sua miglior cadenza/sapienza teatrale; d'altro non eravamo alla ricerca. (dalle note di regia).

Nota di Marco Isidori
Amore è la richiesta generale della specie alla specie; anzi azzardosi supponiamo che alla sentimentalità vada la tensione precipua della materia universa (fisica docet). Quindi: "Lear schiavo d'amore", perché siamo/stiamo tutti proni davanti agli allettamenti del cuore, i quali sempre cerchiamo di fiutare a cannella; indiscutibilmente. Ciò è pacifico e ciò giustifica in pieno anche il titolo deliberatamente fotoromantico di quest'ultimo spettacolo dei Marcido.La poesia di Shakespeare, questo è palese, gode di un'estrema permeabilità, il suo bilanciatissimo gioco linguistico permette che la si possa agevolmente abitare senza temere catastrofi semantiche; c'è nella sua trama un invito alla "ricreazione" assai difficile da eludere; ed infatti non ci si è potuti semplicemente limitare ad una "traduzione" del Lear, l'abbiamo "dovuto" bensì riscrivere in rapporto obbligato, direi quasi sotto dettatura della mano dispotica che la nostra idea di Teatro impone alle variabili iconiche e drammaturgiche che andranno a comporre la realtà ultima della messa in scena.

Lear vola sul sottomarino
Corriere della Sera 11-12-2018

"Lear, schiavo d'amore" di Marcido Marcidorjs
la Repubblica 11-12-2018

Re Lear schiavo d'amore
fuoricampo 11-12-2018

Re Lear "fotoromantico"
trovaROMA 6-12-2018

 

 


 

dal 18 al 31 dicembre 2018  
riposo il 24-25-27 dicembre (Danza)

così le repliche nel dettaglio
18-19-20-21-dicembre ore 21 
22/12  ore 17 e ore 21 (sabato)
23/12  ore 18 (domenica)
26/12 ore 18 e ore 21
28/12  ore 21
29/12 ore 17 e ore 21 (sabato)
30/12 ore 18 (domenica)
31/12  ore 17 e 21.30 Speciale Capodanno  

Balletto di Roma
LO SCHIACCIANOCI
ideazione e coreografia Massimiliano Volpini
musiche Pëtr Il'ič Čajkovskij
scene e costumi Erika Carretta
lighting design Emanuele De Maria
con i danzatori del Balletto di Roma

Durata dello spettacolo 80'

Schiaccianoci a Roma from Balletto di Roma on Vimeo.

 

Speciale Capodanno: € 75,00 prezzo per capodanno posto unico

Comprensivo di spettacolo Lo Schiaccianoci 

e a seguire
ore 23.00 : polenta con sugo rosso o bianco (a scelta)
crudités di Natale (finocchi, olive, arance e semi di melograno)
Pane, pizza scrocchiarella, cubetti di parmigiano, cubetti di salumi e mortadella
frutta di stagione, acqua, 
vino rosso

e per la mezzanotte:
panettone/pandoro, torrone e dolcetti
spumante
acqua, coca-cola e aranciata 
e come da tradizione un assaggio di lenticchie

Vi aspettiamo numerosi info 065898031 – 065881021 promozione@teatrovascello.it

Per la stagione 2017/2018, il Balletto di Roma produce una nuova versione de Lo Schiaccianoci, balletto simbolo della tradizione natalizia, a firma di Massimiliano Volpini. La rilettura del coreografo ribalta l'ambientazione originale del primo atto, sostituendo all'enorme casa borghese in festa la strada di un'immaginaria periferia metropolitana: qui, abitanti senzatetto e ribelli senza fortuna vivono come comunità di invisibili, adattandosi agli stenti della quotidianità e agli scarti della città. Un muro imponente separa due strati di società, chiudendo fisicamente e idealmente una fetta d'umanità disagiata in un angolo di vita separata e nascosta. Due giovani temerari tenteranno il grande salto oltre il muro e affronteranno bande di uomini oscuri, vigilanti di rivoluzionari fermenti. La 'battaglia dei topi' del tradizionale Schiaccianoci si trasformerà in un cruento scontro di strada il cui esito sarà la fuga di Schiaccianoci e la salvezza di Clara. Dall'altra parte del muro la coppia di avventurosi scoprirà un nuovo mondo che ai loro occhi si illuminerà dei colori dello stupore e della magia. Il secondo atto riaggancia ambientazioni e personaggi della tradizione, in un viaggio tra le danze del mondo e personaggi bizzarri: un incanto che cancellerà per un attimo gli incubi grigi di una vita nell'ombra. La magia non durerà tuttavia per sempre e sul finale Clara tornerà ad osservare il muro della sua prigionia con la nuova consapevolezza di un'impossibile liberazione: dall'altra parte continueranno a vivere gli invisibili, estranei al suo nuovo mondo come pezzi mancanti di un'umanità irrisolta.
Sulle note di Pëtr Il'ič Čajkovskij, Massimiliano Volpini porta in scena una nuova lettura del classico natalizio e invita lo spettatore ad osservare la fiaba da una nuova prospettiva che, pur nella conservazione del binomio realtà/sogno, scopre i risvolti terreni e umani di una società contemporanea.

 

Lo Schiaccianoci al Teatro Vascello
l'Urlo 12-2018

Il nuovo Schiaccianoci
trovaROMA 13-12-2018

 


 

dall'8 al 13 gennaio 2019  dal martedì al sabato h 21 domenica h 18 (Teatro) 
Tieffe Teatro Milano
LUNGA GIORNATA VERSO LA NOTTE
di Eugene O' Neill
traduzione Bruno Fonzi
regia Arturo Cirillo
con Milvia Marigliano – Mary
Arturo Cirillo – James
Rosario Lisma – James Jr.
Riccardo Buffonini – Edmund
scene Dario Gessati
costumi Tommaso Lagattolla
luci Mario Loprevite
assistente alla regia Mario Scandale  assistente scene Maddalena Moretti
assistente costumi Donato Di Donna un ringraziamento per la collaborazione a Lucia Rho
spettacolo selezionato nell'ambito di NEXT edizione 2017-18 promosso da Regione Lombardia in collaborazione con Fondazione Cariplo

Dopo aver messo in scena Zoo di vetro di Tennessee Wiiliams e Chi ha paura di Virginia Woolf? di Edward Albee, il regista Arturo Cirillo conclude la trilogia con la drammaturgia statunitense contemporanea, ideata e prodotta da Tieffe Teatro Milano, scegliendo Lunga giornata verso la notte del premio Pulitzer Eugene O'Neill.

Lunga giornata verso la notte, interpretato da Milvia Marigliano, Arturo Cirillo, nella doppia veste di attore e regista, Rosario Lisma e Riccardo Buffonini, si svolge nell'arco di un giorno lunghissimo, in cui i membri della famiglia Tyrone, disfatta da miserie fisiche e morali, si urlano in faccia l'uno contro l'altro la propria disperazione e la propria solitudine, annegando nel buio del dolore. Il padre James è un ex-attore ricco ma avaro che si rifugia nell'alcool, la madre Mary una donna rovinata dalle droghe e che ha paura della realtà, il figlio minore Edmund malato che presagisce la fine, il maggiore James Jr. un alcolista disadattato. È sempre la famiglia quella che si mette in scena, come se il grande sogno americano non potesse se non partire da lì, dove tutto ha inizio e dove tutto a volte si conclude. Una lunga notte, ancora in compagnia di un fiume di alcol, questa volta con in più anche il senso di una malattia, e la dipendenza da droghe. Come nei due testi già portati in scena, anche qui ciò che m'interessa non è tanto uno spaccato americano, per di più in questo caso con personaggi d'origine irlandese, ma la forza dei dialoghi e la possibilità di costruire quattro grandi interpretazioni. E se negli spettacoli precedenti avevo usato un impianto volutamente non naturalistico per uscire dal melò e da una certa convenzionalità, qui è il teatro nel suo chiaro essere ad apparirmi alla mente. Il capofamiglia è un attore, dalla carriera incerta, il suo primogenito è stato un attore senza motivazioni, ma costretto a recitare dal padre, desideroso di vederlo in qualche modo sistemato. Ma possiamo considerare attori tutti e quattro i protagonisti di questa lunga nottata, dove la nebbia è data dalla macchina del fumo, dove gli attori/personaggi escono e rientrano nel proprio camerino, come nella propria solitudine. Il testo di O' Neill mi si è rivelato come un enorme celebrazione dell'immaginazione, dove i personaggi hanno continuamente un doppio binario di menzogna e verità, ma per citare il titolo di un libro di Elsa Morante, a vincere è il sortilegio: della droga, dell'alcol, ma soprattutto del teatro. Arturo Cirillo

10 domande a Arturo Cirillo
il Messaggero 10-1-2019

Al Vascello
TROVAROMA 10-1-2019

Cirillo "...verso la notte drammone americano"
la Repubblica 8-1-2019

La "Lunga giornata verso la notte"
il Tempo 5-1-2019

 



14-15-16 gennaio 2019 h 21 - matinee 15 gennaio h 10.30 | Prosa 
Le Nuvole/Casa del Contemporaneo 
MARE MATER
la nave dei bambini


uno spettacolo di Fabio Cocifoglia 
con Manuela Mandracchia
Luca Iervolino, Giampiero Schiano

con la partecipazione dei Ciprix - La prima compagnia di Musical composta interamente da ragazzi


story editor: Maria Rosaria De Medici / collaborazione alla drammaturgia: Antonio Marfella, Alfonso Postiglione / regista assistente: Rosario Sparno / consulenza scientifica: Antonio Mussari e Maria Antonietta Selvaggio per Fondazione Thetis - Museo del Mare Napoli / musiche: Luca Toller, Lello Settembre, Nico Mucci / sound designer: Hubert Westkemper / costumi: Giuseppe Avallone / scene: Carla Merone, Enrico de Capoa / si ringraziano: Roberto Di Bello, Nicola Caracciolo, Enza Tedesco

Il progetto teatrale si è avvalso della documentazione archivistica messa a disposizione del Museo del Mare di Napoli e di varie altre pubblicazioni che vanno dal catalogo della mostra foto-documentaria Da scugnizzi a marinaretti, a cura di Antonio Mussari e Maria Antonietta Selvaggio, e del volume La nave come seconda nascita della stessa Maria Antonietta Selvaggio (Edizioni Scientifiche e Artistiche, 2014). Il prezioso archivio è stato messo a disposizione dal Museo Del Mare, grazie allo spazio e alla disponibilità della Marina Militare Italiana.
Lo spettacolo ha debuttato in una versione site-specific al Molo San Vincenzo di Napoli nell'ambito del Napoli Teatro Festival edizione 2016. Negli anni tra il 1913 e il 1928, Napoli fu al centro dell'interesse pedagogico internazionale per un esperimento educativo straordinario, che si realizzò sulla Nave-Asilo "Caracciolo" - una piro-corvetta in disuso - donata, dopo anni di onorato servizio dalla Marina Militare alla città di Napoli, grazie ad una legge speciale, del 1911. A dirigere la Caracciolo fu chiamata la signora Giulia Civita Franceschi (1870-1957) figlia del noto scultore toscano Emilio Franceschi. La nave, fu ufficialmente assegnata alla sua guida solo in qualità di "delegata" da David Levi Morenos - scienziato e filantropo, primo istitutore delle "Navi-Asilo" in Italia - perché all'epoca non era consentito ad una donna di poter dirigere un'istituzione educativa pubblica. In circa quindici anni la nave accolse oltre 750 bambini e ragazzi detti "i caracciolini", provenienti per lo più dai quartieri spagnoli, recuperati dalla loro condizione di abbandono e indirizzati ai mestieri del mare in prospettiva di una vita sana, civile e dignitosa. Il metodo educativo  "sistema Civita" fu apprezzato da Maria Montessori e dai pedagoghi del tempo che visitarono la nave. La "Caracciolo" non si limitò ad essere una scuola di addestramento ai mestieri marittimi, ma fu piuttosto una "comunità", in cui ogni fanciullo veniva rispettato, incoraggiato e valorizzato nelle proprie tendenze, "aiutato individualmente a migliorarsi e a svilupparsi in modo armonico". Nel 1928, il governo fascista allontanò Giulia Civita Franceschi dal suo incarico.
L'esperienza pedagogica della nave Caracciolo, della sua educatrice e dei numerosi ragazzi saliti a bordo "scugnizzi" e sbarcati uomini, è il cuore del lavoro teatrale ideato da Fabio Cocifoglia, scritto e diretto con Antonio Marfella e Alfonso Postiglione: il ritratto di una donna innovativa e della sua azione educativa che ha lasciato un'impronta profonda e indelebile.

10 domande a Manuela Mandracchia
il Messaggero 15-1-2019

La storia dei bambini della nave-asilo Caracciolo
il Corriere della Sera 14-1-2019

Mandracchia "la Capitana" dei bambini
la Repubblica 14-1-2019

Mare Mater, la nave dei bambini
il Messaggero 14-1-2019

Con "Mare Mater" Mandracchia porta in scena i caracciolini
Latina Oggi 13-1-2019

"Caracciolo", la nave dei bambini
il Tempo 13-1-2019


dal 18 al 27 gennaio 2019   
debutto venerdì  h 21 e dal  martedì al sabato h. 21 domenica h 18 (Teatro) 
Teatro Franco Parenti - La Pirandelliana - Marche Teatro
WHO IS THE KING
da William Shakespeare, la serie 
Episodi 1 e 2 da Riccardo II-Enrico IV parte prima, di W. Shakespeare 
drammaturgia e regia Lino Musella, Paolo Mazzarelli  
con Massimo Foschi, Marco Foschi, Annibale Pavone, Valerio Santoro, Gennaro Di Biase, Alberto Paradossi, Laura Graziosi, Giulia Salvarani, Paolo Mazzarelli, Lino Musella 
luci Pietro Sperduti
scene Paola Castrignanò  
musiche Luca Canciello 
costumi Marta Genovese

Negli ultimi 15 anni le serie TV hanno sconvolto, rinnovato, vivificato il concetto universale di narrazione, abituando il pubblico di tutto il mondo ad entrare nelle grandi storie episodio dopo episodio, passo dopo passo, personaggio dopo personaggio.
Ma la serialità, in narrativa come in teatro, non è una novità del nostro tempo.

Studiando l'opera teatrale di un certo William Shakespeare, ci siamo resi conto che il grande genio inglese, nell'arco della sua sconfinata produzione, ha saputo dar vita a qualcosa di realmente impressionante: egli ha infatti messo insieme una sequenza di otto opere (RICCARDO II, ENRICO IV parte I e II, ENRICO V, ENRICO VI parte I, II, III, RICCARDO III) che, messe in quest'ordine, raccontano poco più di un secolo della storia d'Inghilterra (dal 1370 al 1490 circa), precorrendo in modo geniale e sconvolgente esattamente i meccanismi narrativi delle migliori serie TV contemporanee. Messi l'uno dopo l'altro, gli otto drammi storici che vanno da Riccardo II a Riccardo III, si rivelano una grande saga di sconvolgente potenza e di inquietante attualità, una saga che indaga in particolare il rapporto fra uomo e potere, una saga nella quale ogni personaggio viene presentato prima giovane, poi uomo, infine anziano, per poi lasciare il testimone ad un nuovo carattere, che a sua volta attraversa tutte le fasi della vita, va incontro alla morte, lascia il campo ad un nuovo protagonista. Il tutto in un doppio arco narrativo (se fosse una serie TV, diremmo che sono due stagioni perfette) che, partendo dal crollo mistico di Riccardo II, sale su, fino alle vette eroiche di Enrico V, per poi precipitare giù, attraverso gli intrighi dell'Enrico VI, fino all'inferno di Riccardo III. Padri e figli, fratelli e zii, re e regine, ribelli e sudditi, personaggi di corte e viziosi impenitenti, formano tutti insieme un grande quadro che ritrae -a metà fra storia e poesia-l'abbraccio letale che da sempre vede le migliori qualità umane soffocare tra le braccia del potere. WHO IS THE KING Da William Shakespeare -la serie, si propone di adattare, tradurre, ridurre, mettere in scena le otto opere di Shakespeare trasformandole in quattro grandi spettacoli, da presentare nel corso di due triennalità. Gli episodi 1 e 2, che coprono gli eventi narrati in Riccardo II ed Enrico IV parte prima, sono l'inizio di questo grande viaggio.

Padre e figlio scambio di ruoli staffetta infernale su Shakespare
la Repubblica 21-1-2019

"Who is the King" se Shakespare è seriale
la Repubblica 18-1-2019

Shakespare e la storia del '400
TROVAROMA 17-1-2019

 


21 gennaio  2019 h 21 (musica)  
La Paranza di Nando Citarella
Nando Citarella & Tamburi del Vesuvio
TOUR-NAMM il viaggio,il ritmo,il canto ai piedi del vulcano

"Verso la terra mia prima,verso sud migrai e trovai nudi e in miseria e fino ai fianchi nel mare,Castello e Città. Là dove il rosmarino fiorisce e dove l'acqua ancora scorre dalle sorgenti,frutti d'ombra cadono dai muri,luce di luna imbianca la casa,e cenere di crateri ormai freddi trasportano vento di mare nelle stanze".
Queste parole rappresentano il nostro vissuto e il vivere ancora oggi in questa Terra Prima, la dove la processione si allontana e fa spazio al tempo e al mondo interiore,diamo spazio alle nostre preghiere, alle invocazioni,ai canti,alla musica ,alla semplicità al battito del Tamburo"'a Tammorra" da S. Rocco alla Mamma d'e Galline,  da Materdomini all'Avvocata e fino a quella Cuba dove tra riti antichi e misteriosi canti si incontrano le nostre culture (Africa-Ispano-Napoletana). La, dove il fuoco sotto terra è Pietra Liquida tra pane chiaro e labbra scure, si alza il nostro canto e nella città cava Stamburano i Tamburi.  Noi siamo testimoni di questa tradizione cresciuti e andati via per vivere poi in essa dove la pietra liquida diventa il nostro fuoco. Questo progetto nasce dall'incontro tra musicisti studiosi  delle tradizioni  che ancora oggi praticano e ne vivono il continuo mutamento. Dal tocco vigoroso del suonatore di tamburi lontani e cantore di lingua madre che dalla Campania è approdato a Cuba per coniugare ed unire  antichi riti e nuove contaminazioni . Il mastro catanese che con l'ottava sottosopra strappa,accompagna e guida  la ritmica  e l'armonia ,Il  suono ora staccato, ora balzato dell'arco che stride sulle corde tra crini e pece del rosso suonatore della Capitale, il cantore a fronna della penisola sorrentina e suonator di mantice nonché ballatore.La voce dal timbro argentino della cantatrice ciociara unita alle gentili figure di donne danzatrici che con il loro gesto nitido,disegnano nell'aria come antiche muse questa nostra terra. Dal musico e teatrante che della Maschera ha cantato rappresentandone il grido ed il sospiro tra corde,pelli e passi che tra pizzico e battente  appoggiano e sostengono  'a voce che giù dalla penisola, risale fin sul Vulcano e oltre il Mare. Chest'è 'a vita 'a storia 'a museca che noi vi proponiamo.

Nando Citarella e i Tamburi del Vesuvio
la Repubblica 20-1-2019

Nando Citarella, suoni dal sud
TROVAROMA 17-1-2019

 


dal 31 gennaio al 10 febbraio 2019 
debutto giovedì  h 21 e dal martedì al sabato h. 21 domenica h 18 (teatro)
Centro di Produzione Teatrale La Fabbrica dell'Attore – Teatro Vascello (Roma)
Milleluci Entertainment
DOPO LA PROVA di Ingmar Bergman
traduzione di Laura Cangemi
con Ugo Pagliai, Manuela Kustermann e Arianna Di Stefano
assistente regia Alessandro Gorgoni
assistente M° Pagliai  Alessandro Guerra
scene di Alessandro Chiti
costumi Daniele Gelsi
Musiche di Marco Podda
disegno luci Umile Vainieri
regia Daniele Salvo

In un tempo sospeso, nella penombra di un vecchio palcoscenico, Henrik Vogler, grande regista e direttore di teatro, è seduto su una poltrona, immobile. Appare quasi imbalsamato. Ha 109 anni o forse solo sessantadue. La scena è ingombra di oggetti, attrezzature sceniche, quinte, attrezzeria, rimasti dopo una prova pomeridiana de "Il sogno" di Strindberg. Ora però il regista è rimasto solo, assorto nelle sue riflessioni sul senso del suo stesso lavoro, sulle scelte fatte, sugli errori compiuti, sul tempo della propria esistenza e sulle aspettative per il futuro. L'edificio è completamente deserto. Il sipario è alzato
sino a metà. D'improvviso appare sulla scena Anna Egerman, giovane attrice interprete della Figlia di Indra nella pièce diretta da Vogler. Da questo momento inizia un confronto serrato tra i due che, sospesi in una zona di confine, in una sorta di limbo extra-quotidiano in cui tutto è concesso, si permettono finalmente di dire la verità. Le loro ansie, le loro paure, i loro desideri, i loro affanni e le loro vanità di piccoli esseri umani vengono alla luce con chiarezza, affiorano dalla loro piccola stanza dell'immaginario e prendono corpo con violenza. È quasi un percorso psicanalitico, un raggio di luce in una stanza buia da anni, un momento di verità in un'esistenza di finzione. Vogler si muove nel torrente del tempo con disinvoltura e leggerezza, analizzando il sentimento dell'amore, della gelosia, dell'attrazione, del gioco teatrale, senza retorica e con semplicità disarmante. L'ingresso sulla scena di Rakel, attrice di mezza età, introduce altri temi bergmaniani di straordinaria pregnanza: la percezione del tempo, la paura della vecchiaia, la straordinaria fragilità dell'animo femminile che si risolve in patologia pura, in ansia da prestazione, in senso di inadeguatezza e nevrosi. Quella di Rakel è una figura che si muove sul filo del
rasoio, un'artista distrutta dal suo stesso talento, una scorticata viva.
In "Dopo la prova" Bergman non crea nemmeno più "personaggi", ma linguaggi, funzioni emotive, "contenitori" di fragilità, ansie e paure, donne e uomini reali che non riescono più a convivere con le menzogne, con i compromessi della vita borghese, vecchi-bambini che rischiano la vita, perdono l'equilibrio e cadono a terra in preda ad un ossessivo bisogno di verità, di un senso possibile, di un segno, un gesto, un respiro che dia un significato alle loro piccole vite

"Dopo la prova" Ugo Pagliai come Bergman
la Repubblica 11-2-2019

Ingmar Bergman incontro di nevrosi
il Tempo 1-2-2019

Pagliai è Bergman nell'autunno della vita
la Repubblica 31-1-2019

Ingmar Bergman incontro di nevrosi
TROVAROMA 31-1-2019

 


4 febbraio 2019 h 21 (musica)  
GERMANO MAZZOCCHETTI ENSEMBLE
Un gioco sottile
Germano Mazzocchetti, fisarmonica
Francesco Marini, sax soprano e clarinetti  Paola Emanuele,viola  
Marco Acquarelli, chitarra  Luca Pirozzi, contrabbasso  Sergio Quarta, percussioni

Il Germano Mazzocchetti Ensemble è attivo da più di dieci anni.
Ha pubblicato i cd "Testa sghemba" (Egea) e "Asap" (Incipit).

Le musiche di Mazzocchetti attingono a sonorità popolari e mediterranee, unite a citazioni jazzistiche e rimandi alla tradizione colta. Il risultato è una musica caratterizzata da uno spiccato sincretismo linguistico, che bene si allinea ad alcune tra le più interessanti esperienze della musica d'oggi.
Come ha scritto il  critico  Giordano  Montecchi,  "è  spigolando  nel vissuto che nascono oggi le migliori musiche nuove: le musiche della crisi, schizzate con la consapevolezza delle miriadi di lingue e del loro immenso lascito da una parte e, dall'altra, la sfida a un mondo sempre più   indifferente a ciò che non passa per le autostrade mediatiche." E ancora, riferendosi all'attività di Mazzocchetti come compositore di musiche di scena: "Remoti si sentono gli echi di un Kurt Weill, di un Fiorenzo Carpi e il carsico andirivieni di quella linfa popolare che sempre nutre il lessico di Mazzocchetti. Ma c'è anche altro in questa formazione densa di ritmo ed energia cinetica, impastata con fisarmonica e viola che trasudano melanconia a ogni nota. C'è un universo intimamente latino, fatto di ritmo, calore e languore". Il gruppo ha suonato per le maggiori istituzioni nazionali, tenendo concerti nelle principali città italiane.

 

Mazzocchetti & Band al Vascello
TROVAROMA 31-1-2019

 


Odin Teatret a Roma
55 anni dell'Odin Teatret: Lo spirito del laboratorio

È ormai una tradizione per l'Odin Teatret tornare a Roma al Teatro Vascello per i suoi anniversari. Nel 2014 il Teatro Vascello e l'Auditorium Parco della Musica invitarono La vita cronica per festeggiare i 50 anni del teatro danese di Eugenio Barba. Ora, dal 13 al 24 febbraio 2019, l'Odin Teatret torna al Teatro Vascello con L'albero, la sua creazione più recente per celebrare i  suoi 55 anni. Molte attività accompagnano lo spettacolo, frutto di collaborazioni con teatri, fra cui Abraxa Teatro, l'Università la Sapienza e di Roma Tre, Teatro di Roma, Biblioteche di Roma, la Libreria del Palazzo delle Esposizioni.
Ritornare nelle stesse città ha sempre fatto parte delle scelte dell'Odin Teatret. Significa rincontrare gli spettatori che hanno conosciuto il gruppo fin dai primi anni,  ed entrare in contatto e dialogare con nuove generazioni. Da qui le numerose collaborazioni che a Roma permettono di realizzare un folto programma di seminari, dimostrazioni di lavoro, mostre, installazioni, film, masterclass, conferenze, oltre allo spettacolo.
La permanenza ha come titolo 55 anni dell'Odin Teatret – Lo spirito del laboratorio. Laboratorio è inteso come un ambiente sviluppato negli anni in modo pragmatico e abbarbicato a una sua visione di teatro, risolvendo costrizioni e affrontando i compiti che permettono agli attori di diverse nazionalità dell'Odin di incontrare i propri spettatori in diverse parti del mondo. In questo ambiente, il teatro non si presenta solo come spettacolo in un edificio tradizionale, ma  si manifesta come ricerca, pedagogia, incentivo culturale, creazione di reti ed eventi per luoghi specifici. Diventa un catalizzatore  che coinvolge diverse espressioni artistiche, immagini, corpi, musiche e canti come mezzo per uno scambio di contatti, relazioni e manifestazioni.
In questo ambiente è cresciuto L'albero, lo spettacolo con la regia di Eugenio Barba, gli attori storici dell'Odin Teatret e due artisti asiatici, collaboratori dell'ISTA – International School of Theatre Anthropology. Terza parte della "trilogia degli innocenti", fatti storici dell'attualità si intrecciano a situazioni fittizie in una confluenza di lingue e canti che, intorno a un albero morto, evocano guerre ma anche immagini ancestrali di vita. Scene di fede e speranza additano alla natura come elemento rigeneratore di futuro in una panorama che sembra racchiudere solo distruzione.

 

dal 13 al 24 febbraio 2019 da mercoledì a sabato alle ore 21:00 Domenica alle ore 18:00  
così le repliche nel dettaglio
mercoledì 13 febbraio ore 21  (tutto esaurito)
giovedì 14 febbraio ore 21 (tutto esaurito)
venerdì 15 febbraio ore 21 (tuttoesaurito)
sabato 16 febbraio ore 21 (tutto esaurito)
domenica 17 febbraio ore 18 (tutto esaurito)
mercoledì 20 febbraio ore 21 (tutto esaurito)
giovedì 21 febbraio ore 21 (tutto esaurito)
venerdì 22 febbraio ore 21 (tutto esaurito)
sabato 23 febbraio ore 21 (tutto esaurito)
domenica 24 febbraio ore 18 (tutto esaurito)

Odin Teatret
L'ALBERO
Uno spettacolo che cresce leggendo i giornali dedicato a Inger Landsted
regia Eugenio Barba
attori Luis Alonso, Parvathy Baul, Iwayan Bawa, Kai Bredholt, Roberta Carreri, Elena Floris, Donald Kitt, Carolina Pizarro, Fausto Pro, Iben Nagel Rasmussen , Julia Varley
Scenografia e luci Luca Ruzza  OpenLab Company
disegno e realizzazione dell'albero Giovanna Amoroso e Istvan Zimmermann, Plastikart
costumi e oggetti Odin Teatret,
direzione musicale Elena Floris,
marionette Niels Kristian Brinth, Fabio Butera, Samir Muhamad, I Gusti Made Lod
teste delle bambole Signe Herlevsen,
 drammaturgo Thomas Bredsdorff  consulente letterario Nando Taviani, testo Odin Teatret
assistenti alla regia Elena Floris, Julia Varley

Biglietteria: servizio di prenotazione per tutti gli spettacoli € 1 a biglietto
Prosa: intero € 20 - ridotto over 65 € 15 - ridotto studenti € 12

Popolo segreto dell'Odin: € 100
conferma ai numeri 065898031 - 065881021 promozione@teatrovascello.it - promozioneteatrovascello@gmail.com

 

L'albero della Storia cresce forte e morto.

Intorno ad esso, bambini soldato e monaci in preghiera danzano insieme a signori della guerra, a una madre rabbiosa, e alla figlia di un poeta che, da bambina, sognava di volare via con il padre.

Due narratori presentano e commentano scene e personaggi. Nel deserto siriano due monaci yazidi piantano un albero di pere per richiamare gli uccelli che sono scomparsi. In Nigeria una madre riposa sotto l'ombra dell'albero della dimenticanza tenendo in braccio la testa di sua figlia nascosta in una zucca. Un signore della guerra europeo spiega la necessità di pulizia etnica a un signore della guerra africano che compie un sacrificio umano per rendere invulnerabile il suo esercito di bambini soldato prima di condurli in battaglia. Una bambina gioca con le sue bambole intorno all'albero piantato dal padre quando è nata. Si chiede come gli uccelli vedano la terra dal cielo. Alla fine l'albero della Storia si piega sotto il peso della frutta e offre una casa agli uccelli che volano sopra le teste degli spettatori.  Ma che tipo di uccelli sono?

Programma, PDF >

DIMOSTRAZIONI DI LAVORO

Mer 13 febbraio - ore 12:00 L'eco del silenzio, dimostrazione-spettacolo con Julia Varley, al Teatro Vascello 

Gio 14 febbraio - ore 11:00 Orme sulla neve, dimostrazione-spettacolo con Roberta Carreri, al Teatro Vascello 

Lun 18 febbraio - ore 20:30 Da Amagaki a Shibugaki, geografia di un apprendistato, dimostrazione-spettacolo con Carolina Pizarro, al Teatro Argot Studio 

Mer 20 febbraio - ore 11:00 Il cammino di Nora, dimostrazione-spettacolo con Roberta Carreri, al Teatro Vascello 

Gio 21 febbraio - ore 11:00 Il fratello morto, dimostrazione-spettacolo con Julia Varley, al Teatro Vascello 

Ven 22 febbraio - ore 11:00 L'attore totale, dimostrazione-spettacolo con Iwayan Bawa (Bali), al Teatro Vascello 

Sab 23 febbraio - ore 11:00 Il tappeto volante, dimostrazione-spettacolo con Julia Varley, al Teatro Vascello 

BIGLIETTI Dimostrazioni di lavoro: € 5


SEMINARI E MASTER CLASS

lun 09-10-11 febbraio - ore 17-21 / 15-19 / 17-21  L'eco del silenzio, seminario con Julia Varley, all'Abraxa Teatro 

 ar 12 febbraio - ore 10-14 Pensare per azioni, masterclass con Eugenio Barba e Julia Varley, all'Università degli Studi di Roma La Sapienza 

Gio-sab 14-15-16 febbraio - ore 9-13 Bastoni e pietre, seminario con Donald Kitt, all'Abraxa Teatro 

Gio-sab 14-15-16 febbraio - ore 10-14  Energia in azione, seminario con Carolina Pizarro, al Labirion Officine Trasversali 

Lun-mer 18-19-20 febbraio - ore 10-14 Presenza scenica nella danza balinese, seminario con I Wayan Bawa, al Labirion Officine Trasversali 

Mar-gio 19-20-21 febbraio - ore 9-13 Cantando e danzando con il vento, seminario con Elena Floris, al Teatro Argot Studio 

Mer-ven 20-21-22 febbraio - ore 10-13 Teatro della reciprocità e banchetto di canto e poesia, laboratorio gratuito per studenti con Kai Bredholt, all'Università degli Studi di Roma La Sapienza  

Gio-sab 21, 22, 23 febbraio - ore 10-13 Tre cammini d'attore, La danza delle intenzioni con Roberta Carreri (21 feb.); Azioni vocali con Julia Varley (22 feb.); Canto Baul con Parvathy Baul (23 feb.), al Labirion Officine Trasversali 

Prezzi
1 seminario: € 130 (3 giorni); 
3 seminari a Labirion Officine Trasversali: € 330 

 

INCONTRI   FILM E CONFERENZE

Sab 9 febbraio - ore 10:30-12:00 Il paese dove gli alberi volano, film di Jacopo Quadri e Davide Barletti sullo spettacolo diretto da Eugenio Barba per il cinquantesimo anniversario dell'Odin Teatret, con presentazione dei registi e Julia Varley, alla Biblioteca Villino Corsini - Villa Pamphilj 

Sab 9 febbraio - ore 12:30 Apertura Væksthus, nella serra dell'Odin Teatret, mostra-installazione narrante e interattiva di Rossella Viti e Roberto Giannini, associazione Ippo­campo con la presenza degli autori e Julia Varley, alla Biblioteca Villino Corsini - Villa Pamphilj 

Mar 12 febbraio - ore 15:30-18:00 Tre film sull'Odin Teatret, alla Sapienza Università di Roma

Gio 14 febbraio - ore 14:00-15:30 Teatro della reciprocità e teatralizzazione dello spazio urbano, conferenza interattiva con musica e immagini di Kai Bredholt, alla Sapienza Università di Roma 

Ven 15 febbraio - ore 15:00 Lo spazio scenico, incontro con Fausto Pro e visita guidata nello spazio dell'Albero, al Teatro Vascello 

Sab 16 febbraio - ore 10:30-12:00 L'arte dell'impossibile, film di Elsa Kvamme sulle radici norvegesi e polacche dell'Odin Teatret, alla Biblioteca Villino Corsini - Villa Pamphilj  

Sab 16 febbraio - ore 12:00-13:30 Racconti dal Magdalena Project, rete di donne nel teatro contemporaneo, con Julia Varley e Serena Grandicelli, Teatro Argot Studio

Dom 17 febbraio - ore 10:00-12:30 Il gruppo teatrale: tecniche e visioni, incontro di gruppi di teatro organizzato da Abraxa Teatro con Eugenio Barba e gli attori dell'Odin Teatret, al Teatro Vascello  

Sab 23 February 2019 - ore 10:30-12:00 La vita cronica, film di Chiara Crupi sull'omonimo spettacolo dell'Odin Teatret, alla Biblioteca Villino Corsini - Villa Pamphilj  

Dom 24 febbraio - ore 10:00-13:00 Il ponte dei venti, film di Francesco Galli e incontro con Iben Nagel Rasmussen e Francesco Galli, al Teatro Vascello Ingresso libero

 

MOSTRA ISTALLAZIONE

Sab 9 febbraio - ore 12:30 Apertura Væksthus, nella serra dell'Odin Teatret, mostra-installazione narrante e interattiva di Rossella Viti e Roberto Giannini, associazione Ippo­campo con la presenza degli autori e Julia Varley, alla Biblioteca Villino Corsini - Villa Pamphilj  

10 gennaio – 14 febbraio 2019 Gli spazi segreti dell'Odin Teatret, in collaborazione con Odin Teatret, Abraxa Teatro, Teatro Vascello, Università di Roma Tre (Biblioteca delle Arti). Teatro Valle  (Teatro di Roma), Via del Teatro Valle 21

Dal 10 gennaio al 14 febbraio, installazioni, proiezioni, video, film e mostre esemplificheranno diversi aspetti della relazione dell'Odin Teatret con lo spazio: luogo d'incontro tra attore e spettatore, tempo condiviso, realtà di immaginazione e conoscenza, habitat di spet­tacoli, casa del teatro e memoria degli spettatori.
Saranno esposti la scenografia dello spettacolo L'albero, la mostra La casa dell'Odin curata da Selene D'Agostino, l'installazione video Visione dell'Odin di Stefano di Buduo, la mostra I manifesti dell'Odin curata da Silvia Ruffini, e proiettati il romanzo fotografico in forma di video di Jan Rüsz sullo spettacolo Il milione e il film di Eugenio Barba e Claudio Coloberti Lo spazio instabile del teatro. 

Gio 14 febbraio - ore 12:00 Gli spazi segreti dell'Odin Teatret, Eugenio Barba e Julia Varley  chiudono la mostra installazione al Teatro Valle.
Attività promossa e realizzata con il sostegno del Teatro di Roma, in collaborazione con Odin Teatret, Abraxa Teatro, Teatro Vascello, Università di Roma Tre (Biblioteca delle Arti).

Ingresso libero

 

PRESENTAZIONE LIBRI

10 - 23 febbraio 2019 Presso la Libreria del Palazzo delle Esposizioni,via Milano 15/17 in collaborazione con Odin Teatret, Teatro Vascello, Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell'Università di Roma Tre.

Presentazione dei libri dei membri dell'Odin e di alcuni  studiosi che hanno scritto libri su di loro

Franco Ruffini, Mirella Schino, Piero Giacché, Francesca Romana Rietti, Luca Ruzza. Un ci­clo incastonato da tre conferenze di Franco Ruffini che presenta la storia delle molteplici attività della storia dell'Odin come laborato­rio attraverso i libri di Eugenio Barba e degli attori dell'Odin Teatret suddividendoli in diversi temi e campi di ricerca: Odin Teatret come laboratorio (drammaturgia, apprendi­stato), Terzo Teatro, Antropologia Teatrale, Teatro e Vita, Teatro e Comunità, Archivio dell'Odin Teatret.

Presso la Libreria del Palazzo delle Esposizioni, via Milano 15/17 Ingresso libero

Dom 10 febbraio - ore 15:00 - 18:00 Teatro, musica, film - Presentazione del filmv La vita cronica di Chiara Crupi, sull'omonimo spettacolo dell'Odin Teatret. Commentando questo film Elena Floris descrive il rapporto con la musica nelle regie di Eugenio Barba (Drammaturgia come orchestrazione musicale). Chiara Crupi analizza il rapporto tra il linguag­gio filmico e quello teatrale.

Mar 12 febbraio - ore 15:00 - 18:00 L'invenzione del laboratorio teatrale: teatro e vita. Apprendere ad apprendere. Terzo Teatro e baratto. Conferenza e presentazione di Franco Ruffini e Francesco Cappa dei libri di Eugenio Barba La corsa dei contrari (ed. Pagina), Teatro: Mestiere, solitudine, rivolta (ed. Pagina), Bruciare la casa. Origini di un regista (ed. Ubulibri). 
Proiezione dei film Anabasis di Torgeir Wethal,  sull'omonimo spettacolo di strada dell'Odin 

Teatret e Teatro incontra rituale di Kurare sul baratto dell'Odin Teatret con una tribù di Yanomami in Ama­zonia. I film saranno introdotti da Francesca Romana Rietti.

Mer 13 febbraio - ore 15:00 - 18:00 Antropologia teatrale, Conferenza di Eugenio Barba e Nicola Savarese, con introduzione di Franco Ruffini. Presentazione dei libri I cinque continenti del teatro (di Eugenio Barba e Nicola Savarese, ed. Pagina), L'Arte Segreta dell'attore (di Eugenio Barba e Nicola Sa­varese, ed. Pagina), La canoa di carta (di Eugenio Barba, ed. Il mulino), Pensare con i piedi (di Vicki Ann Cremona, Francesco Galli, Julia Varley, ed. Odin Teatret Forlag) con proiezione di immagini. 

Ven 15 febbraio - ore 15:00 - 18:00 La conquista della differenza, Conferenza e pre­sentazione di Franco Ruffini dei libri di Eugenio Barba Alla ricerca del teatro perduto (ed. Marsilio),  La conquista della differenza (ed. Bulzoni) e La terra di cenere e diamanti. Il mio apprendistato in Polonia (ed. Ubulibri).  Proiezione del film La conquista della differenza di Exe Christoffersen sulla storia dell'Odin  Teatret con immagini degli spettacoli e dei luoghi. Il film sarà introdotto da Francesca Romana Rietti. 

Sab 16 febbraio - ore 15:00 - 18:00 Teatro come cultura, baratto e reciprocità, Conferenza con Kai Bredholt e Piero Giacché e Vincenzo Santoro. Presentazione dei libri Odino nella terra del rimorso (di Vincenzo Santoro, ed. Squilibri), L'altra visione dell'altro (di Piero Giacché, ed. L'ancora del mediterra­neo). 

Proiezione dei film Il paese dove gli alberi volano di Jacopo Quadri e Davide Barletti, sulla preparaz­ione dello spettacolo con la regia di Eugenio Barba per il cinquantesimo anniversario dell'Odin Teatret durante la Holstebro Festuge (settimana festiva), Odin Teatret a Cuba di Torgeir Wethal, sui baratti durante una tournée dell'Odin Teatret a Cuba nel 2002.  I film saranno introdotti da Francesca Romana Rietti.

Mar 19 febbraio - ore 15:00 - 18:00 Il punto di vista degli attori 1, Mirella Schino e Iben Nagel Rasmussen presentano il libro ll cavallo cieco (di Iben Nagel Rasmussen, ed. Bulzoni). 

Proiezione dei film Il corpo trasparente di Claudio Coloberti che include un dialogo fra Iben Nagel Rasmussen e Eugenio Barba sull'apprendistato dell'attore, Training fisico all'Odin Teatret di Torgeir Wethal, sul training nel 1974. I film saranno introdotti da Francesca Romana Rietti. 

Mer 20 febbraio - ore 15:00 - 18:00 Il punto di vista degli attori 2, Anna Bandettini e Julia Varley presentano il libro Pietre d'Acqua (di Julia Varley, ed. Ubulibri e Pagina). 

Proiezione del film Le farfalle di  Doña Musica di Jan Rüsz, sull'omonimo spettacolo con Julia  Varley. Il film sarà introdotto da Francesca Romana Rietti.

Gio 21 febbraio - ore 15:00 – 18:00 Una storia dell'Odin Teatret  attraverso i suoi archivi, Conferenza e presentazione di Mirella Schino e Francesca Romana Rietti del libro di Mirella Schino, Il libro degli inventari. Odin Teatret Archives (Roma, Bulzoni, 2015). 

Proiezione video delle interviste sul training agli attori dell'Odin Teatret curate da Mirella Schino e Claudio Coloberti. 

Ven 22 febbraio - ore 15:00 - 18:00 Il punto di vista degli attori 3,  Francesca Romana Rietti e Roberta Carreri presentano il libro Tracce (di Roberta Carreri, ed. Titivillus). 

Proiezione dei film Judith di Torgeir Wethal, sull'omonimo spettacolo con Roberta Carreri, Dances in the Sand dell'antropologa danese Mette Bo­vin sul viaggio in Burkina Fasso con Roberta Carreri.  I film saranno introdotti da Francesca Romana Rietti.  

Sab 23 febbraio - ore 15:00 – 18:00 Gli spazi dell'Odin, relazione tra teatro, film e memoria Conferenza di Claudio Coloberti. 

Proiezione dei film Lo spazio instabile del teatro di Claudio Coloberti e Eugenio Barba, sulle diverse soluzioni spaziali all'Odin Teatret, e Il sogno di Andersen di Claudio Coloberti con spazio scenico creato da Luca Ruzza. 

 

I LUOGHI

Teatro Vascello teatrovascello.it Via Giacinto Carini 78, 00152 Roma Monteverde
Prenotazioni e biglietti: promozione@teatrovascello.it   065881021  065898031

Abraxa Teatro abraxa.it 
Villa Flora, Via Portuense 610 (e da via D'Avarna, 3), 00149 Roma Iscrizioni: abraxateatro@abraxa.it

Biblioteca Villino Corsini - Villa Pamphilj bit.ly/BibliotecaVillinoCorsini Ingresso da Largo 3 Giugno 1849, 00164 Roma. 
Ingresso libero previa iscrizione gratuita alle Biblioteche di Roma; Orario: martedì alla domenica 10:00 - 16:00 

Labirion Officine Trasversali facebook.com/labirion Via Bellegra 31-33, 00171 Roma Iscrizioni: officinelabirion@gmail.com

Sapienza Università di Roma
dass.uniroma1.it 
Corso di scenografia virtuale, Dipartimento di Storia dell'Arte e Spettacolo, Aula Levi piano terra, Ex Vetrerie Sciarra, Via dei Volsci 122, 00185 Roma Iscrizioni: luca.ruzza@uniroma1.it

Teatro Argot Studio teatroargotstudio.com Via Natale del Grande 27, 00153 Roma Iscrizioni: formazione@teatroargotstudio.com

Libreria del Palazzo delle Esposizioni, via Milano 15/17

Teatro Valle  (Teatro di Roma), Via del Teatro Valle 21

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Photos Eugenio Barba http://old.odinteatret.dk/about-us/eugenio-barba.aspx#EB

Eugenio Barba
la Repubblica 10-3-2019

Tre debutti da non mancare
metronews ROMA 18-2-2019

Un popolo si arrampica sull'albero del teatro
Venerdì di Repubblica 1-2-2019

L'Odin Teatret si mette in mostra, tra spazi e segreti
il Corriere della Sera 16-1-2019


dal 15 al 24 febbraio 2019 sala studio   
venerdì e sabato h 21.30, domenica h 18.30 (teatro)
venerdì 15 febbraio h 21.30
sabato 16 febbraio h 21.30
domenica 17 febbraio h 18.30
venerdì 22 febbraio h 21.30
sabato 23 febbraio h 21.30
domenica 24 febbraio h 18.30 

DELIRIO A DUE
di Eugène Ionesco
traduzione di Gian Renzo Morteo
regia Fabio Galadini
con Fabio Galadini – Lui   Valentina Morini - Lei
assistente alla regia Raffaele Balzano
video Laura Girolami
scene e costumi Lorenzo Rossi
sound design Mauro Lopez
musiche Frederic Rzewski, Giacinto Scelsi, Luigi Nono
Compagnia Mauri Sturno

Una coppia si logora nel delirio dell'abitudine quotidiana, chiusa nel solipsismo del vivere privato mentre fuori l'umanità marcia inesorabile verso l'autodistruzione.
Lui e Lei, normalmente normali, normalmente infelici, normalmente insoddisfatti della vita, passano il loro tempo litigando con cattiveria e violenza su futilità di ogni genere, rinfacciandosi disillusioni e sogni traditi. Parlano, urlano, disputano mentre intorno a loro, come in uno spaventevole controcanto, la guerra infuria. Nell'inconsistenza del dialogo riaffiora un passato rifiutato che, nel ricordo, appare migliore di un presente banale, sciatto e privo di certezze, e dove il linguaggio, invece di essere strumento di comunicazione, è un ostacolo insormontabile.  Sono i protagonisti di «Delirio a due», scritto da Eugène Ionesco nel 1962. Con loro è di scena la stupidità comica e avvilente degli esseri umani, offuscati dalle loro narcotizzanti abitudini, degradati nelle loro tristi banalità, inesorabilmente chiusi nei loro miseri egoismi, nella loro meschina autosufficienza, nel loro gretto conformismo, incapaci di dare un senso a ciò che accade intorno. Incapaci di vedere che, intanto, il mondo lì fuori muore. Fabio Galadini

"Nessuna società ha mai potuto abolire la tristezza umana, nessun sistema politico ci libererà dal dolore della vita, dalla paura di morire, dalla sete di assoluto. La condizione umana prevale sulla condizione sociale, non viceversa. Io invece voglio far apparire sulla scena una tartaruga, trasformarla in un cavallo da corsa, poi far sì che quest'ultimo diventi un cappello, una canzone, un corazziere, un'acqua di sorgente. In teatro si può osare tutto sebbene ora sia il luogo in cui si osa il meno possibile. Io mi sono proposto, per parte mia, di non riconoscere altre leggi che quelle della mia immaginazione; e poiché l'immaginazione ha delle leggi, ciò è una nuova prova che, in fine dei conti, non è arbitraria". Da Eugène Ionesco: Note e contronote, Torino 1965

Delirio a due, liti di coppia
TROVAROMA 14-2-2019

 

 


dal 26 febbraio al 3 marzo 2019 dal martedì al sabato h 21 domenica h 18 (danza)  
Balletto di Roma
GISELLE
coreografie Chris Haring e Itamar Serussi Sahar
concept development Peggy Olislaegers
musiche originali Adolphe Adam
rielaborazioni musicali Richard Van Kruysdijk, Andreas Berger
con i danzatori del Balletto di Roma
presentazione a cura di Gaia Clotilde Chernetich
con il sostegno di Fonds Podium Kunsten Performing Arts Fund NL, Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma, Forum Austriaco di Cultura
con il contributo di Regione Lazio

durata dello spettacolo 90 Minuti compreso l'intervallo

Centosettantacinque anni. Tanti ne sono passati dalla prima rappresentazione del balletto Giselle, gioiello di poesia romantica creato per il debutto parigino della ballerina italiana Carlotta Grisi. Da allora Giselle non ha mai smesso di trasformarsi. Per noi spettatori del XXI secolo è importante tenere a mente un fatto: oggi Giselle non è più solo il balletto emblema dell'Ottocento romantico europeo, ma una danza che affonda le proprie radici nel tempo presente godendo di un diritto di cittadinanza globale. Commissionando la creazione ai coreografi Itamar Serussi Sahar e Chris Haring | Liquid Loft, impegnati rispettivamente nel I e nel II atto, il Balletto di Roma non si limita a presentare una nuova versione di Giselle capace di esplorare ancora e diversamente la follia amorosa di una giovane tradita dal proprio ideale (I atto) e l'esito mortifero del suo dolore ambientato in un mondo ultraterreno (II atto). La Giselle che il Balletto di Roma porta in scena nel 2016 non esplora un personaggio che contiene in sé gli opposti riassumibili nella sacra contrapposizione tra vita e morte, ma l'espressione di un sentire esteso e molteplice che appartiene alla comunità dei corpi in scena. La sua identità non è più incarnata in un ruolo, ma agisce come una lente attraverso la quale ognuno osserva il mondo intorno a sé. Così hanno lavorato i danzatori della compagnia, incorporando Giselle nelle improvvisazioni non in quanto scomposizione del suo personaggio in parti più piccole e individuali, ma in quanto decostruzione della narrazione del libretto di Théophile Gautier e delle sue declinazioni alle prese con corpi e sensibilità del tempo presente. La profonda rielaborazione delle musiche di Adolphe Adam, a opera di Richard Van Kruysdijk e Andreas Berger, sostiene entrambi gli atti collocando la danza in una dimensione che consente a ogni spettatore di creare la propria storia grazie alle evocazioni ritmiche e a quelle del gesto.

Ideato dall'artista israeliano Itamar Serussi Sahar, il primo atto ci consegna una coreografia all'insegna della potenza fisica e carnale che emerge da corpi spogli di quel vezzo pantomimico che tradizionalmente caratterizza il primo atto di Giselle. Dell'archetipo ottocentesco ritroviamo la dimensione terrestre, che qui si esprime attraverso un'umanità che si lascia alterare dal reale, mossa e a tratti scossa da pulsioni vitali che esplorano lo spazio della scena esprimendo un senso di appartenenza tanto alla vita quanto alla morte. Mentre la vitalità del I atto tende a diversificare tra loro i danzatori, il II atto firmato dal coreografo austriaco Chris Haring recupera una dimensione collettiva più corale. Giselle ci ricorda che, tra gli umani, nulla è più condiviso e comune della morte. L'ipotesi che la vendetta sia capace di alleviare il dolore della perdita rappresenta allora quell'ultimo guizzo di umano, l'ultima chimera che la vita concede a Giselle, prima che i corpi si affrontino definitivamente – interrotti solo da alcune estreme incursioni del reale – in un incontro dominato da una rarefazione visiva che va esaurendosi. Come una fenice ormai incenerita che ci riconsegna tutti, artisti e pubblico, alla vita.

"Giselle" al teatro Vascello, il balletto gioeillo di poesia romantica
il Granchio 1-3-2019

Balletto di Roma - Giselle al Vascello
Il Messaggero 28-2-2019

Due coreografi di grido per una Giselle essenziale
la Repubblica 26-2-2019

Balletto di Roma - Giselle al Vascello
Il Messaggero 26-2-2019

Il balletto classico
TROVAROMA 21-2-2019


 

dal 10 gennaio 2019 (Foyer letterario) tutti i giovedì  h.18 
Vittorio Viviani in
QUEL COPIONE DI SHAKESPEARE

Le novelle italiane che hanno ispirato il grande drammaturgo inglese
ideazione e adattamento di Vittorio Viviani
un'idea di Vittorio Viviani

William Shakespeare ha copiato alcuni suoi capolavori dalle novelle italiane?
Ovviamente, copiato, è una provocazione, ma non troppo campata in aria.
I suoi colleghi del tempo lo accusavano esattamente di questo: copiava da tutti.
Shakespeare conosceva molte bene le novelle italiane perché furono tradotte in inglese sin dal XIV secolo. 
E allora, la vera provocazione è: perché non andiamo a scoprire le fonti da cui Shakespeare aveva copiato? Perché non fare in teatro delle letture espressive delle novelle del Bandello, Giraldi Cinzio, Straparola, Da Porto, Giovanni Fiorentino, Masuccio Salernitano e naturalmente Boccaccio?
Per "lettura espressiva" intendiamo riferirci a quella "letteratura espressiva" ricca di modi di dire, idiotismi, proverbi popolari, terminologia e sintassi che corredavano la scrittura dei più grandi novellieri italiani rendendola viva e "realistica". E il maestro di tutti, si sa, fu Boccaccio. Tradotto in lettura espressiva vuol dire grande libertà teatrale, fantasia recitativa, comunicazione diretta di emozioni e sentimenti che vivissimi fuoriescono da quei testi.
In conclusione: Un'ora di lettura, lezione, aneddotica, teatralità nello spirito e nello stile affabulatorio di Vittorio Viviani.

Vittorio Viviani interpreta e commenta le   novelle  italiane  da  cui  Shakespeare ha tratto molte delle sue opere, dimostrando che il grande bardo è un copione…! Che conosceva bene i nostri novellieri, da Bandello a Boccaccio, da Giovanni Fiorentino a Straparola a Giraldi Cinzio, e che, forse, di nascosto li leggeva in italiano!
Viviani accompagna il pubblico in esaltanti racconti, divertenti ed emozionanti; ricchi di sentimenti e passioni che esaltano il realismo espressivo e la preziosa raffinatezza delle novelle italiane.
Attraverso la riscoperta di quella lingua vivida, espressivistica, teatrale, moderna dei nostri novellieri. E comunque, anche per riconoscere la  grandezza  di quel copione di Shakespeare.
Un reading di grande teatralità, di digressioni e di aneddotica, nello spirito e nello stile affabulatorio di Vittorio Viviani.

A seguire
APERISHAKESPEARE


LA SFORTUNATA MORTE DI DUI INFELICISSIMI AMANTI
(Giulietta e Romeo - M. Bandello) - 10 gennaio h18

PER UN PUGNO DI DUCATI
(Mercante di Venezia - G. Fiorentino) - 17 gennaio h 18

L'AMANTE NELLO SCRIGNO
(Le allegre comari di  Windsor - G. F. Straparola) - 24 gennaio h 18

LA MOSSA DELL'ALFIERE
(Otello - G. B. Giraldi Cinzio) - 31 gennaio h 18

DUE PESI E DUE MISURE
(Misura per misura - G. B. Giraldi Cinzio) -  7 febbraio h 18

I DUE GEMELLI MARCHIGIANI
(La dodicesima notte - M. Bandello) -  14 febbraio h 18

AMORE A PEZZI
(Tito Andronico - M. Bandello)  - 21 febbraio h 18

APERTURA AL BUIO
(Tutto è bene quel che finisce bene - G. Boccaccio) -  28 febbraio h 18

LA INCONTRAI PER CASO A MESSINA
(Molto rumore per nulla - M. Bandello) - 7 marzo h 18

LA BUONA, IL BRUTTO E IL CATTIVO
(Cimbelino - G. Boccaccio) - 14 marzo h 18

 

"Quel copione di Shakespeare"
il Corriere della Sera 10-1-2019

Al Vascello
TROVAROMA 10-1-2019

"Quel copione di Shakespeare" tutto da ridere
il Tempo 9-1-2019

 


dal 5 al 10 marzo 2019  dal martedì al sabato h 21 – domenica h 18 (teatro)  
Teatro Franco Parenti / Sonia Bergamasco
L'UOMO SEME
racconto di scena ideato e diretto da Sonia Bergamasco
da L'uomo seme di Violette Ailhaud (traduzione di Monica Capuani)
drammaturgia musicale a cura di Rodolfo Rossi e del quartetto vocale Faraualla
con Sonia Bergamasco, Rodolfo Rossi, Loredana Savino, Gabriella Schiavone, Maristella Schiavone, Teresa Vallarella
scene e costumi Barbara Petrecca
luci Cesare Accetta
cura del movimento Elisa Barucchieri  assistente alla regia Mariangela Berardi
costumi realizzati presso la sartoria del Teatro Franco Parenti diretta da Simona Dondoni
si ringrazia per la collaborazione Triennale Teatro dell'Arte, e il Comune di Lucera

Sonia Bergamasco prosegue – dopo Karenina, Il Ballo, Il Trentesimo Anno, Louise e Renée – la sua esplorazione del femminile attraverso la lingua forte e appassionata di Violette Ailhaud, autrice di uno stupefacente manoscritto.
Inno spiazzante alla vita, L'uomo seme è uno spettacolo corale concepito in forma di ballata, in cui racconto, canto e azione scenica cercano un punto di equilibrio essenziale. L'albero-casa al centro della scena – realizzato da Barbara Petrecca – si anima delle luci di Cesare Accetta e dei movimenti scenici curati da Elisa Barucchieri. Sul palco, accanto a Sonia Bergamasco, le Faraualla – splendido quartetto di cantanti attrici – e il musicista performer Rodolfo Rossi.
«Quando una storia ci colpisce al cuore sentiamo il bisogno di raccontarla di nuovo per ritrovare, in chi guarda e ascolta, conferma del nostro sguardo. Questo è quello che mi è successo quando ho letto L'uomo seme, testimonianza viva di un'esperienza unica e sconvolgente. In un villaggio di montagna dell'Alta Provenza, all'indomani della Grande guerra, tutti gli uomini sono morti. Il paese è abitato solo da donne e bambini. Violette Ailhaud, testimone dei fatti, trova solo allora e finalmente le parole per raccontare di quando, ancora ragazza, il suo villaggio aveva vissuto un'identica tragedia. Violette affiderà questo suo memoriale a un notaio con l'incarico di consegnarlo alla più giovane delle sue discendenti. Una lingua forte, scabra e ventosa ci conduce in cima alle montagne dove è ambientata la vicenda e dove vive questa comunità di sole donne che stringerà uno straordinario patto per la vita.
Svetlana Aleksievic nel suo grande libro di inchiesta La guerra non ha un volto di donna scrive che il racconto della guerra nasce, nella tradizione, da percezioni prettamente maschili, rese con parole maschili. Nei racconti delle donne non c'è, o non c'è quasi mai, ciò che siamo abituati a sentire: gente che ammazza eroicamente altra gente e vince o viene sconfitta. E anche se sembra che il tempo presente, tempo di guerra permanente, sia anche il tempo delle donne soldato – curde, americane, israeliane – resta tuttavia la percezione che per entrare nella lingua della guerra "guerreggiata" le leve femminili abbiano la necessità di mascolinizzarsi. Sono altri i racconti femminili, e parlano d'altro. La guerra raccontata al femminile ha i propri colori, odori, una sua interpretazione dei fatti ed estensione dei sentimenti. Dove non ci sono eroi e imprese strabilianti, ma persone reali impegnate nella più disumana delle occupazioni dell'uomo. E a soffrirne non sono solo le persone, ma anche i campi, e gli uccelli, e gli alberi. Ogni cosa che convive con noi su questa terra. Inno spiazzante alla vita, l'Uomo seme è un racconto corale in forma di ballata, in cui narrazione, canto e azione scenica cercano un punto di equilibrio essenziale.»  Sonia Bergamasco

Donne sole nel villaggio rimasto senza uomini
il Corriere della sera 5-3-2019

Sonia Bergamasco. La commedia al femminile
il Tempo 5-3-2019

Bergamasco nel paese delle donne
la Repubblica 5-3-2019

Un Uomo seme per raccontare storie di donne
il Messaggero 4-3-2019

Sonia Bergamasco, la guerra e le donne
TROVAROMA 28-2-2019

 


 

dal 12 al 17 marzo 2019   dal martedì al sabato h.21 – domenica h 18 (teatro)  
TPE - Teatro Piemonte Europa
CTB Centro Teatrale Bresciano / Teatro Di Dioniso
SHAKESPEARE/SONETTI
Versione italiana e adattamento teatrale di Fabrizio Sinisi e Valter Malosti
Regia Valter Malosti
Coreografie Michela Lucenti

Con:
Valter Malosti Io narrante / Il Poeta come buffone 
Michela Lucenti Dark Lady
Maurizio Camilli Il poeta rivale
Marcello Spinetta Il giovane ragazzo
Elena Serra S.
Scene e costumi: Domenico Franchi
Luci: Cesare Agoni, Sergio Martinelli
Acconciature e trucco: Bruna Calvaresi
Assistente alla regia: Elena Serra
Canzoni: Domenico Modugno (Un pagliaccio in paradiso, Che cosa sono le nuvole, Dio come ti amo)
Progetto sonoro: Valter Malosti
Musiche, voci e frammenti sonori da: Alan Splet, Murcof, Bruno Pronsato, Michael Nyman, Al Pacino, Scanner, Arvo Pärt; estratti da Liquefatto, progetto musicale di Gup Alcaro e Valter Malosti
Suono: Fabio Cinicola
Direttore di scena: Gennaro Cerlino

Una produzione TPE - Teatro Piemonte Europa, Centro Teatrale Bresciano, Teatro di Dioniso

Sul palco un clown punk e sboccato, una Michela Lucenti inquietante dark lady, le canzoni di Modugno e l'elettronica. Il complesso e segreto romanzo d'amore del Bardo in tour a Genova, Ravenna, Prato, Lecce, Bari, Trieste e Roma

IN TOURNÉE ITALIANA SHAKESPEARE/SONETTI, CON VALTER MALOSTI IL VERSO DIVENTA TEATRO

Dopo il debutto a Brescia nel marzo 2018 viene presentato ora in tournée nazionale Shakespeare/Sonetti, lo spettacolo firmato e interpretato da Valter Malosti e prodotto da TPE - Teatro Piemonte Europa, Centro Teatrale Bresciano e Teatro di Dioniso.
Non si tratta di una semplice lettura scenica del canzoniere del Bardo. È uno spettacolo innovativo e trasversale, giocato su combinazioni imprevedibili di movimento e parola, in perenne dialogo con la musica e il suono. Una ricerca sul linguaggio poetico di Shakespeare che prende le mosse dalla nuova versione italiana delle poesie, preparata e adattata per la scena da Fabrizio Sinisi e Valter Malosti, con la regia dello stesso Malosti e le coreografie di Michela Lucenti.
In scena, Malosti dà corpo ai caratteri evocati dal testo: un uomo maturo, un giovane e una donna. Con lui (io narrante, poeta e clown-buffone), Michela Lucenti inquietante Dark Lady, Maurizio Camilli nei panni del Poeta rivale, Marcello Spinetta il giovane ragazzo ed Elena Serra la misteriosa S. L'avvolgente e complesso progetto sonoro, firmato dallo stesso Malosti, ingloba celebri canzoni di Domenico Modugno.
Con Shakespeare/Sonetti Valter Malosti conclude nel migliore dei modi la sua trilogia sullo Shakespeare «non teatrale» iniziato con i due poemetti, Venere e Adone e Lo stupro di Lucrezia, riproposti lo scorso settembre per la prima volta insieme nello straordinario sfondo della Sala di Diana alla Reggia di Venaria Reale (To), Patrimonio Unesco.
I 154 Sonetti di Shakespeare sono stati definiti il suo «complesso e segreto romanzo d'amore» e al tempo stesso «la più estrema e dolorosa tra le sue tragedie». Enigma filologico, impenetrabile documento, lettera d'amore a un destinatario sconosciuto, i Sonetti di Shakespeare diventano qui a pieno titolo uno dei testi teatrali shakespeariani. L'ordine dei componimenti viene ricostruito in una nuova lingua e una nuova drammaturgia, un complesso romanzo d'amore con quattro figure e una sola voce: con il Narratore dei Sonetti Shakespeare crea infatti uno dei suoi grandi protagonisti, un personaggio clownesco e sboccato, straziante e disperato, di allucinata modernità. Una fra le più complesse e grandiose opere di poesia dell'età moderna diventa in questo spettacolo un altare sacrificale, un evento di grazia e furore, canto e lamento, beffa e bestemmia, che anticipa i grandi canzonieri d'amore del Novecento, da Auden a Pasolini, da Salinas a Testori.
Patetico e disperato è l'amore che nei Sonetti si racconta, un amore tanto limpido quanto squilibrato, infelice, fuori asse: l'amore di un uomo ormai maturo nei confronti di uno molto più giovane e bello, un vecchio poeta disposto anche a coprirsi di ridicolo, a rendersi buffone agli occhi della gente, pur di esprimere il suo sentimento, affermandolo in un gesto plateale e spudorato: la poesia. Il Narratore fa della sua poesia il suo stesso palcoscenico. Come accade nella tradizione popolare, la parola diventa non solo lo strumento di un dialogo, ma il luogo di una performance: invocazione, elegia, preghiera, lamento, dichiarazione.

Fair Youth vs. Dark Lady: Valter Malosti su Shakespeare / Sonetti
«Ciò che avviene nei Sonetti è innanzitutto l'esibizione di un io disperato e precario, disposto a dire tutto, a farsi povero e buffone, a divenire esso stesso spettacolo, pur di non perdere l'Altro: il bel giovane, l'ombra misteriosa e mai identificata dell'opera shakespeariana, un personaggio idealizzato e irrealizzabile, bellissimo e indifferente, simbolo della luce e della grazia, unico baluardo di eternità contro l'incombere della morte.
All'apollineo numinoso del Fair Youth si contrappone, opposto e complementare, il buio della Dark Lady: il contrappeso d'ombra, il contrappasso nero di tutto ciò che il ragazzo rappresenta nella luce. Oggetto inclassificabile della filologia shakespeariana, la dark lady diventa lo specchio perverso del Narratore, la sua parte rimossa e tuttavia necessaria: l'eros funereo, l'ossessione del corpo, la nevrosi mortuaria, il furore e la farsa, una figura di crudeltà cinica e umorale in cui veder ritornare l'innominabile. La dark lady, creata in scena da Michela Lucenti, è ciò che il Narratore non vuole essere e tuttavia non può fare a meno di essere: l'ombra infera che la luce del Ragazzo non annulla ma anzi allunga e distorce.
Ecco quindi forse la contraddizione che rende i Sonetti la più estrema e dolorosa fra le tragedie shakespeariane: nel personaggio del Narratore, Shakespeare mette in scena il dissidio insanabile fra gli opposti, il contrasto fra luce e ombra, ordine e caos, delirio e realtà, amore e morte. È proprio in questo nodo irrisolvibile che accade la poesia: inscenati come testo teatrale, i Sonetti diventano un dibattito per voce sola e corpi, uno spazio instabile e irrequieto popolato dai fantasmi di uno solo che diviene moltitudine».

Trailer https://drive.google.com/drive/folders/1Jr8dl38Kq3z4Tx64Gfl_xlzzmtljpSGX

Shakespeare è un clown per i "Sonetti" di Malosti
la Repubblica 12-3-2019

Shakespeare secondo Malosti
il Tempo 12-3-2019

Shakespeare Sonetti: Malosti al Vascello
il Messaggero 9-3-2019

 

 


 

dal 19 al 24 marzo 2019 dal martedì al sabato h 21 – domenica h 18 (teatro)  
LuganoInScena, Centro d'Arte Contemporanea Teatro Carcano
in coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura
LA BISBETICA DOMATA
da William Shakespeare
traduzione e adattamento Angela Demattè
regia Andrea Chiodi
con Tindaro Granata, Angelo Di Genio, Christian La Rosa, Igor Horvat, Rocco Schira
Massimiliano Zampetti, Walter Rizzuto, Ugo Fiore
scene Matteo Patrucco, costumi Ilaria Ariemme  
musiche originali Zeno Gabaglio, disegno luci Marco Grisa

Tindaro Granata è stato tra i finalisti al Premio Ubu 2018

La bisbetica domata, o "addomesticata" come si tradurrebbe alla lettera, è una delle prime commedie di Shakespeare, la più contorta forse, la più discussa.
Una commedia che suo malgrado ci fa ridere perché piena di atrocità e di strani rapporti, dove l'amore non è amore ma interesse, dove la finzione è uno dei primi ingredienti già dopo due pagine di testo; insomma una sfida complessa che ci ha portato a scegliere il gioco elisabettiano del travestimento, perché in fondo i rapporti sono così falsati, cosi
poco naturali che solo una stranezza quasi animalesca poteva rendere bene l'idea di cuori "selvatici", appunto da addomesticare. Ma siamo certi che sia solo il cuore di Caterina, la bisbetica, a dover essere domato?

Note di regia
Dunque, che cos'è The Taming of the Shrew? É innanzitutto, credo, un esperimento sul potere manipolatorio della parola. Shakespeare comincia a mostrarci il fascino e la terribilità del linguaggio, il suo potere di cambiare la realtà. Il privilegio di affrontare una delle sue prime commedie mi ha dato modo di osservare il genio che si allena, che verifica
e prova a giocare i primi "match" della sua arte, che ne verifica i confini.
Quale parola preferiamo? Quella vitale ma indomabile e fuori dalla società dell'indiavolata Caterina o quella trasformata, terribile ma potente della sua sottomissione? A questa domanda la risposta pare essere facile. Eppure, bisogna guardare Petruccio e le sue strategie, guardare Tranio e le sue manovre e sentirsi presi e affascinati da essi; allora sarà
più difficile decidere, sia che siamo donna o uomo, giovane o vecchio. La lingua è magica. La sua ambiguità lavora dentro di noi. Non si può far altro che star davanti al signor Shakespeare che affina i suoi strumenti, goderne e tremare con lui dei suoi azzardi.
Sono entrato dentro il testo, grazie alla traduzione di Angela Demattè, cercando di esplorare le relazioni tra tutti i personaggi, muovendomi dentro l'intreccio delle storie per cercare di far emergere in primis la trama e poi il pensiero dei personaggi e di Shakespeare. In sostanza, per mettere in scena questo autore, per capirne i pensieri, non si può che appoggiarsi alle parole del testo, farle diventare vita e azione in palcoscenico. E come sono queste parole? Le parole finali di Caterina sono terribili. L'ordine che propone insopportabile. Eppure, suscitano un fascino ambiguo. Star davanti alla società umana, che è vita e dilemma, che può precipitare nel caos, può essere molto problematico. Il genio
di Shakespeare ci fa sentire la tentazione di un ordine assoluto, definitivo. Il potere della parola coercitiva, anche se irragionevole. Petruccio, sempre con la parola, ci rende partecipi della sua soddisfazione. Ecco che Caterina cede, si sottomette. Impara a non compromettere più la parola con la vita, con le emozioni e i sentimenti. Impara ad usarla come arma, strumento di potere e coercizione. E così riporta l'ordine dentro una società che ha perso forza perché ha perso la sacralità della parola.
Una donna, Caterina, che per avere un posto nella società si fa uomo, parla come un uomo di potere, con dolore si sottomette per diventare la regina della casa. È un'astuzia terribile e amara, piena di una finta rivalsa, la cui eco arriva fino ad oggi.
Andrea Chiodi

Così intrigante la bagarre shakespeariana en travesti
il Manifesto 23-3-2019

10 domande a Tindaro Granata
il Messaggero 22-3-2019

La bisbetica domata: una lotta tra ruoli al di là dei generi
Parte del discorso 22-3-2019

La bisbetica domata al Teatro Vascello
il Messaggero 20-3-2019

Parole per la "Bisbetica"
fuori campo 16-3-2019

La Bisbetica domata commedia per soli uominii
la Repubblica 19-3-2019

 

 


dal 27 al 31 marzo 2019   dal martedì al sabato  h 21 – domenica h 18 (teatro) 
La Fabbrica dell'Attore – Teatro Vascello Roma
ABITARE LA BATTAGLIA
(CONSEGUENZE DEL MACBETH)

regia Pierpaolo Sepe
con Federico Antonello, Marco Celli, Paolo Faroni, Noemi Francesca, Biagio Musella Vincenzo Paolicelli, Alessandro Ienz
collaboratrice alla drammaturgia Elettra Capuano
movimenti di scena Valia La Rocca
costumi Clelia Catalano
luci Marco Ghidelli
elementi di scena Cristina Gasparrini
assistente scene Clelia Catalano

 

La nascita del male, il suo insinuarsi nell'animo umano ed il conseguente controllo della volontà, determina il più feroce e inammissibile conflitto che la coscienza debba sopportare. È questo l'avvio del Macbeth, è questo il campo di battaglia. Quello che avviene una volta che le forze si schierano sul campo tuttavia, stupisce. Quasi che lo stesso Shakespeare ci stesse incitando non a patteggiare per l'uno o l'altro schieramento, ma a gioire del massacro in sé, dello smembramento dei corpi, a trovare piacere nello sgorgare a fiotti del sangue. Non una sconfessione del peccato, ma un godimento di esso. Il luogo in cui si svolge questa battaglia è uno spazio vuoto, una brughiera troppo lontana da Dio perché i suoi echi possano raggiungerci. Il riparo da questo sguardo divino ci offre un'orribile scoperta: il punto cieco di Dio coincide con la nascita di un altro tipo di sguardo, quello osceno del voyeur.
Dopotutto, il punto di vista scespiriano attinge da quello della tragedia greca, dove la messa in scena di passioni che sconfinano nel male e nella violenza servono a produrre quella che veniva chiamata "catarsi" ovvero "purificazione" e che Aristotele indica come la liberazione dalle passioni tramite la visione della tragedia. Che sia proprio il voyeurismo delle passioni che il teatro ci mostra senza filtri morali a liberarcene? Shakespeare ne era conscio: in nessuna delle sue opere c'è mai giudizio (come nella tragedia greca) bensì rappresentazione della passione e di tutti i conflitti che ne derivano. In Macbeth, però, questa rappresentazione è più feroce che altrove e il gioco forse si ribalta del tutto: e se la liberazione non esistesse realmente? Se la liberazione fosse abbracciare la corruzione della mente e dell'animo, anziché allontanarsene, in uno slancio vitale che travolge tutto? Come se vivere le proprie passioni volesse dire aprire un gorgo infernale che risucchia ogni cosa e sul cui fondo si scopre che "La vita non è un'ombra che passa, la recita di un oscuro attore che si pavoneggia e si affanna sulla scena"; verità banale di per sé (chi non sa che si deve morire e che la vita è vana?) se non fosse che abbiamo visto Macbeth – e non solo lui – dannarsi l'anima per conseguire un fine che pareva essere più edificante.
Come se, realmente, la vita potesse essere altro e non solo quest'ombra che passa.
Non a caso gli attori sulla scena verranno chiamati a un forte dispendio fisico, a un affanno del corpo teso a sottolineare che, pur sapendo che la vita si risolve in un passaggio fugace, l'uomo si opera per segnare il suo tempo, per incidere il suo nome da qualche parte: da qui l'ambizione, il desiderio di immortalità che il potere sembra concedere, la sete di avere di più di quel che si ha nell'illusione che questo migliori l'esito della recita oscura.
Tutto questo affanno e desiderio si incarna nelle streghe, che raccontano la parte profonda di questo moto interiore e che, nello spettacolo, si moltiplicano in più Macbeth e Lady Macbeth per ricordare che nessuno è esente da questa pulsione e che tutti possiamo diventare o l'uno o l'altra. La moltiplicazione coinvolge quindi anche il pubblico: così come tutti gli attori possono tramutarsi in questi alfieri del male, così lo spettatore è costretto, dalle streghe, a chiedersi: "E Io? Non abito forse anche io la battaglia?"

Abitare la battaglia in scena al Vascello
il Messaggero 27-3-2019

"Abitare la battaglia" la nascita del male
il Corriere della Sera27-3-2019

"Abitare la battaglia" sette attori nel vuoto
la Repubblica 27-3-2019

Abitare la battaglia
il Tempo 27-3-2019

La battaglia di MacBeth
TOVAROMA 21-3-2019

 

 


Domenica 31 marzo 2019 h 11.30 (musica)  

LANDSCAPES 2.0


 

dal 2 al 7 aprile 2019 dal martedì al sabato h 21 – domenica h 18  (teatro)  
Teatro Metastasio di Prato
IL PIACERE DELL'ONESTÀ
di Luigi Pirandello
regia Alessandro Averone
con Alessandro Averone, Alessia Giangiuliani, Laura Mazzi, Marco Quaglia
Gabriele Sabatini, Mauro Santopietro 
scene Alberto Favretto, costumi Marzia Paparini, luci Luca Bronzo
musiche a cura di Mimosa Campironi, assistente alla regia Antonio Tintis
in collaborazione con Knuk Company

Dopo aver messo in scena Così è se vi pare, l'attore e regista Alessandro Averone torna a Pirandello con Il piacere dell'onestà.
Come Così è se vi pare, Il piacere dell'onestà è uno dei testi più grotteschi di Pirandello, nel quale con straordinaria maestria attraverso il meccanismo del paradosso l'autore mette in risalto le tematiche che gli sono care.

Angelo Baldovino, malvisto dalla società in cui vive a causa del suo passato costellato di imbrogli dovuti al vizio del gioco, su invito di un vecchio compagno di scuola, accetta di unirsi in matrimonio ad Agata, una giovane donna che aspetta un bambino da un nobile ammogliato, il marchese Fabio Colli. Un matrimonio, insomma, che deve creare l'apparenza della rispettabilità ed evitare lo scandalo. Baldovino, con questa scelta, vuole farsi vendetta contro la società che "nega ogni credito alla mia firma", cercando di apparire onesto all'interno di una lucida finzione in un mondo che non rende affatto facile esserlo. L'apparenza di onestà che gli viene richiesta spinge via via Angelo a comportarsi in modo spietatamente sincero mentre tutti gli altri attorno a lui faranno sempre più difficoltà a restare 'in parte'. Solo la giovane Agata ne coglie il senso profondo, nutrendo per Baldovino una specie d'amore. Così quello che è nato come un inganno sociale si trasforma nell'unione vera di due esseri.

Ci muoviamo costantemente circondati da immagini - racconta Alessandro Averone - infinite immagini di come gli altri ci appaiono, di come noi appariamo a noi stessi e al mondo che ci circonda. Immagini di come vorremmo essere percepiti, di come gli altri vorrebbero essere visti da noi. Forme, involucri a cui l'uomo si aggrappa disperatamente per ancorarsi ad un senso del proprio essere. Il dibattersi grottesco dell'essere umano nel tentativo di rinchiudere la sostanza della propria persona in una forma riconoscibile che ne sancisca una verità. Non importa come e non importa a che prezzo.
Fosse anche la limpida e chiara onestà di una menzogna costruita a tavolino, di comune accordo. Per sopravvivere. Con la consueta causticità e maestria delle dinamiche teatrali Pirandello ci accompagna all'interno di un salotto borghese. Luogo principe dell'ipocrisia e dell'immagine, e ci mostra con un limpido paradosso la drammatica e ridicola difficoltà di essere radicalmente e compiutamente se stessi.

10 domande a Alessandro Averone
il Messaggero 1-4-2019

L'onestà di Pirandello
TROVAROMA 28-3-2019

 

 


dal 9 al 14 aprile 2019  dal martedì al sabato  h 21  domenica h 18 (teatro)   
Compagnia Umberto Orsini
MONICA GUERRITORE in
GIOVANNA D'ARCO
scritto e diretto da Monica Guerritore
video proiezioni a cura di Enrico Zaccheo
progetto luci Pietro Sperduti
capo elettricista Marco Marcucci
in collaborazione con PARMACONCERTI

"A 10 anni di distanza sferzo il mio corpo e il mio cuore perché restituiscano
ancora una volta sul palcoscenico la forza immensa del suo coraggio. Quello
di cui noi tutti abbiamo bisogno." Monica Guerritore
"Una donna non muore se da un'altra parte un'altra donna riprende il suo respiro"
H. Cixous

 

9 -14 aprile 2019 -Teatro Vascello -Roma
Si concludono al teatro Vascello di Roma  le repliche  di "Giovanna D'Arco" andata in scena per la prima volta  con grande successo  per tre stagioni tra il 2004/2008 e ripresa nella stagione 2018/19
 Ad assistere alla prima del teatro romano l'attrice francese Severine Cojannot. L'attrice nota per il grande successo  della sua Mary Tudor a Parigi  è intenzionata ad interpretare Giovanna D'Arco con la messa in scena della stessa Guerritore a Parigi l'anno prossimo. E' atteso anche l'ambasciatore francese  Cristian Masset

Dice Monica "A 10 anni di  distanza  ho deciso di riprendere lo spettacolo perchè ne ho sentito in me e nel pubblico la necessità ..E di nuovo  sferzo il mio corpo e il mio cuore  perché restituiscano ancora una volta sul palcoscenico la forza immensa del 'coraggio'. Mentale , carnale. spirituale . Forza di cui noi tutti abbiamo bisogno ".

GIOVANNA D'ARCO
Giovanna D'Arco «è l' essenza del coraggio, è Anima che ci parla , è Corpo che lotta contro  le ingiustizie del potere ... E' Che  Guevara, è Luther King, sono le donne e gli uomini che ascoltano la propria voce e non hanno paura ». Monica Guerritore, tornerà ad avere una corta zazzera bionda, il corpo scattante e muscolosissimo nell' armatura, di Giovanna D' Arco , spettacolo di cui è  interprete, regista e autrice: «La sua forza» dice l' attrice «trascende la sua appartenenza al genere femminile. La sua passione è universale e travalica il tempo, la sua idea di libertà è eterna». E tornerà ad immergersi nelle videoproiezioni di Enrico Zaccheo immagini di Martin Luther King, di cronaca, il ragazzo che ferma con il suo corpo il carrarmato in piazza Tienanmen . Imago  che Monica Guerritore cita come "manifesto" del suo teatro politico. La storia della pulzella d' Orléans diventa così una "risonanza emotiva", una vocazione non solo mistica. Rita Sala , dalle colonne del Messaggero  recensì lo spettacolo definendolo ' colto , anzi coltissimo . Teatro politico, civile, di poesia '

Il testo è costruito  in maniera  assolutamente originale   con estratti da  'gli Atti del processo', i versi di Maria Luisa Spaziani, il contesto storico di Franco Cardini, brani di Nietzsche e Brecht, Plotino, Umberto Galimberti, Buddha, ClarissaPinkolaEstes, Norman O. Brown e ritratti alternativi di Giovanna reincarnati in figure che ne evocano la forza : su tutti  Giordano Bruno e il  suo De Immenso
La colonna sonora comprende Craig Armstrong , i Queen ,  i Carmina Burana , Barber, la Petite Messe Solemnelle
I video che accompagnano tutta la rappresentazione  sono a cura di Enrico Zaccheo
 Lo spettacolo è prodotto dalla COMPAGNIA UMBERTO ORSINI.

La forza di Giovanna d'Arco  non ha epoca, non nasce e non finisce, rappresenta una qualità dell'essere umano, un potere insito nell'uomo, il potere dello spirito che si alimenta nell'Anima e diventa Azione per mezzo del  corpo. Non metto 'in scena' Giovanna D'arco, non ci sono scenografie, non ho il saio, non ricostruisco l'epoca in cui è vissuta, non c'è pretesa di verità storica . Io metto in scena le qualità dell'essere,  il coraggio dato dal convincimento della propria vocazione, che poi è quella voce interiore che dice " ..da questa parte..di qua". E' la direzione in cui si decide di proseguire. E' una vocazione che può cambiare il mondo. 
Disse Papa Woitila '..se sarete quello che dovete essere metterete fuoco al mondo..' E non intendeva violenza ma   fuoco come  energia, vita a servizio della propria Fede. Dio è in ogni cosa e ispira ogni azione. La percezione  di Dio in noi , l'accorgersi della sua presenza è connaturato in ogni essere umano. E' la sua rivelazione, la sua  affermazione nella nostra vita di tutti i giorni che ha bisogno del coraggio.
Coraggio di opporsi al potere, all'ingiustizia, ai soprusi, alle mistificazioni, alla banalizzazione della vita umana. Coraggio di porsi  all'ascolto invece  di quello che c'è, che  permea e penetra ogni spazio dentro di noi, ma non si vede, non si tocca non si monetizza. La tristezza della nostra epoca  non è nella mancanza  di Dio, ma dalla mancanza della Forza di rivelare Dio. Giovanna l'ha avuta e ha detto : Dio è in me, mi parla  e io lo ascolto. L'hanno fatta morire ma ha dato vita a noi e alla consapevolezza del divino che è in noi .Dopo di lei tutto è cambiato. Lentamente ma è cambiato.

Guerritore: "La mia spada è Giovanna d'Arco"
Avvenire 14-4-2019

La Guerritore è Giovanna d'Arco
il Tempo 10-4-2019

Giovanna d'Arco secondo Guerritore
la Repubblica 9-4-2019

10 domande a Monica Guerritore
il Messaggero 9-4-2019

"Giovanna d'Arco? Una ragazza contro come quelle di oggi"
il Corriere della Sera 8-4-2019

Monica Guerritore "Reagire alla paura"
Leggo 8-4-2019

La "pulzella" Monica
Fuoricampo 8-4-2019

Monica Guerritore è Giovanna d'Arco
TrovaRoma 4-4-2019

 


 

dal 15 al 18 aprile 2019 h 21 (prosa)
CSS Udine
SE NON SPORCA IL MIO PAVIMENTO – UN MÈLO
regia Giuliano Scarpinato
drammaturgia Giuliano Scarpinato, Gioia Salvatori
con Gabriele Benedetti , Michele Degirolamo, Francesca Turrini in video Beatrice Schiros
scene Diana Ciufo
progetto video Daniele Salaris luci Danilo Facco
costumi Giovanna Stinga visual setting Mario Cristofaro foto Manuela Giusto
assistente alla regia Riccardo Rizzo
una produzione Wanderlust Teatro/ CSS Teatro stabile di innovazione del FVG

in collaborazione con Teatro di Rifredi, Corsia OF – Centro di Creazione Contemporanea, Industria Scenica, Angelo Mai Altrove Occupato progetto vincitore "Odiolestate" – residenza produttiva Carrozzerie / n.o.t Roma

UNO Posso gettare ai Suoi piedi il mio cuore? DUE Se non sporca il mio pavimento.
UNO Il mio cuore è pulito. DUE Vedremo.
UNO Non riesco a tirarlo fuori. DUE Desidera che l'aiuti?
UNO Se non le è di disturbo.
DUE È un piacere. Non riesco nemmeno io a tirarlo fuori. UNO piange
DUE Glielo estrarrò. A che servirebbe altrimenti il mio coltello a serramanico. Ce la faremo. Lavorare e non disperare. Ecco, fatto. Ma è un mattone. Il Suo cuore è un mattone.
UNO Ma batte solo per lei.

Heiner Müller, Pezzo di cuore

Gioia Montefiori ha 47 anni, è insegnante di sostegno in un istituto magistrale e vive con l'anziana madre nella casa di famiglia. Alessio Benedetti è uno studente di 17 anni, ha 12 profili su Facebook e sogna una società di servizi ad Antibes. Cosimo Comes è un parrucchiere di 54 anni, ha un salone di bellezza chiamato "Armonya" e un cane di piccola taglia che fa sogni premonitori. Sono i protagonisti di un mèlo di provincia dalle tinte fosche, una favola noir fatta di rimozioni fatali, bugie sapienti, specchi e umori cangianti; e soprattutto di fantasticherie, latitanze dalla realtà che durano il tempo di uno schianto.

"Se non sporca il mio pavimento" prende le mosse da un recente caso di cronaca nera italiana, il delitto Rosboch; una vicenda che mi impressionò, oltre che per l'intreccio, per la forza archetipica dei suoi personaggi. Mi sembrò subito, quando la prima volta ne lessi, che in quella provincia piemontese fatta di supermarket, tubi catodici e fughe nei social, si fosse incarnato bizzarramente, attraverso Gloria Rosboch e il suo giovane seduttore Gabriele Defilippi, il mito di Eco e Narciso. La ninfa dannata da Afrodite ad amare non corrisposta fino alla consunzione delle carni e il giovinetto perduto nella propria immagine riflessa sono scolpiti da Ovidio nelle Metamorfosi, quello che Vittorio Sermonti definisce "il poema dell'adolescenza come esperienza della labilità e vulnerabilità dell'identità, mentre il tuo corpo non fa che cambiare, che cambiare te stesso sotto i tuoi stessi occhi. E tu non sai più chi sei."

Percorrendo senza prudenza i gradi di separazione tra Eco e Narciso, Gloria e Gabriele, Gioia e Alessio, mi piacerebbe raccontare di questo incastro nel limbo dell'adolescenza. Di quella cameretta dove le identità si offuscano, distorcono, tardano a sbocciare; perché a ciascuno di noi capita di farvi ritorno, prima o poi, e di avere di nuovo sedici anni, tanti sogni, e poco talento per la vita.

Giuliano Scarpinato

 

Se non sporca il mio pavimento - Un mélo
il Tempo 16-4-2019

Un agghiacciante mélo di provincia
il Corriere della Sera 15-4-2019

Se un fatto di cronaca diventa un tragico mélo
la Repubblica 14-4-2019

Se non sporca il mio pavimento
TrovaRoma 11-4-2019



 

25 aprile 2019 h 21 (musica)  
Calendario Civile Circolo Gianni Bosio
MIRA LA RONDONDELLA
Musica, storia e storie dai Castelli Romani

ideazione di Alessandro Portelli e Costanza Calabretta
con Nicola Sorrenti e Matilde D'Accardi (Duo U-Combo)
Sara Modigliani, voce
Gabriele Modigliani e Massimo Lella, chitarre
Roberta Bartoletti, organetto

Lo spettacolo mette in scena un racconto corale dei Castelli Romani, da fine Ottocento al secondo dopoguerra, fra occupazioni di terre, antifascismo e Resistenza, intrecciando letture e canti sociali. Esito di una quarantennale ricerca sul campo curata da Alessandro Portelli che ha interessato Albano, Ariccia, Genzano, Lanuvio, Lariano, Marino, Rocca di Papa e Velletri, toccando anche Frascati e Grottaferrata, lo spettacolo ricostruisce una memoria storica e una cultura musicale forgiate dalla vicinanza con Roma e dal rapporto con la terra, nell'originale intreccio di cultura contadina ed echi urbani.


 

Canti
il Tempo 25-4-2019

 


26 e 27 aprile 2019 h 21
ALETHÈS

prodotto dall'MP3project Events
Coreografie di Luca Della Corte e Michele Pogliani

[…] il creder-vero dell'enunciante non basta, temiamo, alla trasmissione della verità: l'enunciante ha un bel dire, a proposito dell'oggetto di sapere che comunica, che egli 'sa' che è 'certo', che è "evidente"; non è comunque sicuro di essere creduto dall'enunciatario: un creder-vero deve essere installato alle due estremità del canale della comunicazione, ed è questo equilibrio, più o meno stabile, questa tacita intesa di due complici più o meno coscienti che noi chiamiamo contratto di veridizione […]

Greimas e Courtés, 1979

Che cos'è o dove abita la verità? Quali forme assume nella contemporaneità,  e – ammesso  siamo pronti ad ascoltarla – quali strumenti abbiamo per comprenderla e farla nostra?
E ancora, se consideriamo il processo tecnologico come momento in(e)volutivo che si esprime (anche) attraverso la produzione-acquisizione di "false verità"  come  "il  profilo"  o  "il  selfie",  come e in che misura è possibile parlare di verità?

La soirée, dal titolo Alethès, poggiandosi sul testo di Michel Foucault Mal fare,  dire  vero.  Funzione della confessione nella giustizia. Corso di Lovanio (1981) – a cura di F. Brion e B.-E. Harcourt, e tradotto da V. Zini – indagherà i concetti di confessione e di «veridizione», ovvero   l'atto di dire la verità. Il tema della ricerca foucaultiana non va a inserirsi negli interstizi dell'atto linguistico esprimente una verità, né sui suoi contenuti; esso riguarderà piuttosto quelle
«aleturgie» – le foucaultiane «liturgie del vero» – che determinano la  produzione  e  l'assorbimento di una verità. Stefano Cantucci, in un articolo dal titolo Drammaturgie della confessione, parlerà di confessione come di «una pratica sociale che Foucault vede insediata     nel cuore delle società occidentali e di cui il caso esemplare costituito dalla giustizia permette       di ricostruire alcuni passaggi fondamentali».
La serata si compone di due lavori – con la regia e coreografia di Michele Pogliani e Luca        Della Corte – in stretto dialogo fra loro, immaginati come due "enunciati contraddittoriamente possibili".


DEVOTEE
coreografia                               Michele Pogliani
interpreti                                  Gabriele Montaruli, Ivan Montis, Michele Pogliani, Agnese Trippa
musiche                                   [in via di  definizione]
luci                                           Stefano Pirandello
soundscape                             Luca Della Corte
costumi                                    Tiziana Barbaranelli

Protesi deriva dal greco prothesis, letteralmente "mettere avanti", "anteporre". Protesi sono i seni  in silicone, ma anche quelli usati in chirurgia e odontoiatria; protesi sono le cosiddette cheetahs di Oscar Pistorius ma anche quelle di ORLAN, madre della Carnal Art.
Il concetto di protesi è però strettamente connesso a quello di acrotomofilia, l'attrazione erotica  per le vittime di amputazioni (o all'apotemnofilia, il feticismo per le amputazioni).
Dunque due polarità, la protesi come innesto e la "mancanza" come feticismo, in una conversazione altamente improbabile seppur vera e documentata.

 

SECHS
di e con                                   Luca Della Corte
musiche                                   [in via di  definizione]
luci                                           Stefano Pirandello
testi                                          Giorgio Volpe
voce  e acting coah                  Alessia Di Francescantonio
soundscape                             Luca Della Corte
costumi                                    Violet Dee

Nel 1967, in Italia,    viene dato alle stampe un testo pubblicato negli Stati Uniti quattro anni    prima a firma di Vern L. Bullough: The History of Prostitution. L'opera traccia  una  parabola insolita, o meglio poco esplorata, «un tema a lungo trascurato dallo studioso e dallo scienziato» – per usare le parole di Bullough – che dall'etèra dell'antica Grecia giunge alle  "moderne"  tenutarie della San Francisco degli anni '60.
La pièce, utilizzando i paradigmi della semiotica della pubblicità, e più in generale quelli della semiotica generativa, visiterà in maniera "tragironica" alcune figure chiave della prostituzione, da Frine a Jean-Antoinette Poisson (conosciuta come Madame de Pompadour)  passando  per  Valeria Messalina e Mamma Cresswell.

In scena "Alethés" ovvero la danza secondo Pogliani
il Tempo 26-4-2019

"Alethés", danza che cita Foucault
il Corriere della Sera 26-4-2019

Due coreagrafie per danzare Foucault
la Repubblica 26-4-2019

Le verità della danza
la Repubblica 25-4-2019


2-3-4-5 maggio2019 (teatro, musica, cinema, arte culinaria e arte cinese in Italia)
CINA FESTIVAL
Teatro, musica, cinema e arte cinese in Italia

Dopo la visita di Stato di Xi Jinping, Italia e Cina si incontrano di nuovo a Roma ma stavolta sul palco del Teatro Vascello per l'evento CINA FESTIVAL, una rassegna di quattro giorni interamente dedicata al teatro, musica, cinema, gastronomia e arte cinese in Italia, in programma dal 2 al 5 maggio. L'iniziativa, a cura del sinologo e regista Sergio Basso, in collaborazione con l'Istituto Confucio di Roma, offre un ricco calendario di appuntamenti che porteranno nella storica sala di Monteverde un assaggio della Cina contemporanea: lontana dagli stereotipi, sorprendente e perfino spiazzante.

Si comincia il 2 maggio ore 21 con TE LA DO IO LA CINA di e con Sergio Basso, monologo semiserio nella storia e nella cultura cinese tra oroscopi e cartoons fino alle misteriose suggestioni dietro al sorriso di una statuetta del II sec. d.C. Il 3 maggio invece sarà la volta della musica con CONCERTO PER GUZHENG ovvero la tradizionale cetra cinese, suonata dalle mani magiche di Serena ShanYang Lin. Il 4 e 5 maggio (sabato h 21 e domenica h 18) in scena il teatro contemporaneo cinese con CESSI PUBBLICI del drammaturgo vivente Guo Shixing che nella cronaca di tre giorni a distanza di dieci anni, uno nel 1975, uno nel 1985, uno nel 1995, racconta tutta la Cina dagli anni Settanta ai giorni nostri, tre giorni lontani nel tempo ma collocati nello stesso spazio, un cesso pubblico a Pechino. Ultimo appuntamento il 5 maggio alle ore 21 con il documentario GIALLO A MILANO di Sergio Basso, viaggio all'interno della comunità cinese nel capoluogo lombardo.

Perché questo festival
Dopo aver vissuto in Cina dal 1996 a diverse riprese, da anni  ci interroghiamo su come portare scintille di cultura cinese in Italia. Abbiamo dedicato il decennio 2008-2018 ad esplorare l'ambito cinematografico. Ora abbiamo escogitato l'idea di radunare anche diverse performance dal vivo – teatrali, musicali, calligrafiche, pittoriche – realizzate da italiani che parlino di Cina o siano state realizzate da Cinesi in Italia. Italia e Cina si incontrano a maggio a Roma sul palco del Vascello.
Sarà anche l'occasione di raccontare sotto un'altra luce la presenza cinese in Italia, e più specificamente la comunità cinese di Roma e gli artisti cinesi che hanno scelto di vivere in Italia. 
   Sergio Basso

 

2 maggio 2019 h 21 (teatro)  
FESTIVAL CINESE
produzione Teatraz in collaborazione con Istituto Confucio di Roma
TE LA DO IO LA CINA
Di e con Sergio Basso

Oggi ci dicono tutti che la Cina sarà il futuro.
A volte il futuro spaventa un po'.
Allora ecco uno spettacolo per iniziare a viaggiare dalla poltrona del teatro e scoprire un pezzettino di questo mondo che sembra lontano ed invece è a portata di mano. Sergio Basso ci condurrà per mano in un viaggio di un'ora che parte da un oroscopo (cinese, ovviamente) prosegue per i cartoni animati dei giorni nostri, e passa per i quaderni dei bambini degli anni Sessanta, a come si fa un vaso, ai gestacci del Buddha, ai casinò di Macao, ad evasori fiscali nell'Impero di Mezzo del 1300, a principi eredi ritiratisi in convento per sfuggire faide sanguinarie, agli arcieri mongoli e ai loro levrieri, ad enigmi nascosti nei dipinti, per tornare al sorriso di una statuetta del II d.C.
Ogni opera d'arte è la chiave d'un cassetto.
Ogni cassetto un pezzettino di Cina.
E alla fine magari busseremo alla porta del nostro vicino di casa cinese per offrirgli una fetta di torta e parlargli un po'.

La giornata del 2 maggio in apertura della rassegna ci sarà la presentazione degli artisti che esporranno le loro opere, con degustazioni dei prodotti tipici della cucina cinese.

3 maggio 2019 h. 21 (musica)  
FESTIVAL CINESE
CONCERTO PER GUZHENG

4-5 maggio 2019 sabato h 21 e domenica h 18 (teatro)  
FESTIVAL CINESE
produzione Teatraz in collaborazione con Istituto Confucio di Roma
CESSI PUBBLICI
regia e traduzione Sergio Basso
con Lidia Castella, Cristina Castigliola, Federico Dilirio, Eva Martucci, Francesco Meola, Elena Nico, Matthieu Pastore, Alessandra Raichi
acting coach Karina Arutyunyan, assistente alla regia Lucia Messina
scenografia Federica Pellati, direzione cori Camilla Barbarito

Spesso si ha paura della Cina: un Paese troppo lontano da noi.
Appunto, la domanda da cui sono partito per lavorare con gli attori e per dare vita allo spettacolo è stata: "Come possiamo riportare la quotidianità della vita cinese al pubblico occidentale?" Di questo testo di Guo Shixing, ho capito che mi interessava molto di più l'universalità piuttosto che l'esotismo della location.
Quando mettiamo in scena un testo francese o americano, non ci poniamo il problema dell'esotismo di quel testo, della sua alterità. Ci concentriamo sui contenuti e ci preoccupiamo di traslarli alla nostra cultura, se e proprio perché il messaggio del drammaturgo è urgente. Credo che sia arrivata ora di finirla con l'esotismo sulla Cina.
Basta con questa Cina da museo. A me interessa cosa hanno da dire oggi i narratori cinesi. E il teatro di Guo Shixing è una lama.
Okay, abbiamo puntato su alcuni – pochi - elementi che richiamano quella cultura: i fusti di bambù, che fanno capolino con le funzioni più varie; i cappelli dell'esercito dei primi anni Settanta; le marionette tradizionali.
Ma il resto è l'avventura di seguire sudore di attori che raccontano una storia potente.
Quello che mi attira in questo testo, e che lo rende così struggente, e assieme così universale, è la metafora del passare del tempo, raccontata attraverso un luogo certamente inusuale, come un vespasiano.
Un cesso pubblico come luogo della memoria, come luogo dove fare i conti con i propri fantasmi, al punto che il protagonista – che del cesso pubblico è il gestore – vi viene assalito dalle proprie colpe in un delirio allucinatorio.
Sono tematiche care alla drammaturgia cinese, che la accostano prepotentemente a filoni tipici anche del teatro europeo: penso a Calderón de la Barca de La vita è sogno, a Cechov e al suo Giardino dei Ciliegi. Ecco perché è in questa direzione che voglio lavorare per avvicinare il testo al pubblico italiano.
Mi affascina, dicevo, la metafora del passare del tempo, dello scorrere sfuggente delle responsabilità e del loro rumore alle nostre spalle.
La Cina non ha conosciuto la nostra crisi, che lacera le nostre giovani generazioni dal 2008. Ma la società cinese comunque è oggi spaccata in due: la vecchia generazione formata agli ideali confuciani, di sobrietà e rispetto reciproco, e i giovani rampanti che idolatrano il dio denaro e bruciano tutto sull'altare dell'ambizione. È un po' come un treno in corsa su cui il macchinista ha dimenticato dove stiano i freni.
Del resto, anche la nostra Italia ha subito cambiamenti abissali dalla metà degli anni Settanta ad oggi, e questi cambiamenti hanno inciso cicatrici su di noi.
Sono convinto che questo parallelismo tra i trascorsi di Cina e Italia possa risuonare nell'anima dello spettatore italiano, ed è su questo che voglio lavorare nell'allestimento.

Il testo
L'ultima creazione di Guo Shixing è Cesuo, Bagni pubblici, allestito al Teatro Sperimentale di Pechino nel 2004. L'evoluzione della Pechino nella seconda metà del Novecento è raccontata impietosamente attraverso un cesso pubblico, il suo custode, i frequentatori del quartiere: chi fa carriera, chi si arrampica socialmente, chi naufraga nonostante tutte le buone intenzioni, chi si perde e chi si reinventa. Chi svende i propri sogni e chi resiste, spezzandosi. Uomini e donne. Dagli anni Settanta ai giorni nostri. Dalla rivoluzione culturale al Grande Decollo Economico.
Il tutto in soli tre giorni: uno nel 1975, uno nel 1985, uno nel 1995.
Il copione è inedito in Occidente; la traduzione dal cinese è del regista Sergio Basso.

L'autore
Guo Shixing è uno dei più grandi drammaturghi cinesi.
Negli anni Novanta ha concepito la trilogia Niaoren, Yuren, Qiren ["Uomini-uccello", "Uomini-pesce", "Uomini-scacco". In tre pièces affronta tre hobbies dei pechinesi: portare i canarini al parco, andare a pesca, giocare a scacchi nei crocicchi.
Tre passioni, folk loriche, icastiche, che sconfinano rapidamente nell'ossessione. Ed ecco che esaminare un passatempo diventa l'occasione di raccontare la società cinese contemporanea e le sue idiosincrasie.
Perché presenta in maniera icastica una realtà, quella cinese, sempre più presente nel nostro orizzonte quotidiano.
Perché sebbene parli di una realtà specifica, le sue parabole sull'essere umano riescono a essere universali. Sembra un Aristofane moderno venuto dall'Oriente.
La Cina si guarda allo specchio in questo testo che ricorda la malinconia de Il campiello di Goldoni e la danza drammaturgica de Il girotondo di Schnitzler, e che alla fine si rivela un'immane metafora della crisi economica e sociale contemporanea, del bivio tra collettività ed individualismo.
E ha qualcosa da dire anche a noi all'Occidente.

Il regista
Sergio Basso, regista teatrale e cinematografico, sinologo, si dedica da anni all'interazione culturale tra Cina ed Italia.
Suo il documentario sulla comunità cinese di Milano, Giallo a Milano.
I suoi film sono stati premiati in diversi festival internazionali: Locarno, Annecy, Nyon, Beijing, Torino, Mosca, Rio de Janeiro, Toronto.
Nel 2014 ha girato un documentario in cinese su Guangwudi, il più grande imperatore cinese del I d.C, per il prime time della televisione cinese di stato, CCTV.
Nel 2016 è stato richiamato in Cina da BeijingTV, per girare il nuovo documentario - per l'uscita cinematografica - sull'ottantesimo anniversario della Lunga Marcia.
Il suo ultimo film, Amori elementari, con Cristiana Capotondi, è una co-produzione italo-russa uscita al cinema in diversi Paesi, dal Canada all'Australia, e premiata a vari festival internazionali.

 

5 maggio 2019 domenica h 21 (cinema)  
FESTIVAL CINESE
GIALLO A MILANO
Regia di Sergio Basso.
Un film con Wen Zhang, Jessica Pattuglio, Cristiano Pattuglio, David Chao, Wu Xiaoyun. Genere Documentario - Italia, 2009, durata 75 minuti.

Improvvisazioni a ritmo di jazz - Cina Festival - Ocean Terminal
il TrovaRoma 1-5-2019

"Te la do io la Cina" caleidoscopio d'Oriente
la Repubblica 1-5-2019

Teatro e musica, la Cina si racconta
il Corriere della Sera 1-5-2019

Doc, note e gastronomia: "Te la do io la Cina"
il Messaggero 1-5-2019

Sul palcoscenico di Roma, inedite scintille di Cina
Manifesto Alias 27-4-2019

Alla (ri)scoperta della cultura cinese
il Corriere della Sera 20-4-2019

 


4 e 5 maggio 2019 sabato h 21,30 domenica ore 18,30 - Sala Studio
FEYNMAN
L'uomo che fece sparire l'infinito

Uno spettacolo scritto da Valentina Fratini
Regia Claudio Zarlocchi
con
Claudio Zarlocchi e Giuseppe Abramo

JIMMY (35 anni), un ragazzo Asperger, è stanco della vita e di tutte le difficoltà che la sua sindrome lo costringe ad affrontare. Fa fatica ad integrarsi nel mondo: non riesce a tenersi un lavoro, viene preso in giro sia dagli amici che dalla ragazza di cui è innamorato e, dulcis in fundo, ha un padre violento che, non solo non lo capisce, ma che non perde occasione per farlo sentire uno stupido. L'unico legame che àncora Jimmy al mondo è sua madre che, improvvisamente, però, viene a mancare lasciando il ragazzo con un immenso senso di vuoto che lo spinge a salire all'ultimo piano di un palazzo per buttarsi di sotto.
Jimmy sta per compiere l'insano gesto quando un eccentrico signore di mezza età, il premio Nobel per la fisica RICHARD FEYNMAN (50 anni), si avvicina a lui con un paio di bonghi in mano perché lo scambia per il musicista con cui dovrebbe suonare quella sera.
Il banale errore si rivela ben presto l'incontro che cambierà la vita del giovane Asperger: Feynman, infatti, farà compiere a Jimmy un excursus nelle stanze della propria memoria.
Il ragazzo si troverà pertanto ad assistere agli anni infantili del premio Nobel, vedrà il padre di Richard dargli i primi rudimenti di fisica, di logica e tutti gli altri insegnamenti che gli cambiarono la vita; osserverà i suoi esperimenti giovanili con le radio (che gli permisero sia di avere un primo lavoro che di approcciarsi agli amici, con cui aveva non poche difficoltà); entrerà dentro i suoi anni universitari e vedrà l'episodio in cui Richard rubò una porta ai compagni del MIT; osserverà come Feynman abbia brillantemente risolto le sue difficoltà relazionali a Princeton; scassinerà con lui casseforti a Los Alamos progettando in contemporanea la bomba atomica; viaggerà con il professore nei peggiori bar dell'America e del Brasile incontrando entreneuse e allibratori; parlerà con lui della sua carriera di pittore, di musicista al carnevale di Rio de Janeiro, di insegnante, di cantastorie e, soprattutto, verrà contagiato dall'amore sconfinato che Feynman ha per la vita.
Da ogni singolo episodio, Jimmy trarrà un insegnamento giacché, dopo aver incontrato una personalità così straordinaria, non si è più gli stessi.
Il ragazzo capirà che molti dei più grandi geni dell'umanità sono stati Asperger e che la chiave per essere felici risiede nello "stare dalla parte giusta della relatività", cioè nel fare le cose per cui si è portati. Grazie a Feynmnan Jimmy troverà il coraggio di intraprendere la carriera che davvero ama, e smetterà di aver paura del rapporto con le ragazze e imparerà "l'arte di fare scherzi". Recupererà in definitiva la propria autostima trovando in Richard una sorta di mentore, un padre putativo che, tuttavia, scoprirà solo alla fine, essere morto da circa trent'anni.
L'incontro tra Feynman e Jimmy, infatti, non è altro che l'ultima "trucco" che il premio Nobel sceglie di fare all'universo: giacché Einstein ha scoperto che il tempo non esiste e che lo spazio è curvo, lui ha trovato il modo di tornare una sera sulla terra per festeggiare quello che sarebbe stato il suo centesimo compleanno e, ancora una volta, la sua ironia, genialità e la passionalità hanno cambiato il mondo che lo circonda.

 


7 maggio 2019 h 21 (musica)  
Labirinto Vocale
MA NON ERA GEZZ?!
Madrigali e… musiche di Sting, Beatles, Wonder, Cohen, Tears Fors Fears, Edenroth, Evans, Telson

Francesco Marini, sax alto e soprano Riccardo Biseo, pianoforte

- Labirinto Vocale -
Maria Chiara Chizzoni e Patrizia Polia, soprani
Carlo Putelli, tenore David Ravignani, baritono Giuliano Mazzini, basso

Gli organici vocali, dagli Swingle Singers in poi, hanno avuto un'evoluzione naturale che li ha portati ad allargare i propri orizzonti stilistici, e a interessarsi a un repertorio sempre più eclettico che mescola liberamente classici, contemporanei ed esperienze jazz, pop-rock, latine..
Labirinto Vocale si cimenta da tempo con contemporanei come Arvo Pärt e la rarefazione emotiva delle sue composizioni sacre; o David Lang, autore sensibile e fortemente contaminato dal punto di vista stilistico.
In questo concerto, oltre ad incursioni nei generi sopracitati abbiano introdotto in più la variante improvvisativa: le strutture rigide degli arrangiamenti vocali si ammorbidiscono per fare spazio a due strumentisti improvvisatori con i quali creare dialoghi sempre diversi e aperti, navigando con naturalezza fra diversi stili e con musicisti come Stevie Wonder, Sting e altri, con alle spalle il senso del gioco della tradizione madrigalistica.
"Ma non era Gezz?!" (il termine Gezz in luogo di "Jazz" venne coniato scherzosamente da Gigi Proietti) è dunque una sorta di "divertissement" tra musica colta e popolare, in cui ogni suono conduce lo spettatore progressivamente e irresistibilmente alla danza…

https://www.labirintovocale.com

 

Improvvisazioni a ritmo di jazz - Cina Festival - Ocean Terminal
il TrovaRoma 1-5-2019


8 e 9 maggio 2019 mercoledì e giovedì h 21  

OCEAN TERMINAL

diretto e interpretato da
Emanuele Vezzoli
dal romanzo Ocean Terminal di Piergiorgio Welby, a cura di Francesco Lioce, Castelvecchi Editore
adattamento drammaturgico Francesco Lioce e Emanuele Vezzoli | movimenti scenici Gabriella Borni contributi audiovisivi Francesco Andreotti e Livia Giunti | comunicazione Monica Soldano | foto di scena Luigi Catalano | disegno luci Marco Zara | direzione organizzativa Carlo Dilonardo | direzione artistica Giorgio Taffon
Teatri&Culture con il sostegno di Castelvecchi Editore
e il sostegno morale dell'Associazione Luca Coscioni

Ocean Terminal è un insieme di prose spezzate che si riannodano a distanza o si interrompono proprio quando sembrano preannunciare altri sviluppi: dall'infanzia cattolica alla scoperta della malattia, fino all'immaginario hippy e alla tossicodipendenza, passando attraverso gli squarci di una Roma vissuta nelle piazze o nel chiuso di una stanza.
In un continuo susseguirsi di toni lucidi e febbrili, poetici e volgari, Welby riavvolge il nastro della propria vita, adottando un linguaggio babelico che colpisce per originalità e potenza». Uno spettacolo di rara intensità, di scavo interiore, sintesi letteraria dell'esistenza di questo importante intellettuale, pittore e fotografo: Un condannato a vita in cui forte è il conflitto tra l'abbandono della speranza e l'inno alla vita, in un corpo che diviene ogni giorno di più un abito sgualcito e che esprime l'insofferenza di colui che assiste da spettatore a un dibattito di cui è, invece, involontario protagonista.

Note di regia per Ocean Terminal 2019
Quando ho letto Ocean Terminal, il mio primo desiderio e la mia esigenza come attore e regista, sono state quelle di rendermi il tramite attraverso cui trasferire la ricchezza del tesoro Piergiorgio Welby agli altri uomini, raccogliendo la promessa fatta a Mina Welby ed in accordo con quanto egli stesso afferma: non esiste un'arte privata, un artista ha l'obbligo morale di incidere sulla realtà».
Interpreto l'opera di Welby come un inno alla vita e per questo motivo ho scelto, avvalendomi della collaborazione della coreografa Gabriella Borni, di mettere al centro della scena proprio ciò che Piergiorgio agognava: il corpo. Ho scelto la via del teatro povero, essenziale in modo da rendere evidente l'atto sacrificale di Welby che si con-fonde perfettamente con la celebrazione teatrale.
Emanuele Vezzoli

"Ocean Terminal" applausi al Vascello
il Corriere della Sera 12-5-2019

L'esistenza di Welby al cospetto della malattia
la Repubblica 8-5-2019

Ocean Terminal
il Tempo 8-5-2019

Improvvisazioni a ritmo di jazz - Cina Festival - Ocean Terminal
il TrovaRoma 1-5-2019

 


9-10 maggio 2019 giovedì e venerdì h 21 (teatro e musica)

  • SPETTACOLO ANNULLATO PER CAUSE NON IMPUTABILI AL TEATRO

Compagnia Diritto & Rovescio
IL SOGNO DI BORGES
da Il Libro di sabbia e Finzioni di Jorge Luis Borges
cura registica Teresa Pedroni
voce recitante Massimo Popolizio
musiche eseguite dal vivo da Javier Girottto
aiuto regia Elena Stabile, assistente alla regia Pamela Parafioriti
lightdesigner Luigi Ascione

La letteratura come spettacolo.
Massimo Popolizio e Javier Girotto interpretano i racconti metafisici di un gigante della letteratura latino-americana. "Il sogno di Borges" è un breve viaggio con Massimo Popolizio tra alcuni tra i più emblematici racconti di Borges, accompagnato dall'evocazione del tango rivisitato e reinventato da Javier Girotto. Una riscrittura, attraverso la voce e la musica, eseguita da due interpreti straordinari, una rilettura delle pagine del libro infinito di un grande mago del fantastico come Borges, un volo nel mondo del barocco. Con Borges attraversiamo la misteriosa e illimitata area del "sonno dell'uomo che sogna", colti dalla netta sensazione che la creazione attraverso il sogno sia un processo potenzialmente infinito dove l'esistenza stessa viene messa in dubbio. Cosi questo autore trascina l'ascoltatore in un mondo magico dai contorni indefiniti, costringendolo a porsi delle domande che non possono trovare risposta, almeno non in que-sto mondo e in questo tempo che ci è riservato di conoscere. La scrittura borghesiana è poesia allo sta-to puro, suscita incanto, stupore, ci si addentra in una fantasmagoria barocca di visioni, in un moltiplicar-si di espressioni, un
indefinito fluire del tempo e della memoria, ove erriamo sperdendoci in meandri labirintici, regno di spec-chi e falsi piani. E' una prosa musicale, un avvicendarsi di ritmi, dall'adagio al prestissimo, adattissima a essere recitata e a trasformarsi attraverso il musicista che la esegue. Tra le gemme contenute in "Finzio-ni", troviamo il celeberrimo "Le rovine circolari" e ne "Il Libro di Sabbia", il vertiginoso racconto "Il libro di sabbia" e altri magici accessi a un immaginario mondo misterioso e seduttivo in continuo mutamento.

 



 

 
 

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